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Sci di fondo

Doping – Operazione Aderlass, ARD: “Schmidt ha svelato i nomi dei suoi collaboratori”

ARD ha dato delle nuove rivelazioni importanti sull’operazione “Aderlass”, scattata nel febbraio 2019 nel corso dei Mondiali di Sci Nordico di Seefeld, in Austria, che portò all’arresto, tra gli altri, dei fondisti Max Hauke, Dominik Baldauf, Alexej Poltoranin, Andreas Veerpalu e Karel Tammjarv, del medico di Erfurt, Mark Schmidt, al centro della sospetta operazione di doping ematico, ma successivamente anche di alcuni ciclisti, come Stefan Denifl e il croato Kristijan Durasek.

L’emittente televisiva tedesca ARD, che ha sempre seguito molto da vicino questa vicenda, è entrata in possesso di alcuni documenti contenenti anche quanto rivelato dallo stesso Mark Schmidt agli inquirenti. Il medico di Erfurt, infatti, inizialmente aveva collaborato con la giustizia, svelando diversi retroscena, anche se dopo oltre un anno di carcere, una volta cambiato avvocato, ha deciso ora di comportarsi in modo diverso, non avendo ottenuto nulla in cambio. Anche perché, secondo gli avvocati dell’accusato, la carcerazione preventiva non può durare oltre un anno, nonostante la costruttiva cooperazione del medico tedesco. Così Schmidt ha presentato una denuncia costituzionale, in quanto ritiene violata non solo la procedura penale ma anche i diritti fondamentali.

Ma quali sono le rivelazioni fatte da Schmidt prima di entrare nel suo silenzio di protesta? Il medico tedesco ha coinvolto altri personaggi in questa vicenda, persone già legate in passato alla violazione delle norme antidoping. Un ruolo importante nel costruire una base di clienti l’avrebbe avuto Walter Mayer, ex allenatore della nazionale di fondo austriaca, squalificato dopo che nel 2002 venne trovato, negli alloggi della squadra austriaca durante le Olimpiadi di Salt Lake City, tutto l’equipaggiamento necessario per effettuare le trasfusioni di sangue. Nonostante la squalifica, Meyer fu al centro anche del secondo scandalo che colpì la nazionale austriaca in occasione delle Olimpiadi del 2006. Fu lui a portare a Schimdt tanti clienti che hanno poi svolto pratiche di doping ematico. Raggiunto dai giornalisti di ARD, l’ex allenatore della squadra austriaca di fondo, ha smentito quanto affermato dal medico di Erfurt.

Schmidt ha poi fatto un altro nome, quello di un altro personaggio già coinvolto in passato in vicende di doping, l’allenatore croato di atletica Dario Nemec. Sua moglie Lisa, ex maratoneta croata, ma nata negli USA, è stata squalificata per quattro anni nel 2016 dopo essere stata trovata positiva a un controllo antidoping a sorpresa nel suo appartamento. Per altro il nome di quest’ultima, oggi 36enne, secondo quanto riferito, sarebbe anche nella lista degli atleti che avrebbero fatto uso delle pratiche di Schmidt.

Il medico tedesco ha affermato agli inquirenti che Nemec lo avrebbe aiutato non soltanto nel reperire clienti, ma anche nel procurarsi sostanze dal mercato nero, dare consigli su mezzi e limiti di rilevazione, oltre a istruzioni sul dosaggio. Secondo Schmidt l’allenatore croato era così ben informato che le parti interessate gli avevano addirittura chiesto se "potesse praticare il doping ematico su cavalli e cammelli in Bahrein”.
ARD ha poi svelato che Nemec è stato arrestato in Croazia, ma rilasciato dalla custodia a causa della pandemia di coronavirus. Presto, però, potrebbe essere estradato in Austria.

Schmidt ha svelato che il tutto sarebbe iniziato nel 2012 e agli atleti stessi sarebbero stati dati dei nomi segreti. Per esempio il ciclista croato Durasek era “Triple X”, l’austriaco Denifl “Nameless”, il fondista Poltoranin veniva chiamato “Einstein”, mentre Lisa Nemec “Girl”, Johannes Dürr “Lucky Luke”, Domin Baldauf “Peer” e Max Hauke “Moritz”. Nell’operazione sono menzionati 23 atleti di otto diversi paesi, che avrebbero pagato 5000 euro soltanto per entrare nel programma, poi altri 3000 o 3500 euro a stagione, ma Schmidt riceveva anche dei compensi speciali per Mondiali o Olimpiadi.

Il medico tedesco ha riferito di aver garantito agli atleti che avrebbero superato ogni controllo antidoping per i trattamenti ematici. Era anche disposto, secondo quanto da lui stesso confessato, a consegnare determinati farmaci su richiesta, ma in questo caso non poteva garantire agli atleti che l’avrebbero sempre fatta franca. Per ordinare dosi di ormone della crescita, andò semplicemente in farmacia.

Insomma l’inchiesta va avanti e assume contorni sempre più internazionali.

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