Nella passata stagione si è tolto tante soddisfazioni all’ultimo anno nella categoria Aspiranti, vincendo i due titoli italiani in palio tra Gromo e Schilpario, individuale e sprint in skating, ma anche un bel bronzo alle Olimpiadi Giovanili nella staffetta mista di sci nordico, comprensiva di salto, combinata e fondo, con una grande ultima frazione in skating. L’esplosione della pandemia di covid-19 non gli ha poi consentito di giocarsi un altro Campionato Italiano nella gara di casa, a Falcade, con famiglia e amici giunti sul posto a fargli il tifo. Risultati positivi, che hanno consentito al veneto Elia Barp di entrare nella nazionale juniores per la stagione 2020/21, la prima per lui da junior.
Un’occasione che il giovane veneto, tesserato da aggregato per le Fiamme Gialle, vuole sfruttare al meglio, confermando quanto di buono fatto già vedere e continuando a crescere. In fin dei conti di passi in avanti ne sta facendo tanti e anche velocemente, se si considera che il bellunese classe 2002, originario di Trichiana, piccola frazione del comune di Borgo Valbelluna, è arrivato al fondo piuttosto tardi rispetto alla media. Come facciamo spesso, per conoscere meglio questi giovani nazionali azzurri che cercano di inseguire il sogno di una carriera nello sci di fondo, l’abbiamo contattato per farci raccontare la sua storia.
Ciao Elia. Cosa significa per te essere entrato a far parte della nazionale juniores?
«È sicuramente un bel passo, anche perché mi dà la consapevolezza che sto andando forte e qualcuno ha fiducia in me. Già lo scorso anno, grazie al tesseramento nelle Fiamme Gialle, avevo avuto un primo feedback positivo, ora che sono entrato in nazionale ho avuto la conferma che sto lavorando nel modo giusto. È bello e motivante scoprire che qualcuno crede in te a apprezza il tuo lavoro».
Dopo aver dominato la stagione tra gli Aspiranti, il prossimo anno passerai tra gli juniores. Cosa ti aspetti?
«In Italia conosco comunque tutti i miei avversari, dal momento che già ho gareggiato con i 2001, quindi so cosa aspettarmi. La grande novità sarà per me partecipare alle gare di OPA Cup, in quanto lì non so nulla degli altri concorrenti. Già lo scorso anno, al mio primo confronto con atleti stranieri, in occasione delle Olimpiadi Giovanili, mi sono reso conto di quanto si alzi il livello in campo internazionale. In ogni caso posso già pormi un mio obiettivo personale, quello di qualificarmi per il Mondiale. Sono consapevole che non tutti gli anni potranno essere come l’ultimo, che è stato molto positivo, ma mi auguro di ripetermi. In ogni caso sono proprio curioso di esordire in OPA Cup Junior, una cosa che purtroppo mi è mancata, per un motivo o per l’altro, lo scorso anno».
L’hai già in parte accennato; la stagione passata è stata veramente positiva per te.
«Già era iniziata bene sugli skiroll, grazie ai successi a Forni Avoltri e Croce d’Aune, poi è stata molto proficua anche in inverno quando più contava. Ho vinto quasi tutto il possibile in ambito nazionale. Mi aspettavo di poter ottenere dei buoni risultati, sapevo di essermi preparato bene, ma non mi aspettavo di andare addirittura così. Già a dicembre a Gressoney, seppure ancora non in grande condizione, ero riuscito a qualificarmi per le Olimpiadi Giovanili. Poi, purtroppo, mi sono slogato una caviglia dopo Natale, fermandomi una settimana. Non sono riuscito ad allenarmi al meglio in vista dell’appuntamento di Losanna e sono arrivato lì non nella miglior condizione. Sono comunque riuscito a qualificarmi nelle due sprint, mi sono sentito un po’ meglio nella 10km, anche se in alternato faccio più fatica, poi invece sono andato molto bene nella mia frazione di staffetta in skating, riuscendo a contribuire al bronzo azzurro. Dopo quell’appuntamento la condizione è cresciuta ulteriormente agli Italiani di Bergamo, dove ho fatto vedere quanto so fare. Ci tenevo a fare il bis a Falcade, il sabato ho anche vinto la sprint di Coppa Italia, ma l’emergenza covid-19 ha fatto cancellare le gare domenicali proprio in casa mia».
A proposito, puoi raccontarmi quella particolare domenica? Ricordiamo, era il 23 febbraio, nella tarda serata di sabato il Governo aveva annunciato la sospensione delle attività sportive in Lombardia e Veneto, a causa dell’esplosione dell’emergenza covid-19.
«Quando abbiamo le gare, sono solito andare a dormire presto, quindi non sapevo nulla della sospensione dell’attività sportiva in Veneto e Lombardia. La mattina mi piace arrivare molto presto al campo gara, quindi quel giorno mi sono svegliato di buon’ora e dopo colazione ho incontrato mia mamma, che aveva letto sul web della possibile cancellazione delle gare. A me sembrava strano, così sono sceso in pista e ho visto già gli allenatori che caricavano i furgoni, allora ho capito che probabilmente non avremmo corso. Purtroppo così è stato e ci sono rimasto malissimo, anche perché ero ben preparato e in forma, avevo amici e parenti che erano venuti lì a guardarmi, essendo la mia gara di casa. Poi mi sembrava tutto così strano, anche perché soltanto il giorno prima avevamo corso tutti assieme».
Nella passata stagione hai avuto anche l’opportunità di partecipare alle Olimpiadi Giovanili. Che tipo di esperienza è stata? Il bronzo ti ha dato una maggiore consapevolezza nei tuoi mezzi?
«L’evento in sé è stato bellissimo, sembrava di vivere un’Olimpiade vera, quella dei grandi. Addirittura fuori dal villaggio c’erano anche bambini che chiedevano foto e autografi agli atleti. È stato veramente bello, così come in pista dove c’era gente lungo tutto il percorso. Per quanto riguarda la seconda parte della tua domanda, ho avuto un’ulteriore consapevolezza sulle mie qualità, ma ho anche toccato con mano una realtà diversa, sfidando avversari stranieri che ho notato essere oggi più forti di me. In particolare, ho notato che nelle salite più dure facevo fatica a tenere il loro ritmo. Insomma sono di un livello superiore rispetto a me, quindi so che dovrò lavorare ancora per cancellare il gap che oggi ho nei loro confronti. Ho però visto che nelle sprint non sono piantato, sono riuscito a qualificarmi ad entrambe e questo mi ha dato tanta fiducia per i successivi italiani».
A proposito, stile e format di gara che preferisci?
«Sicuramente mi trovo meglio in skating, lo sento proprio durante la gara. Al di là poi di risultati o prestazioni, sono le sensazioni a essere diverse. Inoltre preferisco le lunghe distanze, forse perché ho fatto tanti anni di ciclismo da bambino. Infatti quando a Gromo abbiamo gareggiato sulla 15km ero veramente contento. Quindi meglio le distance delle sprint, nelle quali comunque sono migliorato tanto come dimostrano i risultati dell’ultima stagione».
Torniamo indietro nel tempo: parlaci dei tuoi inizi nello sci di fondo.
«Avevo già fatto qualche corso a Villaga di Feltre quando ero molto piccolo, perché mio nonno paterno era un appassionato, tanto da aver partecipato a gare come Dobbiaco-Cortina e Marcialonga. Per qualche anno, però, ho poi messo da parte lo sci e seguito la passione di mio papà per la bicicletta, così ho iniziato a praticare ciclismo, anche perché era impossibile trovare il tempo per allenarsi nello sci di fondo, visto che facevo il tempo pieno a scuola. Alle medie ho però ripreso anche con lo sci di fondo, sono entrato nella GS Castionese, ma mi allenavo solo due volte a settimana quando non avevo scuola. Mi piaceva, così mi sono trasferito qui a Falcade per le superiori, ho iniziato a frequentare lo Ski College e in seconda superiore ho lasciato il ciclismo per concentrarmi sullo sci di fondo fino ad arrivare oggi in nazionale. Rispetto agli altri ho iniziato tardi».
Qual è stato il momento in cui hai capito di poter provare a giocarti fino in fondo le tue carte nello sci?
«Al primo anno di scuola superiore non ho ottenuto molti risultati, ma in ogni caso sono riuscito per la prima volta a qualificarmi per un Campionato Italiano, che per me era già un primo piccolo traguardo. L’anno successivo, però, è stato quello più importante perché per la prima volta ho vinto il titolo regionale, battendo ragazzi che fino a dodici mesi prima mi staccavano di un minuto. Poi ho anche chiuso al secondo posto gli Italiani ad Alfedena, quando ero Allievi secondo anno. Lì ho capito di avere i mezzi per poter fare qualcosa di importante. Poi è arrivato il tesseramento nelle Fiamme Gialle, che mi ha dato una grande mano, e la bellissima ultima stagione che mi ha portato in nazionale».
Su cosa ritieni di dover migliorare?
«Senza alcun dubbio devo ancora lavorare molto sulla tecnica, soprattutto in alternato. Lo sto già facendo e devo dire che nell’ultima stagione i primi risultati si sono visti. Devo in particolar modo migliorare sulle salite, quando si apre a spina di pesce, dove noto che perdo sempre qualcosa dagli altri. Ovviamente anche in skating c’è sempre qualcosa da migliorare, sono ancora giovane e devo lavorare su tutto, ma lì sono più avanti rispetto al classico».
È stato fin qui difficile per te conciliare scuola e sport?
«No, per due motivi. Innanzitutto grazie allo Ski College Falcade, che ci aiuta molto mettendoci a disposizione tutto ciò di cui abbiamo bisogno noi studenti sportivi. In secondo luogo perché sono fortunato nell’essere un ragazzo che apprende le cose con grande facilità. Non ho bisogno di passare troppe ore sui libri, in quanto con grande facilità riesco a imparare abbastanza velocemente. Anche se salto tanti giorni di scuola, come accaduto quest’anno, quando mi ritrovo a dover dare quattro verifiche in pochi giorni, riesco a recuperare in poco tempo e fare tutto per bene».
Hai un idolo o un punto di riferimento nello sci di fondo?
«Sinceramente no. Da bambino non seguivo assiduamente lo sci di fondo in tv, quindi non conosco bene gli atleti che correvano alcuni anni fa. Posso però dirti che il mio atleta preferito oggi è Bolshunov, anche se non posso definirlo un idolo. In generale non credo di averne nello sport».
L’ingresso in nazionale juniores è un passo importante per te, una bella base da cui partire per provare a raggiungere gli obiettivi che ti sei posto. Vuoi ringraziare qualcuno per esserci arrivato?
«Sicuramente il mio allenatore Omar Genuin, che mi ha seguito allo Ski College ed è stato un fattore importante per la mia crescita. È una persona che sa fare veramente bene il suo lavoro con i giovani. Poi ovviamente la mia famiglia, perché ha dovuto sostenere tante spese economiche in questi anni per sostenermi. Se loro non avessero fatto questi sacrifici per me, oggi non sarei qui. Negli ultimi due anni ci siamo anche spostati qui a Falcade e mio padre tutti i giorni si fa un bel viaggio in macchina per andare al lavoro. Infine voglio dire grazie alle Fiamme Gialle, perché il tesseramento con loro mi ha aiutato tantissimo, hanno creduto in me e supportato tantissimo».