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Sci di fondo – Il coach Matt Whitcomb presenta il Team USA: “We are on fire!”

Se si analizza con attenzione il grafico che tiene conto dei piazzamenti nella classifica per nazioni della Coppa del Mondo di sci di fondo, oltre a notare il costante dominio della superpotenza Norge e il declino dell’Italia, vi è una nazione che da oltre un decennio sta scalando le classifiche: gli Stati Uniti d’America del fondo!
Nella stagione 2010-11 la squadra americana si è classificata al tredicesimo posto con la maggioranza dei punti conquistati in maniera quasi equivalente da Kris Freeman fra i ragazzi e Kikkan Randall fra le ragazze rispetto al resto dell’allora piccolo team a stelle a striscie. Nella stagione 2015-16, il team USA ha iniziato a scalare posizioni arrivando al sesto posto nella Nations Cup, trascinato dalla crescita di Jessie Diggins su tutti, in una stagione nella quale Kikkan Randall si prese una pausa per maternità, ma che fece da preludio alla storica medaglia d’oro ottenuta nella Team sprint delle Olimpiadi coreane del 2018, che le due per la prima volta nel fondo americano, esibirono con orgoglio alla Casa Bianca. Nella scorsa stagione gli americani hanno continuato la loro costante progressione sia come squadra che come individualità, con l’highlight della prima storica sfera di cristallo vinta da Diggins su tutti, piazzandosi ad un considerevole quarto posto di poco staccata dalle tre tradizionali potenze nordiche di Norvegia, Russia e Svezia.
Di questa espansione di risultati e di interesse mediatico del fondo statunitense ne ha parlato il suo capoallenatore Matt Whitcomb in un indovinato podcast di inizio stagione apparso sul magazine nordamericano di sport invernali Fasterski.com descrivendo questo decennio passato ma sopratutto gli anni a venire che attendono il proprio team nel suo quadro completo, traslando alla forma plurale le parole care alla leggenda vivente del rock statunitense, il boss Bruce Springsteen, ”We are on fire” che da sole delineano la situazione di grande eccitazione che circonda attualmente il movimento fondistico statunitense.
Nato quarantatreanni fa nel Massachussets, ma da sempre residente nel Vermont, Whitcomb dopo una normale carriera senza infamia e senza lodi, che l’ha visto principalmente competere nel circuito Nor-Am ha iniziato la propria carriera di allenatore iniziando dopo le Olimpiadi di Torino 2006 nel Team Usa come coach del gruppo di sviluppo, l’attuale Development Team. Col tempo Matt è stato promosso come coach del gruppo nazionale femminile e da un paio d’anni è stato nominato capo allenatore.
Whitcomb nel corso del podcast ha voluto inizialmente sottolineare la parità di genere, e di questo si dice molto orgoglioso, che caratterizza tutto il gruppo di lavoro “stars and stripes” e la struttura della Federazione americana: «Noi ora abbiamo sette allenatori all’interno del nostro Team ma tre di loro sono donne. Quando io ho iniziato ad allenare la squadra USA di fondo nel 2006-07 vi erano anche allora sette coaches ma erano tutti uomini. Ora noi abbiamo pressochè la stessa struttura organizzativa nel team ma tre di loro sono donne ed è qualcosa che cercavamo di raggiungere in passato ma io ora sono molto compiaciuto ed eccitato di questo status. Noi cerchiamo di assumere le migliori persone possibili per questo lavoro e loro tre sono veramente adatte e preparate. Per esempio Kate Johnson ora è a capo del Development team e ci seguirà in Europa praticamente per tutto il periodo di gare di Coppa del Mondo ed il suo aiuto sarà molto prezioso per noi.» Inoltre da Settembre Sophie Goldschmidt è ora a capo della Federazione americana come Presidente e CEO. Lei ha iniziato il suo mandato seguendo e parlando coi nostri ragazzi durante il nostro training camp di Park City. Sophie porterà tutta la sua esperienza di leader che ha accumulato in passato, avendo avuto compiti esecutivi tra l’altro nel basket NBA, nel circuito tennistico WTA e nel circuito golfistico PGA, e sono certo che farà un grande lavoro per implementare tutto il sistema americano dello sci e dello snowboard. E con Sophie vi sono altre donne che hanno importanti compiti esecutivi all’interno dell’US ski & snowboard.»
Il tecnico americano che nel corso dell’estate risiede nella ridente West Burke, in pieno Vermont, si è detto molto soddisfatto dei due principali training camps che i suoi hanno svolto a metà Maggio a Bend, Oregon ma soprattutto quello tenuto ad inizio Ottobre a Park City nello Utah che lui ha definito come uno dei migliori training camps mai avuti sotto la sua gestione. Whitcomb ha voluto portare tutti i suoi ragazzi nella località dello Utah in quanto è posta alla stessa altitudine di Zhangjakou, sede dello sci nordico per le prossime Olimpiadi cinesi. A Park City i suoi ragazzi sono stati sempre spinti al limite svolgendo molto lavoro sia sulla forza che sulla resistenza alternando anche divertenti sessioni in MTB, escursioni sulle vette dello Utah ma disputando anche delle competizioni valide come test coinvolgendo tutti i fondisti dei tre gruppi nazionali USA, ma anche altri ragazzi dei principali club americani invitati per cementare ed apprendere lo spirito di squadra, elemento che negli ultimi anni ha ben caratterizzato il team yankee dello sci di fondo.
Il coach americano si è poi parecchio soffermato sulle nuove dinamiche interne che dopo i pesanti ritiri di Sadie Bjornsen, Sophie Caldwell e Simi Hamilton vede il movimento USA dello sci di fondo in pieno cambio generazionale. L’età media dei ventuno fondisti prescelti per la trasferta europea del periodo uno di Coppa del Mondo si attesta ora a 22,8 anni.
Matt racconta della particolare filosofia di squadra che regna nel giovane team americano che deve giocoforza rimanere assieme e lontano da casa per più di quattro mesi all’anno: «Sebbene abbiamo attraversato una delle maggiori ondate di ritiri al termine della passata stagione, io penso che le loro assenze saranno riempite presto. Loro tre erano importanti leader nel nostro gruppo e la loro assenza ci obbliga a fare degli aggiustamenti. Noi vogliamo che non vi sia un unico capitano che detti una sua leadership all’interno della nostra squadra. Come coach, mi piace seguire la filosofia della celebre Bergman Academy: “All leaders ,No leader”. Nessuno è un vero leader designato, ma tutti saranno leader che a loro modo daranno un grosso contributo all’interno del team. Noi tutti, tecnici, atleti, skiman e fisoterapisti, abbiamo parlato molto di questo argomento e non ci aspettiamo che ognuno dia lo stesso contributo per condurre la squadra vuoi che siano trentenni con esperienza di anni di Coppa del Mondo alle spalle o ventenni al primo anno in Europa. Ognuno deve capire il proprio ruolo e chi più e chi meno a seconda della propria personailtà e carattere, deve contribuire al successo del nostro Team a livello generale. Questo ci aiuterà nel nostro cambio generazionale in atto. Noi ora abbiamo Diggins e Brennan che sono le nostre fondiste più esperte, Swirbul e Kern che sono al di sotto dei venticinque anni ma che si possono già quasi considerare come veterane e a seguire uno stuolo di ventenni di grandi prospettive che hanno conquistato medaglie a livello junior con Gus Schumacher su tutti.»
A proposito del ventunenne talentuoso prospetto dell’Alaska, prima di imbarcarsi per l’opening di Ruka, abbiamo interpellato il suo personal coach all’Alaska Winter Stars, Jan Buron, che ci ha raccontato di un Gus ancora migliorato e molto motivato in questa stagione che lo condurrà alla sua prima Olimpiade: «Sono molto contento del lavoro svolto da Gus durante l’estate e l’autunno. Tutto è andato secondo i piani ed ora siamo tutti eccitati dal vedere ciò che lui potrà fare nella sua seconda stagione di Coppa del Mondo. Credo che Gus sia più forte che mai dato dalla maggior consistenza che l’allenamento estivo ha comportato. Anche i suoi giovani compagni di allenamento nel nostro club, Luke Jager, Johnny Hagenbuch, Ben Ogden e Noel Keeffe hanno svolto un profiquo lavoro assieme a Gus e non vediamo l’ora di vedere tutto il nostro giovane team gareggiare in Coppa del Mondo. Inoltre Schumacher ha già vinto il nostro opening test disputato a Palmer, Alaska, una dieci chilometri in alternato che ci è servito per testare i materiali e toglierci un pò di ruggine estiva. Rosie Brennan si è ben imposta nella gara femminile.»
Tornando ai programmi del Team Usa di fondo per la prossima stagione coach Withcomb ha anticipato che ognuno avrà un proprio programma personalizzato per arrivare al meglio all’evento clou invernale di Pechino 2022. Matt pensa che ogni atleta debba essere il proprio capo allenatore di se stesso, percependo di tappa in tappa se per esempio il programma completo di Coppa del Mondo, Tour de Ski incluso, dovrà essere seguito, oppure, a seconda degli obiettivi che un determinato atleta si è posto o di una ancora precaria condizione, possa saltare qualche gara per essere al meglio a metà Febbraio. In tutto ciò comunque, sempre venendo ben assistito dai tecnici. In pratica avendo ventuno atleti nei quadri nazionali, loro stanno preparando ventuno programmi personalizzati ma sempre in evoluzione dettata dagli obiettivi e dallo stato di forma da parte dei singoli atleti stessi.
Il coach del New England ha comunque già stabilito che sarà Livigno la località da loro scelta per il raduno preolimpico che la nazionale americana svolgerà nel piccolo Tibet per una quindicina di giorni e che terminerà una settimana circa prima dell’inizio dell’evento cinese a cinque cerchi. Per prepararsi al meglio a questo per loro importante evento, il Team Usa cercava qualcosa di nuovo e di fresco rispetto a Seefeld o Seiser Alm del loro passato recente, un luogo che li possa motivare al meglio e che rispecchi le condizioni di altura che si troveranno a Febbraio a Zhangjakou, e Livigno ha tutti i requisiti necessari da loro ricercati.
Il capo-allenatore statunitense ha poi vouto chiudere il podcast descrivendo le condizioni della vincitrice della scorsa sfera di cristallo Jessie Diggins: «Jessie è in grande forma ora, la sua preparazione estiva si è svolta in maniera ottimale, ma ciò non necessariamente significa che sia già veloce nel primo periodo di gare. Ma lei sa, come è accaduto in passato o nella scorsa stagione che se anche vincerà gare di Coppa del Mondo da qui al Tour de Ski questo significa che lei sarà al top della forma dopo Dicembre. Lei raggiungerà la forma ottimale attraverso quelle prime gare di Coppa del Mondo. Il Tour de Ski è ancora nei suoi programmi come la scorsa felice stagione e a quel punto farà una prima valutazione di come lei realmente sta. Al termine del Tour a seconda dei risultati e di come lei si sentirà, valuteremo se disputare tutte le tappe di Gennaio o fermarci per preparare al meglio i Giochi Olimpici. Questa è una stagione olimpica e noi faremo tutto il possibile per portare gli atleti selezionati secondo i nostri criteri a competere al loro massimo livello a Pechino 2022.»

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