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Sci di Fondo – Bjørgen e la paura dopo un test antidoping positivo ai Mondiali di Lahti: “Mi fece star male”

Era tornata dalla maternità dominando la Coppa del Mondo femminile di sci di fondo vincendo ben nove gare in stagione, mancando la vittoria della generale soltanto perché non prese parte al Tour de Ski. Marit Bjørgen fu la grande attrazione della stagione 2016/17, capace di tirare su il morale ad un ambiente norvegese un po’ depresso per la squalifica estiva di Johaug. Ai Mondiali di Lahti, Bjørgen fu praticamente ingiocabile, conquistando quattro medaglie d’oro, tre individuali, imponendosi in 10 km, skiathlon e 30 km.

Tornata in patria da trionfatrice, però, Marit Bjørgen perse il sorriso, quando ad aprile ricevette una chiamata del medico della sua nazionale, che le riferì di essere stato chiamato dalla FIS per la presenza di tracce di una sostanza vietata nel campione che era stato prelevato all’atelta norvegese dall’antidoping dopo la 30 km mondiale.

Nel libro scritto da Ingerid Stenvold sulla vita di Marit Bjørgen, la scrittrice ha così descritto quanto accaduto: «Olberg (medico della nazionale norvegese, ndr) aveva detto di aver ricevuto una comunicazione dalla FIS. Il laboratorio antidoping di Lahti aveva riscontrato una discrepanza nel campione che aveva prelevato dopo la 30 km dei Mondiali. Era come se un artiglio le afferrasse lo stomaco e lo stringesse. È andata nel panico». Bjørgen è stata descritta in lacrime nella sua casa di Holmenkollen, con senso di nausea e fatica a respirare.

«È stato dannatamente brutto alzare quel telefono – ha affermato Bjørgen in un’intervista a VG durante la presentazione del libro – ho avuto un vero e proprio nodo allo stomaco. Mi sembrava impossibile, anche perché ci erano appena passati Martin (Johnsrud Sundby) e Therese (Johaug)».

Il campione di urina prelevato dall’atleta conteneva tracce di 19-norandrosterone, una sostanza che migliora le prestazioni ed è bandita dalla WADA. La motivazione è stata però presto trovata: Marit Bjørgen aveva fatto uso del Primolut-N sia prima che durante i Mondiali, tre pillole al giorno. È un medicinale usato per ritardare il ciclo mestruale. Nel libro, Stenvold scrive che il noretisterone viene convertito ed escreto nelle urine sotto forma di piccole quantità dello steroide 19-norandosterone. Il Primolut-N è però legale e Bjørgen l’aveva già messo nella lista dei propri medicinali. Il medico provò a tranquillizzare l’atleta: «Vogliono solo un chiarimento su quello che hai presto».

Dopo tre giorni l’atleta norvegese aveva quindi fornito alla FIS tutte le spiegazioni che le erano state richieste. Poi due settimane d’attesa per la risposta, che per Bjørgen sono state lunghissime: «Ero nervosa, dormivo male e avevo la nausea. Stavo solo aspettando una telefonata».
La FIS chiuse il caso, avvertendo l’atleta che le sue spiegazioni erano coerenti con i risultati del laboratorio. Per Bjørgen fu una liberazione: «È stato bruttissimo vivere un’esperienza del genere. La squadra intorno a me ha cercato di tranquillizzarmi, rassicurandomi che queste cose possono accadere. Ma io non avevo mai sentito parlare di casi del genere. Se fossi stata più informata, tutta la situazione sarebbe stata gestita meglio».

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