Prosegue a Monaco di Baviera il processo al quale è stato sottoposto il dottor Mark Schmidt, accusato di aver favorito alcuni atleti, in particolare di sci di fondo e ciclismo, a doparsi.
Il medico tedesco, principale imputato nel processo, ha fatto una confessione esauriente nella giornata di martedì ammettendo aver commesso questo reato a partire dal 2012. In un comunicato letto dai suoi avvocati, Schmidt ha svelato che da quell’anno si è occupato principalmente di atleti degli sport invernali e ciclisti, ma non ha fatto nomi nuovi dei suoi ex clienti.
Come riportato da focus.de, il medico ha sottolineato che non lo stava facendo per soldi, in quanto stava raggiungendo soltanto il pareggio con queste operazioni, ricevendo appena cinquemila euro a stagione dagli atleti come importo di base per le cure mediche, mentre quelle intensive costavano di più. Dall’altra parte aveva grandi spese per le attrezzature, ma anche per viaggi e hotel. Insomma probabilmente lo faceva per hobby. Schmidt ha poi voluto smentire l’accusa di aver messo a rischio la salute degli atleti: «È sempre stato importante per me che gli atleti non danneggiassero la loro salute». Schmidt è accusato però di aver somministrato un farmaco pericoloso a un ciclista, anche se si è difeso affermando di aver avvertito l’atleta di non aver mai personalmente testato il farmaco.
Il pubblico ministero di Monaco ha elencato quasi 150 reati contro il medico quarantaduenne, che ha ammesso la maggior parte delle accuse, ma ha anche smentito diversi atti. Due collaboratori di Schmidt, nelle prime due settimane del processo, hanno testimoniato e confermato le indagini dell’Operazione Aderlass. Il medico di Erfurt aveva chiesto loro di prelevare il sangue dagli atleti in varie località e di consegnarlo loro. Ciò è stato confermato dallo stesso medico e dal padre di Mark Schmidt.
Mark Schmidt ha parlato anche del suo periodo come medico presso i team Gerolsteiner e Milram dal 2007 al 2010, squadre poi sciolte a causa di tanti casi di doping. Il dottore si è difeso dalle accuse, negando di essere stato coinvolto in quelle manipolazioni. «Non posso dire perché in seguito ho deciso di utilizzare il metodo del doping ematico – ha scritto a processo – il fascino e l’amore per lo sport sono stati la forza trainante di questa decisione. Sfortunatamente ho perso di vista il fatto che proprio questo sta danneggiando lo sport».
Ricordiamo che l’Operazione Aderlass, che ha poi portato a questo processo, partì nel corso del Mondiale di sci nordico a Seefeld con gli arresti di alcuni atleti, tra i quali gli austriaci Hauke e Baldauf, oltre al forte kazako Poltoranin.