La morte di Halvard Hanevold non poteva lasciare indifferenti i protagonisti del circuito del biathlon, siano essi suoi compagni di squadra o meno.
Abbiamo raccolto i pensieri condivisi sui social network dai biathleti. In particolare è molto interessante quello di Björn Ferry, che aveva un rapporto stretto con il compianto norvegese.
Ole Einar Bjørndalen: “Halvard ha rappresentato le fondamenta della nostra squadra per molti anni. Una persona fantastica con un grande cuore e sempre di buon umore. Riposa in pace”.
Martin Fourcade: “È stato la prima star del biathlon che ho visto e riconosciuto quando ho fatto il mio esordio in Coppa del Mondo. Era sempre sorridente, non smetteva mai di guardare avanti. Un incredibile atleta e una persona brillante. Tutti i miei pensieri sono per Sandra e i suoi famigliari”.
Johannes Bø: “Un modello e un pioniere nella storia del biathlon norvegese. Riposa in pace, Halvard. Un caloroso abbraccio alla famiglia e ai suoi amici”.
Emil Hegle Svendsen: “Sei stato un grande compagno di squadra e un grande punto di riferimento. È incredibilmente triste che tu adesso non ci sia in più. Riposa in pace amico mio”
Anastasiya Kuzmina: “La prima gara di biathlon che ho visto nella mia vita è stata la 20 km di Nagano 1998 in cui Hanevold vinse la medaglia d’oro. Mi innamorai a prima vista di questo sport e iniziai a praticarlo. Sono riuscita a conoscerlo personalmente. Era buono, socievole, sorridente. È una grave perdita per la famiglia del biathlon”.
Simon Fourcade: “Ti ho incontrato solo pochi giorni fa e stavi sorridendo, come sempre. È incredibile, non riesco a crederci. Ci mancherà la tua felicità, Halvard. Un abbraccio a Sandra e alla tua famiglia”.
Björn Ferry era particolarmente vicino ad Hanevold, e infatti ha voluto raccontare il proprio rapporto con il norvegese
“Forse la gente non sa quanto fosse minuzioso Hanevold, che ha portato la cura del dettaglio a livelli incredibili, e quale fosse la sua abnegazione. Vi faccio un esempio. Spesso noi effettuavamo allenamenti di tiro a secco anche in hotel, prendendo la nostra carabina e simulando il rilascio dei colpi. Lo faceva anche Halvard, ma a differenza di tutti gli altri, lui prima si metteva la tuta da gara, un pettorale, gli sci e i bastoni. Tutto per simulare il più possibile il tiro al poligono. Oppure una volta a Östersund comprò delle racchette da ping-pong, rimosse la superficie gommosa e la mise sui gomiti della sua tuta gara allo scopo di avere più grip sul tappetino quando avrebbe sparato a terra.
Era una delle persone con cui sono rimasto maggiormente in contatto dopo la fine della mia carriera. Ci vedevamo di continuo e parlavamo di azioni, investimenti, politica. Spesso cenavamo assieme e parlavamo di qualunque cosa che non fosse sport, anzi non parlavamo quasi mai di biathlon”.
Il ricordo di Halvard Hanevold tra i compagni di squadra e gli avversari

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