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Salto

Triple Crown! A Seefeld con un finale al cardiopalma Maren Lundby è diventata la saltatrice più vincente della storia

Lo stile, o meglio le valutazioni stilistiche: queste sono state decisive quest’oggi nell’assegnare il quinto titolo mondiale individuale della storia del salto con gli sci in gonnella. Non senza recriminazioni, a Seefeld Maren Lundby è diventata a tutti gli effetti la saltatrice più grande di tutti i tempi, precedendo di soltanto mezzo punto un’incredibile Katharina Althaus. Con un secondo salto da vertice assoluto la veterana austriaca Daniela Iraschko-Stolz è riuscita ad agguantare un bronzo insperato a metà prova.
Nella prima tiratissima serie di gara, tre atlete si sono espresse leggermente sopra il resto del Mondo: il miglior punteggio parziale è riuscita a farlo registrare la grande favorita Maren Lundby, atterrata a 106.5 metri nuovamente con qualche incertezza di troppo dopo l’appoggio del telemark; distante 1.6 lunghezze dalla norvegese si è espressa Katharina Althaus, spintasi addirittura a 108 metri ma con una genuflessione quasi mancante e che nelle valutazioni stilistiche ha affossato immeritatamente la bavarese a favore della scandinava; infine Juliane Seyfarth è riuscita a limitare i danni entro i 5 punti dalla leader momentanea, facendo segnare come misura 104 metri con un atterraggio essenzialmente a piedi pari, quantomeno più pulito delle due saltatrici che l’hanno preceduta.
Tutte le altre atlete iscritte alla competizione hanno pagato dazio più pesantemente, chiamandosi apparentemente fuori dalla lotta alle medaglie già dopo la prima manche.
Nel momento decisivo la differenza tra Lundby ed Althaus si è assottigliata ancor più, con la tedesca autrice nuovamente della miglior misura del round (107 metri) a cui la Norge ha risposto con una performance da 104.5 metri, ma con un leggero vento meno favorevole. In questo frangente entrambe sono riuscite ad appoggiare il miglior telemark possibile, con la medaglia d’oro che è stata decisa letteralmente sul filo dei decimi.
Alla fine a spuntarla è stata Lundby per solo mezzo punto e pound-for-pound decisive sono state le valutazioni dei giudici nel corso del primo salto, oltremodo ed ingiustamente favorevoli alla fuoriclasse di Gjøvik. Infine Seyfarth non è stata da corsa per il successo ed anzi ha perso il bronzo non tanto per suoi demeriti, quanto per “colpa” di un secondo salto stratosferico da 105.5 metri di Daniela Iraschko-Stolz – ottava a metà gara.
Come anticipato, oggi Maren Lundby è diventata la prima atleta nella storia a completare la cosiddetta Triple Crown, ovvero vincere tutti e tre i maggiori allori di questa fase storica del salto femminile (sfera di cristallo, oro olimpico ed anche quello iridato). Dovesse continuare ad inanellare successi come negli ultimi 15 mesi, la scandinava potrebbe arrivare anche ad insidiare Sara Takanashi in quanto a numero di vittorie in gare di primo livello – in cui al momento perde nettamente 56 a 24 – che rappresenta ormai l’ultima frontiera a  tenere in sospeso il titolo di G.O.A.T (Greatest of All Time), in ogni caso ormai pendente a favore di Lundby. Infine, in occasione del primo round, la Norge ha raggiunto la pietra miliare delle 50  serie di gara vinte in carriera in competizioni del massimo livello.
Dal canto suo anche Katharina Althaus ha completato la propria Tripla Corona, ma nel suo caso di eterna piazzata: infatti tra la passata e l’attuale stagione la ventiduenne di Oberstdorf ha conquistato l’argento olimpico ed iridato, apprestandosi a chiudere la classifica generale della Coppa del Mondo alla piazza d’onore per il secondo anno consecutivo. Curiosamente a batterla è sempre stata l’ormai rivale storica Lundby. In ogni caso la tedesca quest’oggi si è espressa su livelli oltre l’eccellenza e forse sarebbe stato oggettivamente più corretta una clamorosa vittoria ad ex-aequo, vista la distanza esatta di 5 decimi di punto dalla vittoria, ampiamente sottratteli ingiustamente nelle valutazioni stilistiche.
La corsa per il terzo gradino del podio, che sulla carta poteva riguardare un elevato numero di atlete, è stata vinta in extremis dalla padrona di casa Daniela Iraschko-Stolz: verosimilmente questa è stata una delle ultime apparizioni della carriera per quella che è la grande veterana del circuito rosa del salto speciale, considerando che la sua vita agonistica è stata prolungata proprio per presenziare alla manifestazione iridata in atto.
Per la trentacinquenne stiriana non poteva andare meglio il proprio “canto del cigno”, in quanto con tutta probabilità nel Mixed Team Event affiancherà un altro metallo all’argento ed il bronzo degli ultimi due giorni. Il conteggio delle medaglie di Iraschko-Stolz nei Main Event è ora fermo a quota sei, comprendendo anche le prove a squadre, un dato ancor più lampante considerando i problemi fisici che l’hanno accompagnata per tutta la seconda parte della carriera, ultimo tra questi una polmonite che l’ha colpita nelle scorse settimane.
Juliane Seyfarth, infine, ha perso il primo metallo di sempre a livello individuale per sole 3.2 lunghezze, che con valutazioni dei giudici più corrette nei confronti dell’austriaca avrebbero potuto essere anche qualcuna in più. Per la veterana originaria dell’ex Germania Est, quarta finale, resta comunque la prova di elevato spessore, dopo quella opaca della gara a squadre di ieri, che verosimilmente le permetterà di prendere parte al Team Event misto in programma sabato, in cui la sua squadra partirà coi favori del pronostico.
Quinta moneta, mai davvero da corsa per il podio, per l’altra big Rot-Weiss-Rot Eva Pinkelnig: la prossima trentunenne del Vorarlberg ha confermato il range di classifica della stagione in corso, prendendosi il lusso di precedere una certa Sara Takanashi. La nipponica, sesta, è stata autrice di una prova di orgoglio rispetto alla débâcle messa in campo nella giornata di ieri, certo è che la medaglia di bronzo è rimasta distante quasi 8 punti.
Hanno completato la top-ten quattro saltatrici attese alla vigilia, tre delle quali avevano potenzialità da medaglia ed una era la campionessa in carica: settimo posto per la migliore ragazza ancora in età juniores Nika Kriznar che a questo turno è stata anche la miglior slovena, in quanto nella serie decisiva Ursa Bogataj è sprofondata dalla quinta piazza parziale all’ottava finale; nona posizione per Anna Odine Stroem che ha vinto contro Silje Opseth (11^) il testa a testa interno alla squadra norvegese per l’assegnazione del secondo pettorale femminile per la competizione epilogo di questi Mondiali; infine decimo posto in ripresa per Carina Vogt, sorprendentemente nelle migliori dopo i salti estremamente difficili fatti sul trampolino di Seefeld nei giorni scorsi.
In chiave Italia il bilancio è stato tutto sommato positivo, con Lara Malsiner che ha ottenuto la 14^ moneta, preceduta anche dalle ottime Anna Shpyneva (12^) e Daniela Haralambie (13^) – entrambe tutto sommato al miglior risultato della carriera -, mentre Elena Runggaldier (27^) ha fatto più fatica. Bene o male le azzurre si sono espresse sui propri limiti e saranno decisive per determinare la fortuna italiana nella prova a squadre mista di sabato prossimo.
Non sono poche le atlete che oggi si aspettavano molto di più di quanto hanno raccolto: su tutte Yuki Ito (15^) e Ramona Straub (18°) potevano ambire a fare il colpo grosso con schemi di gara favorevoli, poco meno quotate erano anche le russe Sofia Tikhonova (20^), Lidiia Iakovleva (21^) ed Alexandra Kustova (35^), oltre alla beniamina di casa Chiara Hoelzl (26^).
WSC SEEFELD 2019 – TONI-SEELOS-OLYMPIASHANZE HS 109
1. LUNDBY Maren (NOR) 259.6
2. ALTHAUS Katharina (GER) 259.1
3. IRASCHKO-STOLZ Daniela (AUT) 247.6
4. SEYFARTH Juliane (GER) 244.4
5. PINKELNIG Eva (AUT) 241.8
6. TAKANASHI Sara (JPN) 236.7
7. KRIZNAR Nika (SLO) 236.1
8. BOGATAJ Ursa (SLO) 231.7
9. STROEM Anna Odine (NOR) 230.6
10. VOGT Carina (GER) 224.3 Clicca qui per i risultati completi.

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