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Sci di fondo

A tre settimane dal Mondiale, il pensiero di Franco Bragagna: “Ai Mondiali assegnerei il titolo sprint in ambo gli stili; De Fabiani è da top five mondiale, ma servono più continuità e cattiveria; se Pittin va in condizione sugli sci …”

Sabato e domenica, Ulricehamn ospiterà una tappa di Coppa del Mondo che prevede solo sprint e team sprint. Alla due giorni svedese seguiranno una settimana di pausa e successivamente il weekend di Nove Mesto, che anticiperà di tre giorni il Mondiale di Oberstdorf. Tanti big salteranno queste due tappe di Coppa del Mondo e ciò ci consente, già alla vigilia delle gare svedesi, di fare il punto della situazione in vista dell’evento iridato che partirà il prossimo 24 febbraio.
A questo scopo, Fondo Italia ha contattato Franco Bragagna, storica voce dello sci di fondo sulla RAI, per la quale racconterà anche il prossimo Mondiale di Oberstdorf.

Buon pomeriggio. Partiamo dalle gare di Falun della passata settimana, nelle quali si sono verificate numerose cadute. Ritiene quella pista poco adatta alle mass start?
«Al di là del format di gara in sé e delle misure di sicurezza a bordopista, ho avuto quasi l’impressione che tanti atleti non siano più capaci di correre in gruppo. Stando a migliaia di chilometri di distanza, è difficile poter comprendere fino in fondo le motivazioni di tante cadute anche individuali, se sono arrivate a causa della neve o meno. Però da un po’ di tempo ho questa impressione che molti fondisti fatichino a gareggiare stando in gruppo. In fin dei conti la pista di Falun è sempre quella, molte curve e tornanti. Quelli che hanno fatto la fortuna di Jessie Diggins nell’individuale, visto che la statunitense è stata molto brava in discesa dove è riuscita a riguadagnare ciò che perdeva da Johaug in salita».  

Sono arrivati anche molti warning nella sprint.
«Sono convinto che alcuni meritassero sanzioni più severe, qualche giallo lo avrei dato, almeno per alcune pattinate galeotte che erano veramente molto palesi agli occhi degli appassionati. Fossi stato nella giuria sarei stato più duro. Più che altro per dare un segnale, perché non credo che questi atleti si siano avvantaggiati così tanto attraverso l’infrazione, ma bisogna anche tutelare la tecnica classica e per farlo bisogna essere più severi».

Dopo la furia di Lahti, si è rivisto un Bolshunov vincente.
«Vero, ma attenzione perché anche a Falun ha rischiato di prenderle da Krüger nella 15 km in tecnica libera. In Finlandia non so se senza caduta potesse effettivamente giocarsi fino in fondo le proprie possibilità di successo nello skiathlon, ma almeno in Svezia è arrivato molto vicino dall’essere battuto da Krüger. Qualcosa mi dice quindi che il numero uno non sia oggi esattamente imbattibile. Non a caso ha deciso anch’egli di saltare qualche tappa di Coppa del Mondo per preparare al meglio il Mondiale. Inoltre ho visto un Klæbo non in strepitose condizioni nella distance. Vero, era al rientro in Coppa del Mondo, ma non mi ha entusiasmato, anzi mi è sembrato anche un po’ involuto tecnicamente. Non mi è piaciuto come ha pattinato nella 15 km in tecnica libera. Non fosse stato per il traino di Bolshunov, avrebbe preso un minuto e mezzo. Ha certamente bisogno di lavorare».

A Nove Mesto sono già state annunciate diverse assenze. Non ci saranno solo i forfait di Norvegia e Svezia, anche lo stesso Bolshunov ha deciso di non partecipare. Non trova che questo svilisca un po’ la Coppa del Mondo?
«Trovo più che comprensibile la loro scelta di non partecipare. Non capisco perché abbiano inserito, ad appena tre giorni dal Mondiale, una tappa in una località distante circa 700 km da Oberstdorf. In passato si è spesso deciso di far gareggiare gli atleti in località vicine, per consentire a molte squadre di fare le prove generali in vista del Mondiale e non provocare disagi ai team con i vari truck o pulmini al seguito. Inoltre quest’anno, a causa della pandemia, era molto prevedibile che qualcuno andasse direttamente ad Oberstdorf per preparare al meglio il Mondiale e non correre rischi. Sicuramente ciò svilisce un po’ la Coppa del Mondo. Ahimè, va dato atto ai norvegesi che hanno ragione a criticare il calendario perché qualche sciocchezza nel disegnare questa Coppa del Mondo è stata fatta. Altra cosa, però, è non partecipare per protesta, quello lo trovo inconcepibile.
Tutto questo per dire che comprendo chi non andrà a Ulricehamn e Nove Mesto. La tappa svedese è concepita per gli sprinter, quindi era plausibile che Bolshunov ed altri decidessero di saltarla per allenarsi. Sarà una bella occasione per Pellegrino di portare a casa punti importanti per la coppa di specialità»
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Al contrario delle altre, l’Italia a Nove Mesto dovrebbe gareggiare.
«La squadra italiana andrà anche a Nove Mesto, mentre ha saltato Lahti. Persolamente trovo che i Campionati Italiani, piazzati esattamente nel fine settimana della Coppa del Mondo di Lahti, non siano stati una bella cosa. Vale per l’Italia come per le altre squadre straniere che snobbano la Coppa del Mondo per i propri campionati nazionali: la coppa dev’essere patrimonio di tutti e se qualche squadra in toto la diserta non è corretto. Per la squadra italiana la cosa ha fatto anche comodo: ha consentito così di risparmiare quattrini, considerando un budget che il bilancio della federazione lascia colpevolmente striminzito al settore sci di fondo e agli altri settori che non siano sci alpino».

Passiamo al Mondiale. Per le speranze azzurre di medaglia, occhi ovviamente puntati su Federico Pellegrino. A Falun che impressioni ha avuto dal poliziotto valdostano? Lo vede da medaglia?
«Io penso che lo vedremo in finale, poi chissà. La pista di Oberstdorf ha il vantaggio di quell’ultima salita dura su cui si può attaccare. Certo, poi c’è una discesa, ma fortunatamente il rettilineo finale non è lunghissimo. La pista tedesca non è come quella di Tesero, dove l’ultima salita è troppo distante dal traguardo. Se posso permettermi, in vista delle Olimpiadi del 2026 penserei ad una modifica del percorso della sprint, non per Pelle ma per evitare che a vincere non siano i migliori atleti ma i migliori skiman. Tornando alla gara del prossimo Mondiale, penso che Pellegrino raggiungerà la finale, poi vedremo. Credo che come sempre, per vincere la medaglia Pellegrino dovrebbe fare qualcosa di fantastico, perché in classico ha delle leve di qualche centimetro inferiori rispetto a qualsiasi fondista del nord Europa».
    
Crede che potrebbe ripetere l’impresa di Pyeongchang quando addirittura catturò l’argento battendo Bolshunov nel finale?
«La pista di Oberstdorf è abbastanza dura ma non durissima come era invece quella di Pyeongchang, secondo me molto adatta a Federico. Sono convinto che ci proverà ed andrà anche all’attacco per ottenere il massimo, perché lui scende sempre in pista per vincere, non per conquistare una medaglia qualsiasi. Ciò gli fa onore. Ora però lancio una provocazione».

Quale?
«Io cambierei proprio i titoli che vengono assegnati ai Mondiali ed alle Olimpiadi. Paradossalmente, più che le medaglia della sprint a coppie, io assegnerei in ogni edizione i titoli iridati ed olimpici in entrambi gli stili, tecnica classica e tecnica libera. L’alternanza delle tecniche nelle varie edizioni la trovo una sciocchezza, in quanto secondo me le sprint in classico e in skating sono format proprio diversi. Un po’ come accade nel salto dove si assegnano le medaglie individuali sia dal large che dal normal hill».

Oltre alla sprint individuale, per l’Italia l’altra gara con alte possibilità di medaglia è proprio la team sprint, nella quale Pellegrino dovrebbe essere accompagnato da De Fabiani. Che impressioni ha avuto dal valdostano dell’Esercito nelle ultime uscite?
«L’ho visto bene, a Falun aveva tutto per giocarsi il podio sull’ultima salita se non si fosse un po’ perso nel momento decisivo. Questo ragazzo ha un grande talento, ma deve trovare quella continuità di rendimento che gli permetterebbe di stare regolarmente tra i primi. Non so se questa discontinuità sia causata da un problema di concentrazione od altro. Ho notato che quando parte con la testa giusta arriva sempre con i primi. Lo si vede nelle gare sull’uomo, soprattutto sulla distanza di 15 km, nelle quali è un combattente, secondo me anche molto scaltro. Deve però crescere a cronometro, imparare a tenere per tutta la gara, soprattutto in tecnica libera».

Per lei De Fabiani vale quindi un posto fisso nella top ten della Coppa del Mondo?
«No, per me è proprio da top five di Coppa del Mondo, ma deve trovare continuità di rendimento ed avere voglia di impegnarsi in tutte le sprint. Deve crescere in tecnica libera e migliorare anche nelle gare in classico a cronometro, mentre nelle competizioni sull’uomo sa il fatto suo, si difende bene in volata, dove gli manca forse quello spunto di potenza in più. Al Tour è uno che può fare bene, nonostante soffra il Cermis. Ecco, a volte ho l’impressione che le difficoltà lo buttino per terra, anziché dargli quella cattiveria in più. Lo stimo moltissimo come atleta, per questo insisto su questo aspetto: più continuità e più concentrazione. Purtroppo, quando si alza dal letto con la luna storta per lui si fa dura, invece deve diventare un professionista cattivo, non solo tenace».

Oltre sprint con Pellegrino e team sprint con i due valdostano, ritiene che l’Italia abbia altre possibilità di medaglia ad Oberstdorf?

«Si e proprio con De Fabiani. Secondo me Francesco può dire la sua nella 50 chilometri in classico, soprattutto con partenza in linea. Può giocarsela davvero bene su quelle salite nelle quali si fanno i cambi di ritmo. A De Fabiani manca ancora qualcosa per essere un cinquantista vero e proprio, però le 50 km con partenza in linea sono gare molto diverse, in quanto hai tempo anche per riposarti, restare coperto, cambiare sci. L’importante sarà essere presenti sul più bello, avere la mentalità vincente, usare cattiveria ed astuzia. Lui è sveglio, sa capire qual è la scia giusta e cogliere le situazioni. Forse in una cinquanta a cronometro ti direi che oggi non avrebbe possibilità di medaglia, ma nella mass start ha i numeri per provarci».

Cosa pensa delle prestazioni del resto della squadra azzurra?
«Finalmente si è rivisto un po’ del Salvadori che conosciamo. Un bel segnale in ottica staffetta, dove comunque non credo che i nostri siano da medaglia ma da prime sei posizioni. Purtroppo dietro a Pellegrino e De Fabiani continuiamo ad avere poco. Al momento non abbiamo ancora avuto quel qualcosa in più dai giovani, mentre nelle altre nazioni stiamo vedendo ottime cose per esempio da Schumacher e Moch.
In campo femminile avrei voluto vedere una crescita più vigorosa delle nostre ragazze, che invece restano stabili, troppi stabili. Qualche ingresso nelle venti o nelle quindici, ma siamo sempre lì. Purtroppo l’assenza di una completa generazione ha sfavorito le nostre giovani, per quello mi rammarico sempre del ritiro troppo prematuro di Marianna Longa. Allora, una come lei sarebbe servita eccome per garantire la crescita delle nuove arrivate. Però non posso contestare quella che è stata una scelta personale».

L’allenatore norvegese Nossum ha affermato che con questo Bolshunov loro sono degli outsider. Cosa ne pensa?
«Credo che sarà veramente bello vedere la staffetta dei Mondiali. I norvegesi avrebbero il vantaggio di poter portare Klæbo in volata, ma se nell’ultima frazione dovesse trovarsi con il miglior Bolshunov, l’arrivo in volata non sarebbe garantito. In ogni caso, credo che Klæbo in ultima frazione sia per loro l’unica soluzione possibile, anche perché non hanno nessuno in grado di mettere in difficoltà il russo. Forse Krüger potrebbe attaccarlo, ma non riuscirebbe a staccarlo e in volata finirebbe per perdere. Certo, il Klæbo di Falun farebbe molta fatica a tenere Bolshunov, ma da qui al Mondiale mancano venti giorni e tanti allenamenti. Dall’altra parte, anche la Russia dovrebbe prima riuscire ad arrivarci assieme alla Norvegia agli ultimi dieci chilometri. Io credo possano farlo scegliendo gli uomini giusti. Fossi in loro non avrei dubbi su Spitsov in terza frazione. È un russo atipico perché fisicamente ha caratteristiche uniche nella squadra, è piccolo e leggero, scia anche molto bene. È un fondista che mi piace».

In campo femminile si aspetta un nuovo dominio di Johaug come fu a Seefeld?
«Credo possa ancora una volta vincere tutti gli ori a disposizione e dominare il Mondiale, anche se non l’ha fatto nelle ultime due settimane. Venerdì scorso non ha perso di molto contro Diggins, ma solitamente lei quelle gare le vince nettamente. In salita Johaug guadagnava qualcosa, ma in discesa la statunitense sciava meglio e forse aveva sci migliori. Insomma Theresina non è sembrata imbattibile, ma come ho già detto poc’anzi, al Mondiale mancano venti giorni. Anche in campo femminile sono curioso di vedere la staffetta perché le norvegesi vorranno rifarsi della sorprendente vittoria svedese di Seefeld. Credo che in una 4×5 km Johaug abbia meno possibilità di fare la differenza, sono troppo pochi. La Svezia potrebbe quindi metterla nuovamente in difficoltà, anche perché ha uno squadrone, pure se non so quali siano le reali condizioni di Kalla. Ma vi dico anche di fare attenzione agli Stati Uniti, soprattutto in una 4×5 km. Peccato solo che in questo momento Brennan non sia l’atleta ammirata ad inizio stagione».

Sci di fondo ma anche combinata nordica. Tanti italiani al Mondiale di Oberstdorf rivolgeranno la loro attenzione su Pittin. Come le è sembrato il finanziere friulano in questa prima parte di stagione?
«Ho visto un complessivo miglioramento di tutta la squadra azzurra nel salto, a parte forse Costa. Anche lo stesso Pittin è cresciuto molto e soprattutto sul trampolino piccolo, dove non si fanno distacchi mostruosi, può essere lì. Ecco, fin qui non abbiamo ancora visto il miglior Pittin nello sci di fondo. Sono convinto che il fondista degli anni passati avrebbe vinto in Val di Fiemme. Ma questo piccolo ritardo di condizione può starci se rimarchiamo il fatto che ha avuto il covid. Non tanto per gli eventuali strascichi della malattia in sé, ma perché non ha avuto la possibilità di allenarsi come avrebbe potuto e dovuto nelle settimane più importanti della preparazione. Detto ciò, per Oberstdorf nutro qualche speranza per la gara dal trampolino piccolo, perché la pista tedesca è tosta, sembra quasi disegnata sulle sue caratteristiche tecniche. Spero che l’allenamento delle prossime settimane possa aiutarlo a presentarsi nella condizione migliore, perché nel salto è più costante, anche se a volte buca proprio quello di gara».
Nel weekend la RAI trasmetterà le gare di Ulricehamn in diretta.

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