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Sci di fondo

Fondo – Dementiev risponde a Välbe: “Ho pagato il mio errore, la punizione non può essere eterna”

Non ha tardato certo ad arrivare la risposta di Evgeny Dementiev alle accuse rivolte da Elena Välbe, presidente del fondo russo, che aveva criticato Ustiugov per la scelta di pubblicizzare il suo brand di abbigliamento sportivo, a causa della squalifica per doping che il 36enne russo ricevette nel 2009.
Grande protagonista nello skiroll internazionale, dove in estate si è tolto diverse soddisfazioni, facendosi apprezzare anche da tutti i suoi colleghi, Dementiev si è sentito ferito nell’orgoglio di atleta piuttosto che colpito come imprenditore della DE, sua ditta di abbigliamento, così ha deciso di rispondere sui media russi.
«Come può il presidente del fondo russo dire certe cose dei suoi stessi atleti? – si è domandato DementievNon riesco a credere a queste parole, che lei possa aver detto così. Non ho ancora ascoltato l’intervista, mi sono solo stati inviati degli screenshot della pubblicazione. Forse le sue parole sono state interpretate male. Il presidente di una federazione, secondo me, non dovrebbe parlare in questo modo di un atleta che rappresenta il paese nelle competizioni internazionali. Solo due settimane fa ho rappresentato la Russia in Italia nella tappa conclusiva della Coppa del Mondo di skiroll. Se lei pensa davvero queste cose, sembra la sua opinione personale piuttosto che quella di chi è alla testa della federazione».
L’atleta russo è andato quindi avanti nella sua risposta: «Piuttosto che ingiusta, credo che la sua dichiarazione sia irragionevole. Vi faccio un esempio: un uomo passa anni in prigione, va fuori e, secondo il suo ragionamento, non dovrebbe fare nulla, né lavorare né niente altro. Un’altra situazione: un bambino viene punito dai suoi genitori per qualcosa, ma la punizione non può essere eterna. Quindi un atleta per un errore non può essere punito due volte. In che modo ciò che è accaduto in passato dovrebbe condizionare quello che faccio ora? Inoltre sono solo una piccola parte di questo progetto (DE, ndr). C’è un grande team che pensa a ogni passo da fare, come accaduto in fase di avvio del progetto, quando abbiamo deciso di associarlo al mio nome».
Dementiev quindi è tornato a sottolineare quanto detto da Välbe l’abbia colpito personalmente, soprattutto da atleta: «Sicuramente molto più da atleta che da imprenditore. Come può un presidente parlare così dei suoi atleti? Sono più sorpreso e scontento che Välbe ricordi una vecchia storia e non come io e lei abbiamo vinto l’oro alle Olimpiadi del 2006. Non vorrei pensare che dietro ci sia qualcosa di personale».
La posizione di Dementiev è comprensibile. In passato ha sbagliato, ha commesso l’errore più grave che un atleta possa fare, ma ne ha pagato le conseguenze, ha scontato la sua pena e oggi sta legittimando la sua passione per lo sport proseguendo l’attività come atleta nella Coppa del Mondo di skiroll a 36 anni. Perché la sua azienda di abbigliamento dovrebbe essere boicottata dagli altri atleti? Forse, per una volta, anche una grandissima dello sport come Elena Välbe potrebbe aver commesso un errore. Dementiev ha pagato quanto fatto dieci anni fa e – come accade a ogni persona che ha scontato una pena – merita di potersi fare un futuro, anche in un altro ambito lavorativo.

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