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Sci di fondo

Sci di Fondo – La Bielorussia ferma due atlete, accusate di opposizione a Lukashenko; una delle due è la figlia di Dolidovich

Ancora una volta la Bielorussia è al centro dell’ennesima vicenda che ha ben poco a che fare con lo sport. Le fondiste bielorusse Svetlana Andryiuk (22 anni) e Darya Dolidovich hanno informato l’agenzia Reuters, che le autorità bielorusse hanno vietato loro di partecipare a qualsiasi competizione in quanto supporterebbero l’opposizione al regime di Lukashenko.
Le due sciatrici hanno raccontato che a dicembre, l’Unione Bielorussa di Sci ha disattivato i loro codici di identificazione individuale della FIS, che sono richiesti per partecipare alle competizioni sono l’egida della Federazione Internazionale di Sci. Secondo quanto riferito dalle atlete, il capo dell’Unione Bielorussa di Sci, Alexander Dorokhovich, ha ordinato nel mese di novembre di rimuovere le atlete dalle competizioni internazionali e da tutti i raduni della nazionale. 
Andryiuk ha affermato a Reuters che a causa della decisione della federazione bielorussa, non ha potuto qualificarsi per le Olimpiadi. «I dirigenti sportivi mi hanno letteralmente accusata di supportare l’opposizione. Il mio piano è di trasferirmi in Polonia e andare a vivere lì». La sciatrice ha anche aggiunto di non aver mai svelato le proprie idee politiche e di essere sempre stata neutrale.
Daria Dolidovich è la figlia del famoso sciatore bielorusso Sergei Dolidovich, che aveva partecipato alle proteste in Bielorussia nell’agosto del 2020, a seguito delle elezioni politiche. Proprio le posizioni politiche del padre sono alla base della decisione di fermare la giovane diciassettenne: «Personalmente non ho fatto nulla per giustificare la squalifica e la disattivazione del mio FIS code» ha affermato. 
Sergei Dolidovich è stato per anni uno dei simboli dello sci di fondo bielorusso partecipando a ben sette edizioni dei Giochi Olimpici Invernali e dodici dei Mondiali, vicendo anche una gara di Coppa del Mondo. L’ex atleta ha attaccato Lukashenko: «Lo stato non può più influenzarmi. L’unico modo in cui possono farlo è attraverso mia figlia». Dopo il caso di Timanovskaya un’altra violazione da parte dello stato bielorusso. 

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