Incontriamo Francesco De Fabiani all’Albergo Dolomiti di Lavazè, nel corso del raduno italiano del gruppo Cramer, trovandolo sorridente mentre scherza con Gleb Retivykh e Artem Maltsev, ovviamente complice Francois Ron Cella, che con la sua simpatia ha contribuito non poco a creare il giusto legame tra gli azzurri e i russi. Francesco De Fabiani ha il volto disteso di chi è ancora più convinto della scelta che ha fatto, consapevole di stare vivendo un’esperienza unica, ma allo stesso tempo mostra anche la stanchezza di chi sta lavorando tanto in vista di una stagione importante per la sua carriera.
Scambiamo due chiacchiere prima dell’intervista, ci racconta delle ultime foto che ha scattato a galassie lontane, una grande passione del valdostano del Centro Sportivo Esercito. Poi iniziamo a parlare di questa avventura con la squadra russa, dopo averlo intervistato lo scorso 25 aprile, a pochi giorni dall’annuncio della decisione sua e di Pellegrino, avallata dalla FISI, di provare questa collaborazione.
Di seguito vi proponiamo un breve stralcio dell’intervista, che potete poi vedere nella sua interezza nel video a fondo pagina.
SULL’ESPERIENZA
«Siamo stati accolti bene come speravamo. Alla vigilia, eravamo curiosi di capire se tutti i componenti della squadra fossero d’accordo nell’averci con loro o solo la maggioranza. Invece, abbiamo constatato subito che tutti erano contenti di averci qui. È stato il primo passo positivo. Per quanto riguarda l’allenamento, fin qui è andato tutto bene. Abbiamo notato un po’ di differenze rispetto al nostro sistema, che era anche una delle motivazioni che ci aveva spinto a provare questa esperienza.
La differenza più grande rispetto all’Italia? Credo che stia nella quantità dell’allenamento e anche nella distribuzione delle ore. Ne facciamo di più ma qui danno molta più importanza all’intensità molto bassa. Facciamo tanti lavori a intensità uno e si fa molta attenzione alla distinzione tra uno e due. Ovviamente ci sono anche i giorni in cui si tira di più, che sono forse quelli più interessanti. Perché hanno tutti il volto stanco? È un’esperienza nuova per tutti fare tante ore qui a Lavazè, che per loro è anche una quota importante. Qui gli allenamenti si sentono di più».
IL BEL CLIMA NEL GRUPPO
«Per noi è stato importante ambientarsi subito, perché aiuta ad andare ancora più volentieri in raduno. Altrimenti sarebbe stato molto difficile, dal momento che abbiamo tre settimane di raduno ogni quattro. Sto anche insegnando un po’ di italiano a Retivykh che ha tanta voglia di imparare ed è anche portato, visto che ricorda facilmente le parole. Anche noi stiamo cercando di farlo (imparare un po’ di russo, ndr), ma stiamo facendo una fatica incredibile, perché è complicato associare parole ai suoni, a qualcosa di conosciuto. Poi magari col tempo ci abitueremo e impareremo qualcosa anche noi».
LE OLIMPIADI
«Sono l’obiettivo della stagione, anzi del quadriennio. Su quale gara punterò? Mi piacerebbe tanto che ci fosse la 15 km mass start, ma purtroppo non c’è. Sicuramente mi interessa la 15 in classico a cronometro, gara dove ho ottenuto la mia fin qui unica vittoria in Coppa del Mondo, anche se non è il format dove rendo di più. Stiamo lavorando un po’ sulla tecnica. Ovviamente ci sono anche le gare a squadre che sono importantissime, anche perché la team sprint è forse la competizione dove ho maggiori possibilità di ottenere un grande risultato. Saranno però i tecnici a decidere chi gareggerà. Farò di tutto per arrivare alle Olimpiadi al massimo della condizione e se servirà, salteremo anche qualche gara di Coppa del Mondo».
VIDEO