Non è un Natale come gli altri a casa Di Centa. Non tanto per le restrizioni dovute all’emergenza covid, che ovviamente limitano gli spostamenti e la possibilità di incontrarsi con parenti ed amici per qualche tombolata o partita carte, ma per la lieta notizia che la giovane Martina, classe 2000, ha ricevuto negli ultimi giorni: la friulana è infatti stata convocata per il Tour de Ski che partirà in Val Müstair e inizierà quindi il 2021 facendo il suo esordio in Coppa del Mondo.
Per Martina Di Centa è un bellissimo traguardo, o forse sarebbe meglio definirla una tappa, di quella che si spera possa essere una carriera ricca di soddisfazioni. La friulana del Centro Sportivo Carabinieri è cresciuta tantissimo negli ultimi tre anni e mezzo, salendo due gradini alla volta. Sembra passato moltissimo tempo da quando nel maggio 2018 ancora non aveva deciso se proseguire sia nel fondo che nel biathlon, sua grandissima passione, al quale ha rinunciato un po’ a malincuore per concentrarsi anima e corpo sul primo. Anche perché Martina è fatta così, è una ragazza molto matura per la sua età, che dietro al volto gentile e i modi educati nasconde l’animo di una combattente, che la porta ad affrontare ogni prova con decisione e determinazione pronta sempre a lottare per raggiungere l’obiettivo prefissato, magari facendo anche qualche scelta difficile e dolorosa. Questa volta però è andata oltre le sue aspettative, perché non si sarebbe aspettata di fare il suo esordio in Coppa del Mondo dopo appena un mese dal suo esordio da senior, arrivato al termine di un’estate turbolenta a causa di un problema fisico.
L’abbiamo contattata proprio alla vigilia di Natale per parlare con lei dell’esordio in Coppa del Mondo, che avverrà proprio al Tour de Ski, e questo inizio di stagione che la vede in crescita. Con la sua grande educazione, la solita calma e qualche risata, Martina ci ha raccontato come sta vivendo l’attesa dell’esordio, anche se non si pone ovviamente aspettative.
Ciao Martina, complimenti per questa convocazione. Come hai reagito quando ti è stato comunicato che avresti fatto parte del contingente azzurro che parteciperà al Tour de Ski?
«Sono stata felicissima, anche se non è stata una vera e propria sorpresa, in quanto già dopo la tappa di OPA Cup a Goms si era palesata l’opportunità di fare l’esordio in Coppa del Mondo già a Davos. Discutendone assieme ai tecnici della nazionale, che ringrazio per avermi ascoltata, abbiamo deciso di aspettare ancora un po’, andarci con calma e avere prima delle conferme in Coppa Italia a Dobbiaco e in OPA Cup a Riale. In queste competizioni ho avuto le sensazioni e le conferme che speravo sulla mia condizione. Quando mi è stato quindi comunicato che avrei partecipato al Tour de Ski, ho avuto un misto di gioia e soddisfazione per tutto il lavoro che ho fatto in questo periodo. Significa che ne è valsa la pena soffrire di più questa estate, se poi ciò ha portato ad ottenere già questo bel risultato ad inizio stagione».
Alla vigilia della stagione, in un’intervista rilasciata a Katja Colturi per Fondo Italia avevi ammesso di non pensare ancora all’esordio in Coppa del Mondo, che non ti aspettavi arrivasse a breve.
«No, perché con tutti i cambiamenti che c’erano stati in estate e gli allenamenti persi, anche se ovviamente qualcosa ho fatto, ero convinta di arrivare impreparata al via della stagione, credevo di essere indietro rispetto alle altre. Non era nei programmi arrivare subito in Coppa del Mondo. Certamente sono partita con l’obiettivo di impegnarmi al massimo, come ho sempre fatto, ma non pensavo di essere già lì con atlete di grande esperienza rispetto a me».
Parlaci proprio dell’estate. Deve essere stato difficile per te dover fronteggiare un infortunio proprio in occasione della preparazione alla tua prima stagione da senior.
«Non ho vissuto un momento facile. Avevo approcciato alla preparazione con grande entusiasmo, tanta voglia di crescere ed imparare, perché volevo essere pronta per il salto di categoria. Poi è arrivato questo infortunio al piede, del quale all’inizio non avevo nemmeno compreso la sua gravità. Poi mi è stato detto che non avrei dovuto fare alcun intervento, ma il problema si sarebbe risolto da solo nel tempo e non avrei potuto fare altro che riposare ed armarmi di pazienza, senza quindi allenarmi come avrei voluto e dovuto. All’inizio non ho reagito bene, ero molto arrabbiata, poi mi sono messa il cuore in pace comprendendo che arrabbiarsi non sarebbe servito a nulla, ma le energie andavano concentrate solo sulla guarigione e ovviamente sull’allenarmi nel modo giusto senza peggiorare la situazione. In realtà questo periodo mi è stato molto utile ad avere anche un approccio diverso all’allenamento, in quanto ero solita fare tutto a prescindere, mentre ora ho imparato ad ascoltare di più il mio corpo ed adattarmi di conseguenza perché ciò porta maggiori benefici».
In estate hai anche cambiato allenatore ed ora sei seguita da Simone Paredi. Come ti stai trovando con lui?
«Molto bene, perché già dall’inizio mi sono trovata subito d’accordo con il suo modo di impostare l’allenamento, l’organizzazione di tutto. Inoltre a livello personale mi sono trovata doppiamente bene, perché mi ha aiutata tantissimo nelle difficoltà fisiche che ho avuto, si è adattato alle mie esigenze, aiutandomi così a riprendermi ed allenarmi. Credo non sia stato facile nemmeno per l’allenatore modulare tutto questo insieme. Non è stato il solo ad aiutarmi, anche il fisioterapista Claudio Saba ha avuto un ruolo molto importante, così come tutti i compagni e le compagne del gruppo Milano-Cortina, che ringrazio».
Qual è la tua più grande curiosità in vista dell’esordio in Coppa del Mondo?
«Non saprei. Voglio prima di tutto vedere cosa significa gareggiare con atlete che hanno tanta esperienza e sono abituate a sfidarsi dando tutto. Sono curiosa di vederle dal vivo, essere lì con loro e fare esperienza sulla mia pelle. Per me è l’occasione di mettermi alla prova e capire poi a che punto sono e su cosa lavorare».
C’è un’atleta in particolare che sei curiosa di affrontare in pista?
«In generale sarà bello vedere le atlete di nazionali molto competitive come Russia e Svezia. Certo, purtroppo non ci sarà la Norvegia».
Dispiaciuta quindi per l’assenza della Norvegia?
«Certo, mi dispiace, perché sarebbe stato diverso se fossero state tutte presenti. Ma alla fine il livello sarà ugualmente molto alto, visto che sarà l’unica nazione a mancare».
Tanto Fossesholm in pista l’hai già affrontata.
«Si e va tanto veloce (ride, ndr)».
Al termine del tuo Tour de Ski sarai soddisfatta se?
«Se sarò consapevole di aver dato tutto e se sarò riuscita ad arrivare almeno a fare la tappa di Dobbiaco. Vedremo gara per gara, cercherò di ascoltare il mio corpo e vedere se varrà la pena di continuare o sarà meglio fermarsi. Non ho esperienza, non ho mai affrontato un tour con tante gare una dietro l’altra, quindi non posso sapere come sarà l’impegno a livello fisico. Certo, il sogno sarebbe arrivare in Val di Fiemme. Vedremo».
Come abbiamo detto, l’esordio è una tappa importante della tua carriera. Vuoi ringraziare qualcuno?
«Tutti coloro che in qualche modo mi hanno supportata consentendomi di essere qui. Dal Centro Sportivo Carabinieri alla squadra nazionale, nella quale comprendo tutti gli atleti e i tecnici, ovviamente la mia famiglia e generalmente anche chi da fuori mi ha seguita. A tutti voglio dire grazie».