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Biathlon

Biathlon – Il titolo junior, il ritiro e poi il rilancio. Hanna Sola parte per Pechino per riportare l’oro olimpico in Bielorussia quattro anni dopo Darya

Al termine di ogni stagione, la lega professionistica americana di pallacanestro NBA conferisce un premio che da sempre è parecchio ambito da ogni cestista, denominato anche "MIP", ovvero Most Improved Player, che viene assegnato dalla lega al giocatore che più è migliorato rispetto alla stagione precedente. Se si osserva l’albo d’oro del premio istituito dalla stagione 1986, si trovano autentici campioni come per esempio Tracy Mc Grady, Paul George o Giannis Antetokoumpu, che forse non saranno nati con la classe cristallina o il talento naturale di Micheal Jordan, LeBron James o Luka Doncic, ma che con il costante lavoro giornaliero e con il grande spirito di sacrificio messo sul parquet, allenamento dopo allenamento, sono entrati nell’elite del basket mondiale.
Se un giorno anche l’IBU volesse istituire un premio relativo all’atleta più migliorato, una seria candidata che nelle ultime due stagioni ha mostrato i maggiori progressi nella disciplina sarebbe la venticinquenne Hanna Sola. La nativa della regione bielorussa di Vitebsk non è verosimilmente nata con lo stesso talento naturale della connazionale acquisita Darya Domracheva, ma passo dopo passo e poligono dopo poligono, seppur inframmezzato da una pausa dell’attività, ha saputo progredire fino ad issarsi nell’elite del biathlon mondiale e rivaleggiare in alcune tappe di questa stagione allo stesso livello di Marte Røiseland ed Elvira Öberg anch’esse papabli vincitrici nel recente passato o nel presente di questo ipotetico premio.
La vincitrice della medaglia di bronzo della sprint negli ultimi mondiali di Pokljuka è infatti passata dalla cinquantanovesima posizione nella overall di Coppa del Mondo nella stagione 2019-20, al ventitreesimo posto ottenuto nella passata stagione, miglioramento confermato in questo inizio di stagione olimpica 2021-22 dai quattro podi già raggiunti e dal sesto posto della generale, diventato ottavo dopo l’incolore weekend di Anterselva. Per conoscere le ragioni di questa sua costante crescita verso i vertici della disciplina bisogna però tornare indietro di qualche anno e più precisamente alla precedente stagione olimpica 2017-18.
Sola dopo una più che buona carriera junior, culminata con la medaglia d’oro ottenuta il 23 Febbraio 2015 sulle nevi casalinghe di Minsk-Raubichi in una staffetta belorussa che comprendeva anche Dzinara Alimbekava e l’attuale ucraina Darya Blashko, fece il suo debutto in Coppa del Mondo la stagione successiva a soli diciannove anni terminando la sprint di Östersund già in zona punti con il trentasettesimo posto. Quel risultato assieme ad altre solide prestazioni ottenute in quella stagione specialmente con la staffetta bielorussa le hanno consentito di qualificarsi per i Mondiali di Holmenkollen. Nella manifestazione iridata norvegese, Hanna fu schierata dai tecnici bielorussi solo nella sprint che lei concluse con tre errori al tiro in un anonima settantasettesima piazza. Nelle due stagioni successive, invece di confermarsi costantemente in zona punti nel massimo circuito del biathlon, la carriera di Sola ha iniziato a declinare.
Dal 2016 al 2018 ha gareggiato esclusivamente in IBU cup senza destare nessuna impressione particolare come rendimento e non evidenziando miglioramenti al poligono o sugli sci. Ad un certo punto la bionda biathleta aveva perso la motivazione ed un mese prima delle Olimpiadi invernali di Pyeongchang 2018 ha annunciato alla Federazione Bielorussa che avrebbe da subito terminato la sua carriera sportiva. Hanna così ricorda quel complicato periodo della sua vita: «Avevo bisogno di un riposo fisico e mentale. In quel tempo ricordo di essermi seduta nella stanza di casa mia in completa confusione. Non sapevo cosa fare dopo. Non avevo un piano B come la mia compagna di squadra Dasha Yurkevich che terminata la carriera aveva aperto un negozio di manicure. Ho pensato: “Ho ventuno anni, che cosa posso fare al di fuori del biathlon?” Ma non ho trovato una risposta.»
Sola ricorda comunque quella sosta come “un periodo meraviglioso” della sua vita, che le è stato necessario e utile per ripensare completamente se stessa come persona. Il Presidente della Federazione Bielorussa di biathlon Adrian Cybulski tentò di dissuadere Hanna dallo smettere ma lei fu irremovibile. Fu così che le fu offerto un lavoro come coach dei ragazzi bielorussi e Hanna con piacere accettò. Durante le lezioni con i ragazzi pensò a come i suoi allievi avrebbero potuto migliorare i propri risultati e trovate con loro queste soluzioni, si chiese perchè non avesse fatto lo stesso nel corso della sua carriera. Questo le fece cambiare la sua situazione e da li a poco si accorse che era nuovamente innamorata della sua disciplina.
Nell’estate successiva le venne proposto di frequentare un training camp sulle Alpi francesi per riabituarsi a sparare e riguadagnare un pò di condizione fisica. Hanna fu in quel frangente nuovamente coinvolta ed entusiasta del biathlon che rimase li per un ulteriore mese. Amore per il biathlon che per Sola è sbocciato in età da teenager e non per sua scelta dato che fino ai quattordici anni lei non aveva nemmeno mai visto una gara di biathlon in televisione.
Hanna Leanidauna Sola è nata il 16 Febbraio 1996 nella piccola ed amena cittadina di 7500 abitanti di Shumilina, in pieno Oblast di Vitebsk, sita a duecento quaranta chilometri a nord-est della capitale della Bielorussia Minsk. Fino ai recenti successi di Hanna, Shumilina era maggiormente ricordata come località dedita alla produzione di vino e prodotti a base di vodka. La venticinquenne biathleta ha iniziato con lo sport praticando atletica leggera nella scuola primaria ed il suo talento fu notato per la prima volta dal suo insegnante di educazione fisica che l’ha introdotta alle prime gare regionali con ottimi risultati. In parallelo alla corsa lei praticava anche sci di fondo durante le stagioni invernali. Fu però l’allenatore di biathlon Gennady Solopaev che colpito dalla personailtà e alla buona tecnica nel pattinaggio di Hanna la invitò a praticare e studiare con lui nella scuola della vicina Novopolotsk. La nativa di Shumilina, come lei stessa ricorda, pensa di essersi seriamente impegnata col biathlon solo all’età di sedici anni: «Penso di aver iniziato col biathlon prima ancora di guardarlo. Nella mia famiglia guardavano le gare ma io ancora non ero interessata, avevo altre cose che mi piacevano di più. Poi a sedici anni su suggerimento dei miei allenatori ho incominciato a guardare ogni gara di biathlon in TV per studiare con attenzione tutti i dettagli dei migliori atleti professionistici.»
Nella scuola di Novopolotsk è cresciuta in fretta una biathleta degna della nazionale juniores bielorussa. Nei mondiali di categoria di casa a Minsk-Raubichi, Hanna fu vicina alle medaglie nelle gare individuali e diede un significativo apporto al conseguimento della medaglia d’oro nella staffetta. Nella stagione successiva ai Giochi Olimpici coreani e col suo ritorno al biathlon professionistico, col ritiro di Darya Domracheva e Nadezhna Skardino, il loro posto in squadra fu preso dalle giovani Alimbekava e Sola. Alle due fu dato il tempo di crescere senza pressione aspettando con pazienza i risultati, seppure parte della critica credeva che il movimento biathlon bielorusso si sarebbe dovuto dimenticare per parecchio tempo di ottenere podi in Coppa del Mondo e medaglie come accadeva nei tempi d’oro passati.
Nel Maggio 2019 la Federazione ha aggiunto al team degli allenatori l’ex biathleta Oleg Ryzhenkov, ma soprattutto il mago del tiro l’austriaco Reinhard Gösweiner, che in passato aveva portato al successo fra gli altri, Dominik Landertinger e Simon Eder. Dopo una prima stagione di assestamento, il mondo del biathlon ha visto che le ragazze bielorusse sono state da lui trasformate. Col lavoro svolto con Gösweiner sia Alimbekava che Sola sono riuscite in breve effettuato notevoli miglioramenti sia nella parte fondo e sia nel tiro. Il quarantottenne tecnico proveniente dall’öberosterreich cosi spiega che cosa ha portato nel team bielorusso: «Ci vogliono usualmente almeno sei mesi per un atleta per assorbire dei nuovi metodi ed applicarli al meglio in gara. Ma io ho potuto subito vedere fin dal primo training camp che sia Dzinara che Hanna volevano migliorarsi. Con Oleg ho condiviso la mia visione sulla tecnica di tiro e il giusto approccio di cui le due avevano bisogno per progredire velocemente. Il percorso formativo in atto è stato quello giusto per Dzinara e Hanna. Esso richiedeva di essere stabilizzato. E le atlete hanno dovuto dedicare più tempo nel lavorare sui dettagli e sul tiro a secco. La loro tecnica di tiro era tutt’altro che di livello mondiale tre estati fa e noi allenatori abbiamo lavorato con loro per cambiare il posizionamento del corpo e della carabina. Dzinara e Hanna sono entrambe grandi atlete e sempre molto competitive. L’ho capito appena sono entrato in squadra. La velocità e l’entusiasmo con cui hanno elaborato l’allenamento fin dall’inizio sono state sorprendenti.»
Come detto da Gösweiner il duro lavoro svolto con Sola sia nella parte fondo che nel tiro si è incominciato a vedere con continuità in questa stagione, dopo alcuni sprazzi da lei offerti in Coppa del Mondo ma soprattutto nella sprint dei Mondiali di Pokljuka terminata col bronzo al collo. Dalla stagione del suo rientro al biathlon la nativa di Shumilina è passata da un anonimo 69% al 83.3%, raggiunto prima dell’opaca tappa svolta ad Anterselva, incrementando la già buona velocità di esecuzione al tiro e al contempo le sue prestazioni sugli sci stretti che l’hanno fatta entrare nel novero delle top 5 nella parte fondo e in sesta posizione nella generale di Coppa del Mondo.
La biathleta bielorussa si dice molto soddisfatta del lavoro svolto quest’estate nei training camps svolti principalmente in quel di Obertilliach col tecnico austriaco ed ora spera di ripetere a Pechino 2022, quanto accaduto lo scorso anno nella manifestazione iridata di Pokljuka. Coi risultati ottenuti in questa stagione lei si pone fra le maggiori outsider per la conquista di medaglie ed in particolare a Zhangjiakou si augura di replicare la vincente prova di forza fornita nella sprint di Hochfilzen lo scorso mese, nella quale ha sciato col miglior tempo il primo giro, il secondo tempo nel secondo giro e il terzo tempo l’anello conclusivo aggiungendo lo zero al tiro, ed abbinando il terzo shooting time ed il secondo range time.
Dietro questi costanti miglioramenti nelle performance di Sola, oltre al tecnico austriaco, vi è anche il marito di Hanna, il ciclista del club di Minsk, Stanislav Bozhkov, che lei definisce il suo principale motivatore. Particolari sono anche le circostanze che hanno portato i due a conoscersi anni addietro. Complice attiva di questo loro primo incontro è stata la compagna di squadra Iryna Leshchanka (da nubile Kryuko) e grande amica di Hanna nel team Bielorusso. Stanislav ed Iryna si conoscevano da tempo e quando lui rivelò a Kryuko il suo interesse per Sola, lei organizzò un incontro fra Hanna e Stanislav ma Sola al momento necessitava di una pausa nelle relazioni e voleva rimanere concentrata solamente sul biathlon. Ma Bozhkov, non ha mollato e ha incominciato a scrivere ad Hanna attraverso i social network. Il dialogo fra i due è proseguito e la persistenza di Stanislav nel voler uscire con Hanna ha portato i due ad una bellissima storia romantica: Hanna e Stanislav sono felicemente convolati a nozze lo scorso Luglio.
Se Kryuko è la principale amica e compagnia di allenamenti della biathleta dell’Oblast di Vitebsk, diverso è il rapporto con l’altra big del movimento bielorusso, la coetanea Dzinara Alimbekava. Nel corso dell’intervista che Sola ha concesso al canale YouTube del biathleta, ex russo, Timofey Lapshin, alla domanda se vi fosse qualche rivalità o passato conflitto con Dzinara all’interno del Team Bielorusso, Hanna ha risposto con uno sguardo a metà strada fra l’ironico e l’indispettito: « In gara ed in ogni sessione di allenamento vi è molto rispetto con Dzinara. Nella squadra di biathlon bielorusso vi è un grande microclima fra di noi ed i ragazzi, e comunichiamo meravigliosamente, tranne con una. Non voglio generare casini nel nostro Team ma ci sono persone che si credono delle stelle del biathlon e catturano tutta l’attenzione mediatica nella stampa nazionale…( lunga pausa e risata ndr.) ma di questo non voglio parlarne affatto e mi fermo qui.»
Sola si dichiara molto fiera della sua appartenenza alla nazione bielorussa, ma a differenza di tutti gli altri componenti della squadra di biathlon è l’unica che non ha firmato la lettera filogovernativa degli atleti a seguito degli eventi dello scorso Agosto 2020 dove le autorità governative hanno usato la violenza per mettere a tacere le manifestazioni di piazza a seguito dei presunti pesanti brogli avvenuti nelle elezioni presidenziali che hanno visto “trionfare” il presidente in carica Alexander Lukashenko. Una saggia Sola ha cosi spiegato questa sua scelta, ben supportata dai numerosi messaggi che le sono arrivati da buona parte della popolazione bielorussa: «Ho qualcosa per cui dire grazie al mio paese, ma prima di tutto vorrei vedere lo sport rimanere al di fuori della politica. E’ difficile concentrarsi sui propri risultati sportivi quando si leggono notizie tristi dalla Bielorussia. Pertanto la mia posizione non è nemmeno politica, ma universale: per la pace, il rispetto delle leggi e la soluzione di qualsiasi questione senza l’uso della violenza.»
Other sources: Sport 24, Vitebsk.cc, Ibu Magazine.

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