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Sci di fondo

Fondo – Giandomenico Salvadori: “Che brutto gareggiare senza pubblico a Holmenkollen!”

Si sarebbe aspettato qualcosa in più dalla sua stagione, soprattutto in skating. Giandomenico Salvadori non è molto soddisfatto di come sono andate le cose, nonostante in tecnica classica non sia mai uscito dalla zona punti dalla gara di Dobbiaco del 1 gennaio in poi. Nel corso dello Ski Tour scandinavo era anche salito di condizione in alternato, prima dello stop forzato a causa dell’emergenza coronavirus.

Con il trentino delle Fiamme Gialle abbiamo quindi parlato non soltanto della sua stagione, ma anche di come sta vivendo questo periodo sicuramente inedito e difficile per tutti.

Ciao Giandomenico. Stai riuscendo ad allenarti in questi mesi casalinghi?
«Si, sto facendo tanta bicicletta sui rulli, lavori sulla forza, cose a secco. Diciamo che in linea generale non sto facendo tantissimo, anche perché non mi piace tanto stare fermo lì sulla bici a fare rulli e nemmeno il tapis roulant. Amo l’allenamento all’aria aperta, che è tutt’altra roba. Comunque siamo ad aprile, quindi non devo fare tantissimo, una quarantina di ore come abbiamo concordato con Stefano Saracco. Poi se dal 4 maggio si potrà uscire di casa, sarò felice di tornare a fare bici e camminate, iniziando ad aumentare le ore di allenamento».

Anche perché pure per voi è cambiato tutto, visto che la stagione è terminata in anticipo.
«Si, tutti i tempi sono un po’ sfasati, ho dovuto riprendere un po’ ad allenarmi già ad inizio aprile, quando quest’anno, invece, vista la neve scesa a inizio marzo, avrei anche avuto la possibilità di qualche allenamento in più sulla neve a fine stagione. Purtroppo quanto accaduto non ci ha permesso di staccare come solitamente avremmo fatto in questo periodo, soprattutto dal punto di vista mentale, in quanto stare a casa non è la stessa cosa. Dobbiamo però adattarci, anche perché rispetto a tantissima altra gente non possiamo certo lamentarci, anzi dovremmo essere gli ultimi a farlo».

Attività alternative in questo periodo casalingo?
«Come altri, anch’io mi sono un po’ dilettato in cucina ma mi sono già stufato (ride, ndr). Ho fatto qualche lavoro a casa, sistemato la macchina, lavata più volte, messo a posto la bici e le solette degli sci. Il problema è che ho fatto tutto nelle prime settimane».

Passiamo adesso al lato agonistico: come giudichi la tua stagione?
«Non sono tanto soddisfatto, ho fatto troppa fatica a inizio stagione come mi accade sempre. Ogni anno modifico qualcosa in preparazione, ma i risultati non cambiano. Mi sembrava di essere arrivato in forma a Rovaniemi, avevo fatto anche bene nei test coi russi, poi a Kuusamo non sono riuscito a tirare fuori delle cose decenti, in particolare in pattinaggio. Sono molto deluso soprattutto di come sono andate le cose in skating, perché in passato quando stavo bene andavo quasi meglio che in classico, invece quest’anno sono stato non pervenuto. In classico, dalla gara di Dobbiaco in poi non sono mai uscito dalla zona punti, classificandomi anche bene coi tempi di giornata. Purtroppo nelle gare a inseguimento partivo sempre con l’handicap della brutta prova in pattinaggio. Però in alternato non posso lamentarmi della seconda parte di stagione, ho avuto delle buone sensazioni, a Lahti, Trondheim e anche Oslo, dove purtroppo ho sbagliato nel cambio sci. Insomma direi bene, mentre in skating zero».

Come ti spieghi quanto accaduto in skating?
«Ci abbiamo ragionato tutto l’inverno insieme a Saracco, ma non siamo riusciti a spiegarci queste prestazioni in skating. Mi sembrava sempre di andare a ritmo medio e le gambe non reggevano, mi facevano male, all’inizio andavano ma poco dopo non riuscivo a recuperare. Così è stato anche agli Italiani, per tutto l’inverno le stesse sensazioni. Non so spiegarmelo. Quando ripartiremo, torneremo su quanto accaduto lo scorso anno, per ricominciare senza commettere gli stessi errori. Non mi capacito veramente di quanto successo, anche perché in estate e autunno mi sentivo benissimo come mai mi era accaduto in precedenza».

L’emergenza coronavirus ha portato gli organizzatori a far disputare la mitica 50km di Holmenkollen senza pubblico; che effetto ti ha fatto?
«Avevo gareggiato a Holmenkollen già lo scorso anno e posso dire che non è nemmeno paragonabile. Senza pubblico è stato bruttissimo, sembrava tutta un’altra gara, non riesco nemmeno a spiegarlo. Forse abbiamo anche sofferto di più durante la gara. Lì, quando c’è il pubblico, con le tribune piene, si ha un tifo pazzesco, hai gente ovunque e quando entri all’interno dello stadio senti i tifosi che ti sostengono e trovi nuove energie. Anche perché il pubblico norvegese è veramente molto sportivo, tifa e sostiene tutti, anche noi italiani, e questo aiuta tanto, soprattutto quando sei negli ultimi giri di una cinquanta e le energie sono poche. Stavolta, invece, entravi in quello stadio vuoto e sentivi solo le voci dei tecnici ai rifornimenti. È stata dura».

In stagione hai sfiorato il podio con i tuoi compagni della staffetta; insieme a De Fabiani, Gardener e Zelger avete quasi riportato l’Italia sul podio dopo quattro anni.
«È stata per me la gara più bella della stagione, già il giorno prima in classico avevo fatto una buona prestazione. Quel giorno lì non ci aspettavamo nulla, ma quando ho visto Defa cambiare ancora con i primi, Garda anche, a quel punto durante la frazione di Stefan ho iniziato a sperarci. Anche perché lo svizzero in salita sembrava quasi a staccarsi e pregavo accadesse, perché conoscendo Furger sapevo che in volata è molto competitivo, infatti alla fine ha staccato anche il russo. È stata una bella emozione, il giorno prima avremmo firmato per una gara del genere. Ovviamente lì per lì c’è stata un po’ di delusione, ci avevamo creduto. Peccato perché per tre quarti della staffetta sarebbe stato il primo podio in Coppa del Mondo».

Questo risultato vi dà qualche convinzione in più per le prossime staffette?
«Noi siamo sempre convinti, anzi a volte ne abbiamo affrontate alcune aspettandoci un grande risultato che poi non è arrivato. A differenza di questa volta, nella quale non avremmo mai creduto di lottare per il podio. Ecco, forse a volte sentiamo un po’ troppo la tensione del grande appuntamento. Speriamo comunque di riavere questa occasione, trovarci nuovamente lì, perché salire insieme sul podio sarebbe davvero bello».

Mignerey ha affermato che la stagione di Coppa del Mondo potrebbe risentire molto dell’emergenza coronavirus; ci stai pensando?
«Sinceramente no, mancano ancora tanti mesi al via della Coppa del Mondo, ogni settimana si sentono delle notizie nuove. Ovviamente per un po’ non sarà come prima, forse anche viaggiare in aereo sarà complicato prima che tutto si sistemi. Almeno così posso pensare oggi, ma la situazione è talmente in evoluzione che magari domani cambia tutto. Sono un atleta, quindi ho soltanto il dovere di pensare unicamente a prepararmi al cento per cento come faranno tutti gli altri per farmi trovare pronto se le gare si svolgeranno regolarmente»

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