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Biathlon

Biathlon – Christiansen e Tandrevold dicono la loro sui mancati allenamenti in quota

In Norvegia si continua a parlare dei mancati allenamenti in quota, che per molti atleti sono penalizzanti, soprattutto alla vigilia del biennio che porterà alle Olimpiadi di Pechino, che si disputeranno in quota.

Dopo la richiesta di Johannes Bø, che aveva chiesto addirittura la sospensione del divieto di utilizzo della camera ipobarica che simula proprio le reazioni del fisico in altura, è ora Vetle Sjåstad Christiansen a lamentarsi del problema dei mancati raduni in quota: «Sicuramente in termini di acclimatazione è abbastanza un problema per noi. Perché anziché di passare cento giorni in quota ne avremo zero. Avevamo valutato in precedenza, prima che arrivassero le restrizioni suoi viaggi, che avremmo fato diversi allenamenti in altura per fare altri passi in avanti (nell’acclimatazione, ndr). Questo era l’aspetto che volevo perfezionare in preparazione. È quasi ironico»Christiansen, infatti, teneva in modo particolare ad allenarsi in quota, dal momento che è tra gli atleti che solitamente fatica di più ad abituarsi.

Il responsabile del biathlon norvegese, Per Arne Botnan, è sulla stessa lunghezza d’onda: «Quest’anno, purtroppo, non avremo alcun raduno in alta quota. È un peccato».  Dispiaciuto anche l’allenatore Egil Kristiansen: «Abbiamo un paio di tappe ogni stagione in località che sono in quota, quindi è importante avere qualche giorno di allenamento in altura per acclimatarsi e imparare cosa fare. Pensiamo che potrebbe essere quindi un piccolo inconveniente per noi non poterlo fare quest’anno. Vedremo come affrontarlo individualmente».

La squadra femminile non era invece abituata all’utilizzo dei raduni in quota, ma nella passata stagione le atlete hanno passato ottanta giorni di allenamento in queste condizioni. Per questo motivo Tandrevold è dispiaciuta che quest’anno non possa ripetersi l’esperienza, ma non ne fa una tragedia: «Penso che ad Anterselva ci sia stata per me una grande differenza tra i Mondiali di quest’anno e la tappa di Coppa del Mondo della passata stagione. Mi ha aiutato molto allenarmi in quota. Sarà un peccato non poterlo ripetere, ma non possiamo farci nulla a riguardo e sono convinta che avremo ugualmente un buon programma di allenamento. Diciamo che sarei stata più stressata se fosse accaduto alla vigilia della stagione olimpica».

Christiansen ha quindi fatto un confronto con gli atleti di Italia e Francia. «Avranno un vantaggio nel potersi allenare in quota a casa loro, anche se va detto che non hanno potuto muoversi tanto in questo periodo». Insomma l’atleta norvegese è anche consapevole delle difficoltà avute dagli atleti dell’arco alpino.

Infine il nazionale norvegese ha concluso: «Si potrebbe fare un raduno ai 1850 metri di Juvasshytta. È molto simile a Seiser Alm. Avevamo messo nel programma gli allenamenti in quota perché è la cosa migliore da fare. Non credo che dovremmo metterli quindi completamente da parte, ma cercare delle soluzioni».

Sia l’ex atleta Emil Hegle Svendsen che il responsabile del biathlon norvegese, Botnan, la pensano diversamente, in quanto giudicano l’altezza di questa località non sufficiente per avere un effetto.

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