Un gruppo unito, che da anni riesce a portare sempre alcuni suoi atleti agli eventi più importanti. Nelle ultime stagioni, la squadra di sede di sci di fondo del Centro Sportivo Carabinieri si sta togliendo tante soddisfazioni, non soltanto grazie alla competenza e al lavoro degli allenatori e all’impegno degli atleti, ma anche per l’unità della squadra, nella quale remano tutti dalla stessa parte. Più che un team sembra un gruppo di amici, capaci di aiutarsi tra loro e tirare fuori il meglio l’uno dall’altro, ma anche di scherzare e godersi insieme il tempo libero.
Una squadra formata quest’anno da Mirco Bertolina, Stefano Gardener, Paolo Fanton, Stefano Dellagiacoma, Chiara De Zolt ed Anna Rossi, più l’aggregato Edoardo Buzzi. Tanti ovviamente i fondisti del CS Carabinieri presenti anche nelle nazionali azzurre: Lorenzo Romano, Riccardo Bernardi, Martina Di Centa e Valentina Maj, oltre agli aggregati Iris De Martin Pinter, Ivan Mariani, Fabio Longo e Benjamin Schwingshackl. Tutti ben felici di avere a volte l’opportunità di condividere qualche giornata con i colleghi della squadra di sede, in clima di armonia che aiuta a lavorare.
In occasione dell’ultimo raduno del Centro Sportivo Carabinieri, che si è svolto al Sestriere, abbiamo avuto l’occasione di intervistare l’allenatore Tullio Grandelis, che insieme a Pietro Piller Cottrer guida la squadra.
Buongiorno Grandelis. La vostra squadra di sede conta quest’anno su sette atleti, tra i quali un solo tesserato da aggregato. Come mai questa scelta?
«Abbiamo un gruppo collaudato di atleti che hanno raggiunto la piena maturità, un piacere da gestire ed allenare, perché riescono sempre a darci dei buoni feedback che ci aiutano anche a migliorare le nostre proposte. Abbiamo fatto la scelta di inserire in squadra un solo aggregato, perché in vista dell’appuntamento olimpico imminente, abbiamo deciso di offrire una maggiore qualità a chi può qualificarsi ai Giochi. Inoltre, non dimentichiamoci che tanti dei nostri aggregati fanno parte delle squadre nazionali, cosa che ci dà una grande soddisfazione».
Come mai avete scelto Sestriere per questo raduno?
«I raduni in quota sono fondamentali. Per questo motivo vogliono ringraziare l’Arma dei Carabinieri ed i nostri comandanti, Davide Carrara e Gabriella Paruzzi, che ci sostengono sempre dandoci fiducia in queste proposte. Ne abbiamo bisogno, visto che le Olimpiadi si disputeranno a 1800 metri e dobbiamo fare in modo che i nostri atleti possano adattarsi a questa altitudine. Avremo molti raduni del genere durante questa preparazione».
Nel team avete cinque uomini, due dei quali fanno parte del gruppo osservati della nazionale e sono reduci dalla qualificazione al Mondiale. Quali sono gli obiettivi della vostra squadra maschile?
«Per Bertolina e Gardener è di ripetersi e migliorarsi ancora un po’, cercando di ottenere il pass per le Olimpiadi ed ovviamente fare bene in occasione di quell’appuntamento. Fanton è un ingranaggio fondamentale della nostra squadra, perché crediamo nella forza del gruppo come motore che ci spinge a raggiungere risultati sempre migliori. Anche lui è un atleta che negli anni ha dimostrato di poter fare bene, anche se ha avuto meno continuità rispetto agli altri due. Sappiamo però cosa può fare dal punto di vista fisiologico e della performance, ha chance di qualificarsi per le Olimpiadi e cercheremo di metterlo nelle condizioni di riuscirci. Per quanto riguarda i due giovani, Dellagiacoma e Buzzi, ci stiamo lavorando. Loro hanno la fortuna di avere attorno degli atleti maturi, che sono da esempio. Con loro cerchiamo di portare avanti il nostro progetto che è a medio lungo termine. Siamo consapevoli che ci vogliono degli anni per costruire un atleta e portarlo alla massima maturazione. Per loro questa stagione sarà una nuova tappa di avvicinamento a quella che dovrebbe essere la piena maturazione. Anche questi due ragazzi stanno dimostrando, durante la preparazione, di avere delle buone possibilità di qualificarsi per i propri obiettivi. Ovviamente Dellagiacoma, essendo senior, deve pensare a qualificarsi per l’OPA Cup, ma se dovesse fare molto bene può anche alzare le proprie aspettative».
Ritiene che, nella passata stagione, Dellagiacoma possa aver un po’ pagato l’esclusione dalla nazionale Milano-Cortina?
«Sicuramente ha patito l’esclusione. Lui ha veramente delle buone potenzialità, anzi ottime. Noi, come tecnici, dobbiamo metterlo nelle migliori condizioni possibili di esprimersi al massimo. Non è facile, deve ancora completare il suo percorso di maturazione, lavorare sull’autostima, sulla convinzione nei propri mezzi».
Due, invece, le donne in gruppo. Immaginiamo che anche esse abbiano obiettivi diversi.
«Certamente. Chiara De Zolt ha fatto un bel passo avanti lo scorso anno ed è determinata a migliorarsi anche quest’anno. Lei è sulla strada giusta, già si vedono dei buoni miglioramenti rispetto alle stagioni precedenti. Ha bisogno di maggiore continuità, ma questo fattore fa parte della crescita dell’atleta. Lei è ancora giovane, ma la vedo motivata e convinta in quello che stiamo facendo. Le sue risposte all’allenamento sono buone. Confido sul fatto che per lei questa possa essere la stagione che la riporterà nei quadri della FISI. Per quanto riguarda Anna Rossi, parliamo di un’atleta molto giovane che è appena rientrata dalle nazionali giovanili. Anche noi stessi stiamo iniziando a conoscerla bene. Vista la giovane età, ha bisogno di più tempo. C’è ancora un lavoro lungo da fare, ma ha buone qualità anaerobiche da sprinter. Deve migliorare su resistenza e capacità aerobica, ma con il tempo, secondo me, se continuerà a lavorare col massimo impegno, potrà togliersi soddisfazioni. L’obiettivo sarà qualificarsi per l’OPA Cup e giocarsi delle chance per il Mondiale under 23».
Concludiamo tornando al finale della passata stagione, la staffetta dei Campionati Italiani di Passo Cereda, con le lacrime di commozione di Bertolina per il risultato di squadra. Cosa ha provato in quel momento?
«Per me è stato molto emozionante. È stato un piacere condividere le stesse emozioni, perché abbiamo fatto un lavoro certosino per quanto riguarda la costruzione del gruppo, cercando degli obiettivi comuni ed aiutandoci per raggiungerli, staff ed atleti. È stato un anno complicato, nel quale abbiamo dovuto affrontare diversi sacrifici. In questo contesto, vedere che quanto fatto da atleti e tecnici si sia concretizzato è stato un piacere. Per un un allenatore è una delle cose più belle sapere che gli atleti sono contenti di partecipare ai raduni, stare insieme a chi lavora per loro. Come detto in precedenza, la nostra forza è il gruppo, vivere in armonia e serenità. È una cosa che creiamo tutti assieme, noi come allenatori, gli atleti ed i nostri comandanti, Davide Carrara e Gabriella Paruzzi, che ci danno tranquillità e ci lasciano la possibilità di gestirci in maniera autonoma, perché hanno fiducia in quello che stiamo facendo».