L’orribile caduta di Daniel-André Tande in occasione della gara di Coppa del Mondo dal trampolino di volo di Planica è rimasta ben impressa nell’ambiente del salto con gli sci. Tutti sono rimasti colpiti dal dramma della caduta del saltatore norvegese e quanto accaduto dopo: il polmone perforato, il coma artificiale, l’operazione alla clavicola e il riposo obbligato a causa del colpo alla testa.
Immagini che ovviamente hanno colpito anche una grande atleta come Maren Lundby: «Ho capito subito che era molto grave – ha ammesso la norvegese a Dagbladet – penso sia una delle cose peggiori che ho visto in TV. Inoltre, conosco molto bene Daniel, è stato davvero orribile. Ho un vero nodo allo stomaco. Stavo seguendo il live online, ho capito che qualcosa era andato storto quando avevo visto la misura. Sono andata su Twitter e lì ho visto il video della caduta, non è stato affatto piacevole».
Maren Lundby è la capofila delle atlete che vorrebbero la completa parità tra uomini e donne. La saltatice norvegese sognerebbe di potersi misurare sui trampolini di volo. Proprio sabato prossimo si parlerà di questa possibilità nella commissione della Coppa del Mondo di salto. Nonostante quanto accaduto a Tande, Lundby non cambia idea: «Questo mi fa riflettere molto su quello che facciamo. Ma non voglio dire che la caduta di Tande abbia influito sulla mia volontà di saltare dai trampolini di volo».
Bertil Pålsrud, che fa parte del comitato di salto per la Norvegia nella FIS, ha fatto il punto della situazione sul processo di ammissione delle donne a gareggiare sui trampolini di volo. «Per prima cosa sabato se ne parlerà nel comitato della Coppa del Mondo – ha spiegato a Dagbladet – se dovesse passare in quell’occasione, allora il passaggio successivo sarebbe al comitato di salto a metà maggio. Ma se dovesse esserci un voto favorevole nel comitato della Coppa del Mondo, sarebbero pochissimi gli ostacoli nella commissione successiva».
Cosa accadrà? Pålsrud ha preferito non sbilanciarsi: «È difficile da dire. Abbiamo sperimentato che la Norvegia ha un ritmo leggermente diverso nello sviluppo del salto femminile rispetto a molte altre nazioni. Non c’è dubbio che vi sia un ampio consenso sul fatto che il salto femminile debba crescere. La discussione è più su quale sia il modo corretto. È difficile dirlo».