Il prossimo 20 ottobre il Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna esaminerà il caso del biatleta russo Evgeny Ustyugov, che lo scorso febbraio è stato condannato per aver fatto uso della sostanza vietata oxandrolone, perdendo così tutti i risultati ottenuti nella stagione 2013/14. Se il TAS confermerà la condanna, il russo e i suoi compagni di squadra perderanno la medaglia d’oro conquistata in staffetta alle Olimpiadi di Sochi.
In un’intervista rilasciata a Sport-Express.ru, l’ex biatleta russo, accusato lo scorso febbraio dal Biathlon Integrity Unit anche di aver violato le regole antidoping dell’IBU per dati anormali sul suo passaporto biologico, dal gennaio 2010 al febbraio 2014, cosa che gli costerebbe altre due medaglie olimpiche e due mondiali, ha deciso di passare al contrattacco. «Non andrò in Svizzera ma parteciperò attraverso un collegamento video. Come andrà non lo so, così come non so nemmeno raccontare ciò che è accaduto nell’ultimo periodo. C’è una calunnia contro di me, che non avrei mai potuto sognare nemmeno nel peggior incubo. Pensate mi dicono che ho fatto trasfusioni di sangue e mi sono iniettato costantemente EPO. Ho un passaporto biologico con diverse anomalie, ma non ho mai avuto un solo test antidoping positivo. Sulla base del mio passaporto biologico, mi sono sottoposto volontariamente ad altri esami, in base ai quali l’IBU aveva concluso che non c’erano le basi per intentare una denuncia contro di me, poiché le anomalie nel passaporto erano geneticamente spiegate. Ora, in assenza di nuove prove, l’IBU ha cambiato radicalmente idea nei miei confronti, una cosa che va contro a tutte le norme legali».
L’attacco di Ustyugov si è quindi fatto sempre più duro: «In generale la divisione antidoping del TAS non può considerare legalmente il mio caso, ma lo sta facendo. Sebbene non abbia dato il mio consenso all’esame del mio caso nel TAS ADD. È un vero caos legale. Dopo l’udienza preliminare, ho paura di immaginare cosa accadrà dopo. I miei avvocati occidentali sono sotto shock, così come lo sono io. Dal 2010 sono sotto la continua minaccia della WADA e del CIO. Tutti i miei campioni sono sempre stati puliti. Tre anni dopo, quando ho collaborato con loro, sono venuti a casa mia a Krasnoyark e ho dato loro tutti i campioni. Due volte. Ora dicono che i test presentati su loro richiesta non possono essere presi in considerazione e che in questi due anni ho preso l’EPO».
L’ex atleta russo ha quindi ribadito che l’IBU l’ha invitato ad ammettere le sue colpe e si è scagliato contro il mondo occidentale: «Ricevevo messaggi del genere da loro. Ad esempio mi invitavano ad ammettere la mia colpa, il sistema antidoping della Russia e non avrebbero più indagato su di me. Mi hanno detto: “Ti priveremo di tutto, farai meglio a confessare”. È una follia, qualcuno vuole approfittare della situazione e prendere le nostre medaglie. Siamo tutti ostaggi dell’occidente. È un peccato che siano gli atleti a dover soffrire a causa di questi giochi. La Russia ha subito il danno di reputazione più grande e ora non c’è alcuna forma di protezione e giustizia nei confronti degli atleti russi. La WADA? Non mi sembra un’organizzazione trasparente, è tutta una questione politica. Fa quello che vuole. Bisognerebbe cambiare lo statuto di questa organizzazione, farvi entrare gente che sia davvero interessata a proteggere gli atleti anziché linciarli. Loro si sentono i padroni della situazione. Spesso venivano da me di notte. Posso dimostrare che una volta vennero alle 23.34 e fecero il mio esame del sangue per l’emoglobina per il passaporto biologico. In un’ora così tarda? Qualsiasi medico sa che il sangue andrebbe preso a stomaco vuoto. Sarebbero potuto accadere molte cose quel giorno. Potevo aver corso 50km di fondo, fare un duro allenamento in palestra, mangiare molto. E hanno messo tutti questi indicatori nel mio passaporto».