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Sci di fondo

Fondo – Il ricordo di Umberto Macor nelle parole di Giorgio Brusadelli: “Un uomo da prendere come esempio”

“Il Gruppo Sciatori Fiamme Gialle piange, insieme a tutto il mondo degli sport invernali, la scomparsa di Umberto Macor, papà del nostro collega Enzo e storica colonna portante del sodalizio gialloverde con sede a Predazzo nel quale fece il suo ingresso nel 1953. Originario di Pontebba, nel tarvisiano, classe 1930, Umberto Macor è stato un ottimo fondista e biathleta e, una volta appesi sci e carabina al chiodo, ha trovato enormi soddisfazioni in qualità di allenatore dei fondisti, sia per la Federazione Italiana Sport Invernali che per le Fiamme Gialle, di cui è stato un insostituibile e apprezzato dirigente dalle spiccate competenze tecniche, oggi tramandate al nostro Enzo, e da rare qualità umane. Umberto Macor è stato, fra l’altro, il primo tecnico nelle Fiamme Gialle del grande Franco Nones (medaglia d’oro nella 30 km olimpica di Grenoble 1968) e Commissario Tecnico della nazionale azzurra di fondo alle Olimpiadi di Innsbruck 1976.
Le Fiamme Gialle si stringono attorno ad Enzo e alla sorella Luisa in questo momento di profondo dolore
”.
Fin qui il comunicato con il quale il gruppo sportivo della Guardia di Finanza ha ricordato mercoledì uno dei suoi elementi più rappresentativi, diffuso la notizia della sua morte e l’ora dei funerali che, come era da prevedere, hanno avuto un grosso impatto su Predazzo, il paese dove era venuto ad abitare lasciando Studena Bassa, frazione di Pontebba per entrare a far parte del gruppo sportivo della Guardia di Finanza. Trasferendosi in Val di Fiemme, avrebbe  presieduto il Fogolar Furlan di Fiemme e Fassa.
Chiusa la carriera agonistica, nella caserma di Predazzo sarebbe poi subentrato al mitico maresciallo Vuerich nella direzione del centro diventandone praticamente il factotum. Una persona seria, corretta, rigorosa, da prendere come esempio. Come ha dimostrato nell’intervista di cui è stato protagonista nel documentario "A passo d’oro”  che Lia e Alberto Beltrami hanno fatto sull’impresa olimpica e la carriera di Franco Nones.
Carattere forte come il suo predecessore di cui ha emulato le qualità di organizzatore che, del resto, non gli sono mai mancate, come testimoniano ancora oggi gli amici di quei tempi. A cominciare da Pierluigi Checchi, anch’egli delle Fiamme Gialle, che se lo ritrovò come comandante, che gli faceva un mazzo tale da ricordarlo ancora adesso, ma stringendo un legame che li ha uniti per tutta la vita tanto che, ogni volta che da Subiaco tornava in Val di Fiemme, lo considerava ospite fisso e lo portava a mangiare polenta e capriolo.
Qualità che dimostrò in seguito anche nell’ambito della FISI quando, affiancato da Dario D’Incal come preparatore atletico, fu chiamato alla direzione tecnica della nazionale di fondo fino alle Olimpiadi Innsbruck 1976, mentre divenne responsabile della Coscuma e omologatore delle piste, che devono essere studiate in un certo modo. Un incarico che richiede competenza e sensibilità, che  sembrava tagliato su misura per lui e ha trasmesso al figlio Enzo, che è il direttore di pista della Marcialonga. Competente come pochi, dunque.
Non poteva essere diversamente se si considera che la “gavetta” se l’era fatta già fatta con la squadra di Nilsson alle Olimpiadi di Grenoble nel 1968. Dove lui, con la radio della Finanza, era stato piazzato in una delle postazioni che trasmettevano all’allenatore i tempi di passaggio di Franco Nones, lanciato alla conquista della medaglia d’oro della 30 km.
C’era, già allora, questa predisposizione all’organizzazione, che gli sarebbe valsa l’ufficio comando dei Mondiali 1991, e che è stata patrimonio comune di quella combriccola di amici della quale facevano parte, oltre a Checchi, Benito Moriconi di Bormio ed Eliseo Sartor di Sappada, più giovani di lui ma cresciuti con la stessa passione e voglia di imparare e adattare al fondo quelle nozioni di settimane di lavoro, allenamenti programmati e di biomeccanica che avevano imparato a Roma, alla Scuola centrale dello sport, da docenti del calibro di Vittori (l’allenatore di Mennea) e Matteucci.
E non è stato certo un caso che nelle loro zone di residenza il fondo abbia sempre fatto proseliti e creato campioni. Questo avveniva molto prima che i maestri di sport facessero il loro ingresso anche nella FISI portando negli sport invernali tante innovazioni ma anche qualche problema di convivenza con la vecchia guardia che si sentiva accantonata da tecnici preparati per l’atletica più che per lo sci, e che avrebbero poi preso il sopravvento in uno sport sul quale non si erano certo fatte le ossa. Lo ricorderemo anche per questo. Che riposi in pace. 

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