Quando avevamo parlato con lui al termine dello skiathlon chiedendogli se Bolshunov fosse imbattibile, ci aveva risposto che lo era stato quel giorno ma allo stesso tempo era fiducioso di poterlo battere mercoledì nella 15 km in skating. Così è stato, Hans Christer Holund si è tolto la soddisfazione enorme di battere il russo, ma soprattutto l’ha fatto insieme ad altri suoi due compagni di squadra, Krüger ed Amundsen per una tripletta norvegese.
Quando Gro Eide, gentilissima addetta stampa della nazionale norvegese di sci di fondo, ce lo ha portato a seguito del suo successo, Holund aveva un sorriso che la mascherina faticava a contenere: «Per me è stato il giorno perfetto. Gli sci erano molto buoni, la forma ottima, e le condizioni della pista mi piacevano. Sono partito un po’ più controllato nel primo giro, ma credo fosse la scelta migliore considerate le condizioni del tracciato. L’urlo quando ho tagliato il traguardo? È arrivato perché sono davvero orgoglioso di quello che ho fatto. Sono felice per tutta la squadra, siamo un team forte ed avevamo un ottimo piano gara. Se avete notato, tutti noi norvegesi abbiamo aperto un po’ più lentamente, perché sapevamo che sarebbe stata una gara dura e la differenza si sarebbe fatta soprattutto nella seconda parte».
La scorsa primavera Holund è finito spesso sulle cronache sportive per quelle sue lunghe sciate di oltre duecento chilometri. Il campione del mondo ha una passione smisurata per il suo sport: «L’ho fatto semplicemente perché mi piace sciare, non posso descriverlo in un altro modo, è stato solo amore per lo sci di fondo. Amo competere, ma amo ancora di più sciare. Credo che uscire con gli amici andando a sciare per tante ore, soprattutto alla fine della stagione quando fa più caldo, è qualcosa che mi diverte tantissimo. Credo che il viaggio più lungo sia stato di 205 km».
