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Biathlon

Biathlon – Niente Mondiali di Pokljuka per il Team Cina di Bjørndalen & Domracheva?

In questo primo scorcio di stagione caratterizzato da bolle, gare a porte chiuse, dominio norvegese in entrambi i sessi e dagli ottimi ascolti, è passata quasi inosservata la mancanza nel circuito del biathlon di un personaggio che ha caratterizzato le ultime venticinque stagioni della disciplina con sci stretti e carabina in spalla, prima come atleta e poi dal settembre 2019 come allenatore.
Parliamo del più decorato e vincente biathleta della storia, il norvegese Ole Einar Bjørndalen.
Per più di due decenni Ole ha ottenuto infiniti trofei e medaglie nel biathlon, con alcune apparizioni vincenti anche nello sci di fondo. E per non lasciare periodi di vuoto ha anche saltuariamente riempito le cronache rosa col primo matrimonio con Nathalie Santer e nel 2016 con la quattro volte medaglia d’oro olimpica, la biathleta bielorussa Darya Vladimirovna Domracheva.
Dopo il ritiro dall’attività agonistica avvenuto nell’Aprile 2018 il pluripremiato biathleta ha poi incominciato la propria attività di allenatore, ingaggiato dal Comitato Olimpico Cinese con l’intento di portare la nazione asiatica nella top ten in occasione dei Giochi Olimpici casalinghi del prossimo anno. Con Ole Einar a sviluppare il movimento maschile, il Team China ha anche ingaggiato la moglie Darya Domracheva per occuparsi del settore femminile.
Al suo primo anno come coach la coppia più famosa del biathlon ha ottenuto risultati più che discreti. I ragazzi di Bjørndalen hanno terminato al ventitresimo posto nella classifica riservata alle nazioni con l’highlight del ventiseienne Fangming Cheng che ha ottenuto il sedicesimo posto nella sprint di Nove Mesto. Le biathlete di Domracheva, dal conto loro si sono ben destreggiate terminando al diciassettesimo posto nella classifica per nazioni, ed inserendo tre ragazze nella zona punti, Tang Jialin, sessantatreesima, Chu Yuanmeng, ottantesima e Fanqi Meng, novantaduesima nell’overall chart.
Terminata anticipatamente la stagione scorsa a Kontiolahti causa pandemia gli atleti sono potuti rientrare suppur in modo rocambolesco nella matrepatria, mentre la coppia di allenatori ha fatto ritorno prima a Monaco e poi in Norvegia. Ma dallo scorso marzo non vi sono avute più tracce del team cinese di Bjørndalen & Domracheva, come pure in questa prima fase di Coppa del Mondo. Questo fino alla scorsa settimana quando dal suo ritiro forzato in quel di Pechino il Re del Biathlon è tornato a parlare contattato del quotidiano regionale norvegese Adresseavisen.
Ole Einar è apparso piuttosto frustrato dalla perdurante situazione imposta dal Governo di Pechino che non permette a nessun praticante di attività sportiva di recarsi in Europa a causa dell’elevato pericolo di infezione da Corona virus. Al momento vi sono solo alcuni sciatori di fondo a cui è consentito partecipare a determinati sport, ma il requisito è che si trovino e vivino in Europa da prima dello scoppio della pandemia globale. Tra questi il gruppo di fondisti che ha il suo base camp a Sjusjøen guidati dal coach norvegese Lars Bjune Sveen e che annovera le due giovani fondiste Dinigeer Yilamujiang e Bayani Jialin già a punti sia a Davos che a Dresda.
Ma la delusione del quarantaseienne di Simostranda non è data tanto dal presente, quanto dal fatto che la partecipazione al Mondiale di Febbraio a Pokljuka è al momento molto difficile: «I cinesi sono scettici sulla situazione dell’infezione in Europa e non permetteranno a nessun atleta di recarsi li. Vogliono assolutamente evitare ogni altra possibile infezione importata dentro i propri confini. Il Mondiale è il nostro prossimo obiettivo ma credo proprio che sarà molto difficile. Invierò una nuova richiesta di autorizzazione per poter essere ai Mondiali, ma so che ad altre Federazioni il governo centrale ha rifiutato i loro piani di viaggio per Febbraio. Ma c’è da sperare che otteniamo il via libera per poter di nuovo gareggiare in Europa.»
Nel corso della sua lunghissima carriera il Re del biathlon è sempre stato molto attento, per non dire maniacale, nell’evitare ogni possibile malattia o virus che potesse minare ogni sua competizione, Coppa del Mondo, Mondiali o Olimpiadi che fossero. Chi non ricorda l’usanza che lui aveva ogni singola sera di fare gargarismi con alcool vari ad elevata gradazione per ripulire la gola da batteri e virus? O di sigillare le stanze d’albergo per evitare malattie, di mantenere sempre le distanze, evitare contatti, oppure presenziare a conferenze stampa coi giornalisti norvegesi all’aperto anche con temperature prossime ai meno dieci gradi?
In questa attenzione alla salute igienica nel suo periodo lavorativo nel continente asiatico, Ole ha imparato altre raccomandazioni per il controllo delle infezioni applicato dal popolo cinese: «In questo, loro sono più attenti di quanto non fossi io nel mio “peggio”. Ho provato a vivere senza infezioni per venticinque anni ma anche io ho imparato molto dai cinesi in questo campo. Sono più estremi di me e hanno sistemi migliori. Il fatto che mettano al primo posto la salute degli atleti e prendano il virus Covid19 estremanmente sul serio è ovviamente corretto. Io e Darya siamo in Cina dalla scorsa estate, viviamo nella nostra bolla e non ci prendiamo nessuna libertà con l’ambiente esterno. Io personalmente sono stato sottoposto al test ben venticinque volte».
Impossibilitati a gareggiare in Coppa del Mondo, Ole e Darya si vedono costretti ad inventare giorno dopo giorno piani alternativi, improvvisando gare interne fra i loro atleti per mantenere i ragazzi motivati ed in condizione. «Qui dobbiamo essere pronti a cambiare molto rapidamente i piani, non solo i piani A, B, C. Ormai siamo quasi alla fine dell’alfabeto» commenta in modo sarcastico l’otto volte medaglia d’oro alle Olimpiadi.
Ole Einar chiude in modo amaro, ma con un accenno di sfida, il colloquio svelando le proprie preoccupazioni sulla possibilità che le squadre cinesi possano ottenere la qualificazione nelle staffette ai prossimi grandi eventi: «Qualificarsi per i prossimi Mondiali e Olimpiadi diventa molto impegnativo quando non ti viene data la possibilità di partecipare alle competizioni. Non ci arrendiamo, ma per come è adesso la nostra situazione, non so se riusciremo a raccogliere abbastanza punti per qualificare le staffette per Pechino 2022. Potremmo qualificarci solo tramite le prossime gare di Dicembre e Gennaio e non possiamo permetterci di fallire.»
Quando lui venne presentato come vertice alto del progetto olimpico cinese nel biathlon il suo motto fu “Voglio rendere l’impossibile possibile.” Conoscendo bene il personaggio Bjørndalen e ciò che ha ottenuto nei suoi venticinque anni di carriera sempre ad altissimo livello, un euro lo si può tranquillamente scommettere.

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