Le tante sfortune avute quest’anno l’hanno portata ad essere eletta la “fondista senza gloria” della stagione, un simpatico riconoscimento messo in palio dall’account Instagram di “Fondisti Senza Gloria” per l’atleta più sfortunato/a della stagione. Cristina Pittin ci ha riso un po’ su e con tanta autoironia attraverso delle stories ha anche pubblicizzato il voto. Un modo per esorcizzare quella cattiva sorte che si è accanita sulla friulana del Centro Sportivo Esercito, fermandola proprio nella stagione in cui sembrava aver fatto un bel salto di qualità. Convocata per la Coppa del Mondo a Davos, Pittin ha fatto fatica in gara per poi scoprire successivamente di aver contratto il covid. Lo stop più lungo del previsto, il Tour de Ski, che l’avrebbe vista al via, guardato davanti alla tv e, quando finalmente era arrivato il momento del rientro, il grave infortunio durante una corsa d’allenamento prima di partire per gli Italiani di Clusone. L’alpina friulana si è procurata la frattura del perone della caviglia destra con distacco del malleolo tibiale interno ed è stata così costretta ad operarsi.
Pittin è al lavoro per recuperare, la caviglia ancora non le permette di allenarsi come vorrebbe, ma la ’98 dell’Esercito è ben determinata a guarire al meglio e riprendere il percorso da dove lo aveva lasciato, in Coppa del Mondo. La grinta non le manca, dietro quel sorriso e la tranquillità che sembrano mostrare un po’ di timidezza si nasconde in realtà una giovane dal carattere molto forte, anche troppo secondo lei, tipico dei carnici.
L’abbiamo contattata telefonicamente per fare il punto della situazione sul suo recupero e parlare di questo periodo sicuramente non semplice per l’under 23 azzurra.
Ciao Cristina. Sei stata eletta da colleghi e appassionati la fondista senza gloria della stagione. Insomma sei stata considerata la più sfortunata della stagione.
«Si, in realtà sono stata anche molto contenta di aver ricevuto questo riconoscimento, almeno posso dire di aver vinto qualcosa in questa stagione (ride, ndr). Spero però sia la prima ed ultima volta che lo vinco. Comunque significa che sono apprezzata da colleghi e appassionati, quindi ringrazio chi mi ha votata e Fondisti Senza Gloria per l’idea bella e divertente, anche per sdrammatizzare le cose. Li seguo sempre e rido tantissimo ad ogni video che pubblicano».
A distanza di oltre due mesi dall’infortunio, come stai?
«Sicuramente sto meglio, ho anche iniziato a camminare senza stampelle, anche se zoppico ancora e fatico a fare le scale. Mi tocca salire un gradino alla volta. Anche moralmente ho un po’ di alti e bassi, a volte sono un po’ giù mentre in altri giorni va meglio. Posso allenarmi ma con cautela, non posso fare tante cose in quanto non riesco ancora a piegare la caviglia. Faccio forza braccia ed addominali, esercizi per la gamba ed elastici, anche per recuperare il muscolo dopo due mesi di inattività. Ovviamente sto facendo tanta fisioterapia. A proposito, voglio ringraziare il fisioterapista Daniele Moro e Sepulcri per la riabilitazione e gli esercizi per la gamba».
Immagino sia stato moralmente difficile seguire le gare da casa.
«In realtà mi aspettavo molto peggio. Guardavo le gare e mi sentivo quasi lì con loro, ero in ansia come se fossi lì, tesa per le mie compagne. Una sensazione che ho avuto già durante il Tour de Ski quando avevo il covid e successivamente nelle altre competizioni quando purtroppo sono stata ferma a causa della caviglia. Ero veramente ansiosa per loro».
L’ennesima dimostrazione di un gruppo femminile molto unito.
«Si, tenevo tantissimo ai loro risultati. Ci siamo trovate subito bene, fin dall’inizio ci siamo aiutate a vicenda e questa è la cosa più bella. Quando ho visto la bella prestazione di Francesca (Franchi, ndr) al Mondiale mi sono venuti i brividi. Purtroppo non avevo nemmeno potuto seguire la gara in diretta, perché proprio in quel momento ero a fare gli esercizi. Ma appena ho visto i tempi, sono stata felicissima per lei. Grande».
A proposito, quanto ti sono state vicine le tue compagne durante questo periodo?
«Tantissimo, ma sono stati dei tesori tutti quanti. Oltre alle ragazze, infatti, mi sono stati tanto molto vicino anche il mio allenatore Renato Pasini, il preparatore Enrico Perri, il fisioterapista Davide Perrucchini, oltre ai compagni della squadra maschile e tutto il Centro Sportivo Esercito. Devo dire un grande grazie a tutti, perché soprattutto nelle giornate no, quel messaggino, anche un semplice “come stai”, fa bene al cuore. Inoltre voglio ringraziare sia il mio corpo sportivo dell’Esercito che la FISI, perché mi hanno messo a disposizione tutto quanto possibile per recuperare al meglio».
Prima della caviglia, sei passata attraverso il covid. Anche questa deve essere stata un’esperienza difficile.
«Le sfortune sono partite da lì. Sono risultata positiva dopo la gara di Davos, il mio ritorno in Coppa del Mondo dopo due anni. Nei giorni precedenti mi sentivo un po’ strana, ma credevo fosse normale ansia pre gara. Alla fine può capitare di agitarsi prima del ritorno in Coppa del Mondo. Invece. dopo la gara ho scoperto di essere positiva. Mi è caduto il mondo addosso. Inizialmente ho pensato fosse un errore del tampone rapido, invece poi è arrivata la conferma del molecolare. Fortunatamente ho avuto sintomi lievi, tanta stanchezza, mal di testa e mi sentivo molto affaticata anche nel fare le scale. Speravo di recuperare presto, forse avrei anche fatto in tempo per il Tour de Ski, dove avevo delle chance di essere portata, invece sono rimasta positiva per oltre tre settimane».
Quindi l’infortunio alla caviglia proprio prima del rientro.
«Si, ma proprio un attimo prima di rientrare. Avevo anche già caricato i bagagli per partire in direzione Clusone, dove erano in programma gli Italiani di sprint e team sprint, quando sono andata a correre. Non so ancora cosa mi sia accaduto, ero in discesa sull’asfalto e d’improvviso si è girata la caviglia. Non so se sia accaduto a causa di una lastra di ghiaccio, veramente non ho capito. Purtroppo sono riuscita nell’impresa difficilissima di rompermi anche il malleolo interno. Appena finita a terra, d’istinto mi sono tirata su per ricominciare a correre, ma lì ho capito che non si trattava di una semplice storta. In carnico ho urlato “è andata la caviglia”. Fortunatamente ho trovato un signore che passeggiava proprio lì, ho chiesto a lui il telefono e chiamato la famiglia per soccorrermi. Incredibile».
Come si mantengono alte le motivazioni in questa fase?
«È fondamentare cercare di cogliere ed apprezzare anche i più piccoli miglioramenti. Stai un po’ meglio quando vedi che riesci nuovamente a camminare, poi quando fai un veloce e allungo senza che la caviglia si gonfi. Insomma bisogna apprezzare ogni cosa positiva in grado di generare ottimismo».
Anche i risultati ottenuti prima dell’infortunio possono essere una bella motivazione, visto che eri partita piuttosto bene.
«Si, anche se alla fine mi sono infortunata così presto che nemmeno posso valutare fino in fondo quanto fossi realmente migliorata. Avevo fatto bene nei primi test stagionali tanto da guadagnarmi la Coppa del Mondo. Però non ho avuto la possibilità reale di confrontarmi con le altre, misurare a che punto fossi. Ho anche il dubbio sulla mia prestazione in Coppa del Mondo, perché probabilmente quando ho gareggiato non ero al meglio visto che poco dopo sono risultata positiva al covid. Avrei tanto voluto avere un confronto con le altre una volta guarita, ma non è stato possibile. Rimanderemo tutto al prossimo anno».
L’obiettivo è quindi recuperare bene anche in vista delle Olimpiadi di Pechino?
«Sono sincera. Al momento penso soltanto a recuperare bene. Non so cosa dovrò fare e come andrà la preparazione. In questo momento è presto per pensare alle gare. L’unico mio pensiero oggi è riuscire ad allenarmi bene nel corso della stagione estiva con l’augurio che la caviglia collabori. Voglio recuperare bene senza affrettare i tempi, alle Olimpiadi di Pechino ci penseremo quando avrò recuperato al cento per cento».
Cosa ti porti dietro da questa esperienza?
«Sicuramente vivere un’esperienza del genere rende più forti nel carattere».
Anche in questa intervista hai dato l’impressione di essere una ragazza molto tranquilla e timida. Eppure in pista sei molto grintosa.
«Si, sono fatta così. Esternamente sembro sempre tranquilla, poi in pista sono molto grintosa. Ma è così anche a casa (ride, ndr). Eh, povera la mia famiglia. A loro, i miei amici ed il mio ragazzo ho fatto passare le pene dell’inferno in questo periodo. Li ringrazio per la pazienza (ride, ndr)».