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Biathlon, Covid-19 e il ritorno alle gare: all’IBU il racconto di Lisa Vittozzi e Paulina Fialkova

Ancora un bellissimo servizio dell’IBU, che ha lanciato nel migliore dei modi la sua nuova iniziativa, la newsletter “Biathlon Insider”, alla quale ci si può iscrivere gratuitamente ed essere aggiornatissimi su tutto ciò che ruota attorno al mondo del biathlon.L’IBU si è rivolta a Lisa Vittozzi e Paulina Fialkova per parlare del covid-19 e delle difficoltà che il virus ha dato loro nel corso dell’ultima stagione, iniziata per entrambe nel modo peggiore avendo contratto la malattia, l’azzurra a fine ottobre e la slovacca proprio alla vigilia di Kontiolahti.
«Ero furiosa, mancava circa un mese al via della Coppa del Mondo e sapevo che avrei perso la fase più importante della preparazione – ha raccontato Vittozzimi sono resa conto che le cose sarebbero andate peggio del previsto, perché per dieci giorni difficilmente riuscivo ad alzarmi dal divano. Quando sono tornata sugli sci è stato devastante, riuscivo a malapena a fare allenamenti a bassa intensità».
La slovacca, invece, è rimasta ferma meno tempo, ma si è pentita della sua scelta. «Ho iniziato a sentirmi male come mai prima d’ora. Mi sentivo come se qualcuno si fosse seduto sul mio petto. (Una volta guarita, ndr) volevo ricominciare prima possibile. E questo è stato il peggior errore che abbia mai fatto: ho iniziato dopo una sola settimana! Per alcune settimane le cose sono andate bene, ma ora vedo quanto sono stata superficiale. Non volevo perdere molte gare, ma alla fine ho compromesso quasi tutta la stagione. Vorrei aver avuto qualcuno che mi avesse fermato quando volevo tornare immediatamente, che crede in me, ma mi ferma se ho intenzione di fare le cose troppo in fretta e se per troppa motivazione sopravvaluto le mie capacità».

Entrambe hanno avuto diversi problemi una volta tornate a gareggiare. «Tre o quattro settimane dopo aver ricominciato a gareggiare, ho visto che il mio corpo stava peggiorando sempre di più – ha svelato Fialkovaci sono voluti più di tre mesi per superare completamente il Covid. Nella competizione avevo principalmente problemi di respirazione. Non ricevevo abbastanza ossigeno nel mio corpo, cosa fondamentale per muscoli, cervello e dita. Ho anche avuto problemi di aritmia cardiaca. Il mio corpo ha funzionato abbastanza bene fino al 90%, ma mi mancava quel dieci percento necessario in gara. A tre mesi dalla malattia, la mia respirazione era ancora il venti percento inferiore al normale».

Nell’articolo Katja Mjosund, specialista in medicina dello sport dell’esercizio fisico e parte del gruppo di consulenza medica dell’IBU, ha spiegato che forse l’affrettare troppo il rientro potrebbe aver provocato problemi. Per leggere la spiegazione dell’esperta sul sito IBU, che ha utilizzato quelle che sono le attuali conoscenze e supposizioni sulla malattia, clicca qui.

Anche Lisa Vittozzi ha ammesso di essere stata in grande difficoltà nelle prime gare. «Mi sentivo giù – ha confessato l’azzurra – ho abbassato le mie aspettative, ma non credevo che sarei caduta così in basso. È stato un duro colpo dopo tutto il lavoro di preparazione. È stato un momento estremamente difficile perché fisicamente mi sentivo svuotata di energie e mentalmente era difficile accettare di essere lontano da dove sapevo di poter essere in classifica».

Entrambe hanno migliorato i risultati nel finale di stagione. «Ogni volta che fallivo una gara mi sentivo malissimo – ha raccontato Fialkovama non mi sono mai arresa. Mi ci è voluto del tempo, ma alla fine ho accettato di dover dimenticare quale fosse lo stato di forma pre Covid. L’ho fatto a piccoli passi come se fosse un nuovo inizio e all’improvviso ho iniziato a sentirmi meglio. Sono riuscita a ritrovare la mia condizione sugli sci e ne sono orgogliosa».
Vittozzi, invece, dopo aver disputato un buon Mondiale è riuscita a tornare sul podio a Nove Mesto. «Sono orgogliosa di me stessa per non aver mai smesso di credere di poter tornare da questo. Ho provato a farlo giorno per giorno, guardando alle piccole cose piuttosto che al quadro più ampio. Sarebbe stato facile arrendersi quando le cose non andavano bene, ma non l’ho fatto. Ho imparato molto da questa brutta esperienza. Non siamo macchine, dobbiamo imparare ad ascoltare il nostro corpo ed accettare anche di restare fermi se non siamo pronti».

Per leggere il pensiero in merito ad attività sportiva e biathlon della dottoressa Mjosund, clicca qui.
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