Lo sci di fondo è fatica, talento, ma soprattutto passione; è la classe immensa di Johaug che straccia la concorrenza già al secondo chilometro, Klæbo che pennella le curve andando al doppio della velocità degli altri, Pellegrino che di classe e d’astuzia beffa gli avversari sulla linea del traguardo, Bolshunov che con le sue braccia fa delle spinte poderose, ma anche e soprattutto la passione di chi fa mille sacrifici per inseguire un sogno.
Il finale della 30km di Pragelato ci ha regalato un chiaro esempio delle emozioni che lo sci di fondo può suscitare a chi è pronto a fare mille sacrifici per questa grande passione. Gilberto Panisi, venticinquenne lombardo, che per seguire il sogno sci di fondo si è trasferito in Svezia dove studia e si allena, ha chiuso al terzo posto la mass start in classico sulla pista torinese. Appena superato la linea del traguardo si è buttato a terra iniziando a piangere per un risultato bellissimo quanto inatteso, su una pista che ha regalato alcune delle pagine più belle della storia dello sci di fondo italiano. Poi ha sentito una voca amica, quella del suo skiman personale, il francese Pierre Godmer, ventiseienne dalle grandi capacità ma soprattutto dall’infinita passione, che lo spinge a sperimentare sui materiali anche nei giorni di festa. I due si sono lasciati andare in un abbraccio per poi scoppiare a piangere. Una scena, fortunatamente da noi documentata, che dice tanto sulla bellezza di questo sport, fatto soprattutto di uomini.
Qualche minuto dopo abbiamo avuto la fortuna di intervistare l’atleta italiano che si è presentato a Pragelato con un team svizzero, lo skiman francese, la tuta della sua squadra svedese ma soprattutto il cuore italiano, quello della sua famiglia che a bordopista tifava per lui.