Molto interessanti le ammissioni di Petter Northug in occasione del programma “Northug Special” andato in onda su TV2. L’ex atleta ha raccontato diversi episodi della sua carriera.
Northug ha descritto le sue sensazioni successive al Mondiale di Holmenkollen, quando vinse tre ori, di cui due individuali, che fecero seguito ai due ori vinti l’anno prima alle Olimpiadi di Vancouver: «Quando si concluse il Mondiale, sentii come se la vita fosse finita. Avevo fatto tutto ciò che andava fatto. Ero soddisfatto e probabilmente per la prima volta nella mia carriera sentivo di aver concluso come sciatore, trovandomi costretto a cercare nuove motivazioni per andare veloce».
Negli anni successivi, in ogni caso Northug continuò a vincere, conquistando la classifica generale di Coppa del Mondo e altri due ori mondiali anche nel 2013. A quel punto, però, arrivò il calo di motivazioni, tanto che a 28 anni visse nel 2014 una stagione molto negativa, tanto che alle Olimpiadi di Sochi, per la prima volta in otto anni, non vinse alcuna medaglia in un evento di primo livello.
Ma le motivazioni a volte arrivano quando meno te lo aspetti e Northug le trovò a seguito dell’incidente stradale del 4 maggio 2014, che gli costò anche una pesante condanna per guida in stato di ebrezza, oltre che per essere scappato dopo l’incidente, perdendo anche il contratto che lo legava all’Audi. «In quel momento ero caduto al punto più basso della mia vita – ha ammesso Northug – avevo toccato il fondo e dovevo capire cosa fare e come andare avanti. Mi sentivo così giù che dovevo fare una scelta. Il giorno successivo all’incidente, dopo aver parlato con i miei genitori, ero abbastanza determinato a pormi l’obiettivo del Mondiale di Falun. Volevo rialzarmi, dovevo farmi perdonare dai miei amici più stretti e tutti i norvegesi per aver fatto quella idiozia».
Così è nato il trionfo di Falun, un Mondiale da protagonista assoluto nel quale Northug vinse quattro medaglie d’oro, due individuali nella sprint e la 50km. «Ero stato motivato a fare un duro lavoro e dimostrare che potevo tornare. Così è iniziata la strada verso il Mondiale di Falun. Prima non avevo alcuna motivazione, ero finito come sciatore, stufo e stanco di quella vita. Sentivo di aver fatto il mio, di essere ormai stato messo in una stalla. Dopo l’incidente, quindi, volevo almeno essere ricordato come qualcuno che aveva provato a tornare, fare un buon lavoro e mostrare che aveva commesso solo un grande errore. Insomma quel fatto mi fece sentire la necessità di lavorare, mi svegliò. Alla fine la fame mi è stata data da altro, con la mia testa che ama le sfide impossibili. Ci sono cose che mi accendono d’improvviso e mi portano a fare il lavoro necessario. Mi ha svegliato e così sono riuscito a fare tutto ciò che serviva in quei giorni a Falun».
Nel programma è stato quindi chiesto a Northug per quale motivo a quel punto non decise di ritirarsi: «È difficile da dire. Mi ero illuso di essere felice ed era bello essere tornato al top. Era così bello che non potevo farne a meno. C’è sempre spazio nella vita per dei piccoli momenti di gioia e divertimento con gli amici, ma non riescono a pareggiare quello che ti dà lo sport. Lì hai un’esperienza di gioia più lunga, ci vai al letto la sera e ti ci alzi al mattino. Non so se qualsiasi altra cosa possa darmi una simile gioia. Dicono che questo accade quando nasce il tuo primogenito, ma non lo so. Ne dubito».
Fondo – Northug: “Dall’incidente stradale del 2014 è nato il trionfo di Falun”
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