Fiero di vestire la tuta della nazionale italiana e forse ancora di più quella delle Fiamme Oro, che vuole onorare in Italia e all’estero per portare avanti una tradizione di famiglia, iniziata tanti anni fa con suo nonno Ottavio Compagnoni, ex poliziotto, che ha preso parte a tre edizioni dei Giochi Olimpici, Oslo 1952, Cortina 1956 e Squaw Valley 1960.
Cuore trentino moenese, sangue in parte trentino e in parte della Valfurva, da cui veniva suo nonno, Giovanni Ticcò vivrà a Davos l’emozione dell’esordio in Coppa del Mondo. Il poliziotto cresciuto nel Monti Pallidi è stato convocato per la sprint in skating di sabato, dopo l’ottimo inizio di stagione e il bel secondo posto in OPA Cup, proprio alle spalle di un prodotto della Valfurva, Francesco Manzoni.
«Quando mi è stato comunicato che sarei stato convocato in nazionale, sono stato immediatamente contento – racconta Ticcò a Fondo Italia – emozioni difficili da descrivere. Sai, quelle che ti offuscano un po’ la vista e ti fanno esclamare: “wow, che bello”. Poi sono tornato con i piedi per terra, mi sono concentrato su ciò che è: una convocazione in Coppa del Mondo, un nuovo inizio, un altro gradino da scalare per il futuro. Sono soddisfatto, era un obiettivo che mi ero posto per questa stagione e l’ho raggiunto».
Fino a qualche anno fa, Ticcò non avrebbe mai immaginato che il suo esordio in Coppa del Mondo sarebbe arrivato in una sprint. «Ne parlavo giusto con i miei amici: qualche anno fa non avrei pensato possibile esordire in Coppa del Mondo in questo format. Invece è andata così. Devo però ammettere che le sprint mi sono sempre piaciute, ho sempre trovato un gusto particolare nell’affrontare gli avversari direttamente anziché a cronometro. Poi non so cosa sia cambiato, al momento in quei tre minuti riesco a esprimermi meglio rispetto alle distance».
Ticcò, invece, ha pochi dubbi sulle motivazioni che l’hanno portato all’esordio. «Tanto mi sta aiutando Saracco, che in questi mesi mi ha fatto crescere molto. Grazie alla sua esperienza ho capito molte cose alle quali da solo non sarei arrivato. Mi sento maturato. Poi c’è dell’altro. Lo scorso anno per me era stato difficile, avevo avuto vari problemi in famiglia che mi avevano condizionato. Ora mi sento più libero mentalmente e ho anche chi da lassù mi sta guardando e sostenendo».
Il primo riferimento è al covid che aveva colpito pesantemente la sua famiglia, compreso suo papà, fortunatamente guarito dopo essere stato in terapia intensiva, un evento privato che ovviamente e giustamente lo aveva condizionato moltissimo anche nella sua attività professionale. Il secondo è al nonno, Ottavio Compagnoni, scomparso lo scorso 29 settembre.
«Ho pensato tanto al nonno in questi giorni – racconta con emozione, sorridendo mentre immagina quanto aggiunge in seguito – nella mia mente ho visto più volte me che torno a casa, lascio le valige in macchina e vado da nonno dicendogli che avrei corso con Pellegrino in Coppa del Mondo. Sapete, dopo ogni weekend di gara, la prima cosa che facevo era andare da lui e raccontargli tutto. E lui mi chiedeva sempre quando avrei corso con Pellegrino. Ora che non c’è più, alla prima occasione possibile, gareggerò in Coppa del Mondo proprio con Pellegrino. Ciò mi fa pensare che davvero ci sia oggi con me una forza invisibile che mi ama e mi dà una mano in più».
Poche settimane prima di andarsene, Ottavio Compagnoni ebbe proprio l’occasione di conoscere Federico Pellegrino, quando era in Trentino assieme al gruppo Cramer. Per Giovanni un bellissimo momento: «Ringrazio ancora Chicco per quel gesto, nonno era molto felice. Vedete, anche lui gareggiava per le Fiamme Oro. Proprio per questo sono ancora più orgoglioso di far parte di questo corpo sportivo, voglio onorare questa divisa perché per me è come portare avanti l’eredità di mio nonno. Oggi mi sento ancora più motivato a ottenere risultati».
Il giovane poliziotto di Moena è quindi pronto a godersi il momento dell’esordio. «Sono curioso di tante cose – racconta in chiusura di intervista – voglio guardare tanto il contorno, allenarmi accanto a questi grandi campioni, vedere l’organizzazione, gli skiman, il service. Ovviamente, poi, la cosa che più mi incuriosisce è capire a che punto sono. Lo scopriremo subito, visto che la qualificazione dura poco».
Ride Ticcò, mentre lo lasciamo prepararsi a vivere questo suo esordio, a “correre con Pellegrino in Coppa del Mondo”.