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Sci di fondo

Fondo – Ilenia Defrancesco dalla crisi alla vittoria della Coppa Italia: “Dietro ai momenti difficili si nascondono delle opportunità”

Ha vissuto due anni difficili ma non ha mai smesso di credere in se stessa. I risultati ottenuti a livello giovanile non potevano essere stati casuali, gli ottimi piazzamenti nei Mondiali Juniores ed Under 23, i podi in OPA Cup conquistati al suo primo anno da senior, ma soprattutto la sua infinita passione meritava un’altra opportunità. Ilenia Defrancesco ha deciso di non arrendersi, di continuare ad inseguire il suo sogno di arrivare un giorno in Coppa del Mondo, provando anche un nuovo percorso pur di risollevarsi. Su consiglio dell’amico Gilberto Panisi, la ’96 di Masi di Cavalese si è affidata all’allenatore di triathlon Alberto Bucci, allenandosi con lui in Trentino, grazie al permesso concessole dal Centro Sportivo Esercito, che ha deciso in questo modo di aiutarla a giocarsi questa carta sulla difficile strada di ritrovare se stessa.
    
Il coraggio e la caparbietà hanno ripagato Ilenia Defrancesco attraverso i risultati. La trentina dell’Esercito ha iniziato a scalare le classifiche italiane, è riuscita anche a chiudere davanti ad atlete azzurre di Coppa del Mondo, ha ritrovato la convocazione per l’OPA Cup ed è stata capace infine di vincere la classifica generale della Coppa Italia Gamma. Al termine di questa stagione abbiamo quindi deciso di farci raccontare da Ilenia il percorso da lei intrapreso e conoscere i suoi obiettivi futuri.

Ciao Ilenia. A livello personale quanto vale la vittoria della Coppa Italia Gamma?
«Fa tanto piacere, perché significa che sono rimasta costante nel corso di tutta la stagione. A parte qualche episodica gara, sono riuscita a mantenermi sempre su un buon livello e questo mi rende molto contenta. Anche fisicamente sono stata in buone condizioni di forma per quasi tutta la stagione».

Nelle due stagioni precedenti non eri riuscita ad esprimerti sui tuoi livelli, sembrando in grande difficoltà. Cosa ti era accaduto?
«Forse non avevo trovato il tipo di allenamento adatto a me, così non ero riuscita ad esprimere le mie capacità e qualità, facendo molta fatica. Di conseguenza ne avevo risentito anche dal punto di vista mentale, avevo perso fiducia nelle mie capacità. È stato un periodo davvero difficile, ma mi ha aiutato a crescere come persona, mi ha insegnato ad affrontare in modo diverso le avversità e leggere in un modo nuovo le situazioni. Ho capito che dietro ai momenti difficili si nascondono in realtà delle opportunità di miglioramento e crescita. Come atleta mi ha aiutato ad ascoltarmi di più e capire cosa servisse al mio fisico. Alla fine quando ero in difficoltà maledicevo tutto, mi chiedevo di continuo cosa stessi sbagliando. Ora posso però dire che questi momenti di difficoltà mi hanno aiutato a crescere ed imparare molto. Poi, se ripenso ai risultati fatti nei primi due anni da Under 23, ai podi in Opa Cup e le top ten ai Mondiali di categoria, so di avere i mezzi per essere ad un buon livello, devo solo trovare l’equilibrio giusto tra allenamento e fiducia nelle me mie qualità».

Qual è stata la scossa, la motivazione che ti ha spinto a reagire in questa maniera?
«Forse, dopo due stagioni del genere, altri avrebbero mollato pensando che lo sci di fondo non fosse la strada giusta per loro. Io ho ripensato tanto ai miei anni da junior e le cose che mi motivavano a gareggiare, mentre la voglia di sciare non l’ho mai persa. Ho pensato di avere i mezzi per ripetere certi risultati e che avessi solo bisogno di cambiare qualcosa. Sono una persona abbastanza determinata, insisto e persisto nelle cose che faccio. Ero così anche a scuola, dopo un brutto voto cercavo di studiare il doppio. Non mi arrendo facilmente e volevo dimostrare in primis a me stessa, ma anche alle persone che mi consigliavano di smettere perché lo sci di fondo non era mia strada, di poter tornare ad essere competitiva. Nessuno da un giorno all’altro perde le qualità che ha, ma deve solo trovare il modo giusto per esprimerle e farle emergere».

Hai quindi intrapreso un nuovo percorso, affidandoti ad Alberto Bucci. Come è nata l’idea?
«Conosco molto bene Gilberto Panisi, facevamo le gare assieme e abbiamo un amico di famiglia in comune. Siamo sempre rimasti in contatto, anche dopo il suo trasferimento in Svezia. Lui mi raccontava sempre di essere seguito da questo Alberto, allenatore di triathlon. Sinceramente, io ho sempre pensato: “Ma cosa vuoi che ne sappia di fondo”. Al termine della passata stagione, quando ero in difficoltà, mi sentivo con Gilberto, che da amico mi è sempre stato vicino in quel brutto momento, ci era passato pure lui. Mi ha consigliato di andare a fare due chiacchiere con il suo allenatore. A quel punto ho pensato di andarci, magari poteva essermi utile sentire un punto di vista diverso per capire cosa stessi sbagliando e cosa fare per essere competitiva. Ho chiacchierato con Alberto e mi è immediatamente piaciuto il suo modo di pensare, le idee, come vedeva le cose. Poi è una persona molto ottimista, crede tanto nello sport, negli atleti. Ecco, lui crede in me più di quanto non lo faccia io, mi sprona sempre, sa come starmi vicino nei momenti di difficoltà. Insomma ho capito subito che Alberto era la persona giusta e di avere bisogno di un preparatore che mi aiutasse a casa».

Quando hai manifestato questa tua volontà al Centro Sportivo Esercito, cosa ti hanno risposto?
«Posso soltanto ringraziare il Centro Sportivo Esercito per aver accontentato la mia richiesta, mettendomi nelle migliori condizioni per allenarmi e tornare ad essere competitiva. Mi hanno aiutato a trovare una soluzione per risollevarmi dopo due stagioni difficili, dimostrando di credere in me. Con loro sono comunque sempre stata in contatto, abbiamo un diario online e hanno sempre seguito il mio allenamento».

Cosa è cambiato nella tua preparazione?

«Sono ripartita da zero. È stato come disfare il muro di una casa e ricostruirlo. Sono ripartita con calma, ho ricostruito le basi, dalla palestra alla corsa, poi con lo skiroll. Ho dovuto sistemare tante cose che non andavano bene, in cui ero carente. Non ho lavorato specificatamente su qualcosa, ma svolto un lavoro generale per tornare ad essere competitiva in tutto. Il prossimo anno andremo più sul particolare, ho ancora tantissime cose su cui lavorare e da sistemare. Ho messo un importante mattone nel mio muro come base per il prossimo anno. So su cosa sono carente e devo lavorare per migliorare. Ovviamente lavoro anche sulla tecnica di sciata, perché il nostro sport è sempre in evoluzione, quindi bisogna continuare migliorare. So su cosa devo lavorare, anche se da quel punto di vista mi reputo tecnicamente una buona sciatrice. Dovevo lavorare soprattutto sull’aspetto fisico e mentale, ritrovare un po’ di divertimento anche negli allenamenti, leggerezza e serenità che mi mancavano».

Immagino che dopo il lavoro che hai fatto, sei arrivata alla vigilia della stagione con la curiosità e la tensione di capire se avessi fatto la scelta giusta.

«Già nel corso dell’estate avevo avuto delle belle sensazioni, avevo capito di stare bene, vedevo i miglioramenti in allenamento, sia nei test sulla pista d’atletica che sugli skiroll. Insomma non avevo alcun dubbio. Sono poi arrivata ai primi test invernali a Livigno che ero tesissima, sapevo di giocarmi tanto, mi ero messa tanta pressione. Volevo dimostrare a me stessa e agli altri di aver fatto la scelta giusta, di valere ancora qualcosa, che chi mi consigliava di smettere si sbagliava. I test di quei giorni mi hanno dato fiducia per le competizioni che sono venute successivamente, mi hanno permesso di rompere il ghiaccio in una stagione in cui non sapevo a cosa andassi incontro. Ho fatto tanti sacrifici quest’anno, ma ne è valsa la pena».

Sei quindi orgogliosa di quello che hai fatto.
«Sicuro. Non ho vinto certo il Mondiale, lo so, ma sono riuscita a tornare competitiva, meritarmi la convocazione in OPA Cup ed in Coppa Italia ho anche battuto atlete poi convocate per la Coppa del Mondo. Tutte queste cose mi hanno fatto capire che non sono lontanissima dal livello per meritarmi anch’io una convocazione. Sapevo che quest’anno non sarebbe arrivata, giustamente anche per i tecnici, dopo due anni come quelli passati, non era facile darmi fiducia per portarmi in Coppa del Mondo, devo guadagnarmela di più. Ma non mi vedo lontana».

A questo punto quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
«Continuare ad allenarmi bene, mettere altri mattoncini al mio muro e migliorare sulle cose in cui sono carente. Spero di riuscire un giorno ad arrivare in Coppa del Mondo, fare bei risultati anche lì per meritarmi un giorno la convocazione per un grande evento, sognando le Olimpiadi del 2026 nella mia Val di Fiemme».

Chi vuoi ringraziare al termine di questa stagione in cui ti sei ritrovata?
«Ringrazio l’Esercito ed i suoi tecnici, perché nel corso dell’inverno mi hanno sempre aiutata in gara, cercando di fare sempre un buon lavoro con i materiali per mettermi nelle migliori condizioni possibili per competere. Dico grazie anche alla Caserma di Courmayeur. Ringrazio Alberto Bucci perché crede sempre in me. Inoltre ci tengo a ringraziare la mia famiglia, gli amici, chiunque abbia condiviso con me un allenamento estivo o invernale, bici, skiroll, corsa o sciata. Ma voglio dire grazie anche al mio vecchio allenatore Fabio Gabrielli, perché se sono arrivata ad alti livelli e so sciare bene è merito suo. Ci tengo a dirgli grazie anche se non ci siamo più visti avendo scelto una strada diversa».

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