L’ultima parte della stagione di Coppa del Mondo di biathlon si è aperta con la vittoria della Svezia nella staffetta femminile di Nove Mesto: il quartetto formato da Mona Brorsson, Hanna Öberg. Linn Persson ed Elvira Öberg ha saputo conquistare il successo davanti ad una Bielorussia che fino a poche decine di metri dal traguardo pregustava di poter tornare sul gradino più alto del podio. Ma il finale della minore delle sorelle Öberg è stato più incisivo rispetto a quello di Elena Kruchinkina (preceduta da Kryuko, Alimbekava e Sola) e così la formazione gialloblù ha potuto incamerare la vittoria di giornata e la coppetta di specialità.
Sul terzo gradino del podio è quindi balzata la Francia, protagonista in avvio con Anais Bescond e Justine Braisaz e rivitalizzata nel finale da Julia Simon dopo le difficoltà in terza frazione di Chloe Chevalier.
Ma proprio la terza frazione è stato il momento determinante della gara, quello che è costato molto alla Norvegia per il tracollo di Ida Lien nel secondo poligono ma anche quello che ha proiettato l’Italia di Lisa Vittozzi nei quartieri alti della classifica.
Ridisegnata rispetto al solito, la formazione azzurra si è presentata con Federica Sanfilippo al lancio: l’altoatesina ha pagato dazio nella sua frazione e dopo un problema iniziale si è ritrovata ad inseguire e dopo aver fatto ricorso a quattro ricariche si è presentata in zona cambio sedicesima con 53" di ritardo dalla Norvegia lanciata da Ingrid Tandrevold. Un profondo cambio di paradigma rispetto alla recente tradizione azzurra scandita dalle partenze eccellenti di Vittozzi. E così a Dorothea Wierer non è restato che inseguire, rivelandosi a proprio agio nella frazione più ostica della gara (con lei tra le altre in pista Eckhoff, Hanna Öberg, Alimbekava): la rimonta alla detentrice delle ultime due Coppe del Mondo è riuscita sul piano delle posizioni (settima a metà gara, con una sola ricarica utilizzata) cedendo nel complesso solo 8" ad una Eckhoff che ha alzato le frequenze nel finale per provare a consegnare a Lien un vantaggio tranquillizzante. La risposta della più giovane delle norvegesi è stata buona inizialmente, ma il giro di penalità meritato nel poligono in piedi l’ha fatta sprofondare, a tutto vantaggio di Linn Persson e Lisa Vittozzi (2 ricariche a terra per la sappadina) che sono così uscite dal sesto poligono di giornata davanti a tutte, separate di 5". Nell’ultima loro tornata, Hanna Sola e Claire Egan hanno riportato Bielorussia e Stati Uniti sull’Italia a mezza dozzina di secondi dalla Svezia, mentre Francia, Norvegia e Russia pagavano un ulteriore mezzo minuto di gap, con l’Ucraina appena dietro.
Elvira, Kruchinkina, Irwin, Carrara, Simon, Røiseland, Pidrushna e Mironova: questo l’appello della frazione conclusiva, una frazione che la valdostana azzurra ha saputo gestire con maturità per due terzi (bene a terra, senza ricariche), salvo poi cedere qualcosa nel tiro in piedi quando le tre ricariche utilizzate hanno fatto sì che il discorso per il podio fosse riservato a Svezia, Bielorussia e Francia, con Simon pronta a lasciare ben presto la compagnia dell’azzurra per andare a sopravanzare anche l’Ucraina. Carrara che ha retto invero la scena anche nel giro conclusivo, salvo poi farsi infilare sul rettilineo conclusivo dalla statunitense e da una Røiseland in rimonta, senza comunque rubare l’occhio.
In mezzo tra la Francia ed il terzetto che ha occupato le posizioni dalla quinta alla settima piazza, quarto posto quindi per l’Ucraina inizialmente squalificata per un problema al poligono di Pidrushna e riammessa in classifica dopo il ricorso. Completamente fuori fase la Germania: Hammerschmidt, Hinz, Hettig e Preuss di fatto non hanno mai saputo fare capolino nella top10. Giornata da dimenticare.
C’è invece da ragionare sulla prova dell’Italia. Cambiare gli addendi ha portato ad un diverso approccio alla gara e senza le difficoltà iniziali poteva davvero scapparci un colpaccio, complici naturalmente le altrui disgrazie. Servirà una riprova (purtroppo non questo inverno) per capire se questa nuova disposizione può portare frutti maggiori, ma di certo l’impressione è che schierando le due punte nelle frazione centrali si possa raggiungere un maggior equilibrio e soprattutto consentire all’intero quartetto di esprimersi in momenti validi anche dal punto di vista del pathos. Senza tralasciare quanta importanza rivestirà per la crescita di Carrara l’aver potuto gareggiare in un momento tanto caldo. Ha sbagliato qualcosa, ma ci stava: non essendosi mai trovata a giocarsi qualcosa di tanto importante sul massimo circuito era prevedibile che la carabina nel finale avesse un po’ di zavorra. Ora che è stata "battezzata" e svezzata, la valdostana potrebbe anche prenderci gusto, a questa scarica di adrenalina.
Biathlon: La staffetta va alla Svezia davanti alla Bielorussia. Settima un’Italia convincente
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