È un Marco Selle entusiasta, quello che abbiamo contattato telefonicamente mentre era in attesa dell’ennesimo volo per raggiungere la Svezia, dove nel weekend seguirà la nazionale azzurra nella tappa di Coppa del Mondo a Ulricehamn. Il titolo mondiale vinto da Luca Del Fabbro ha un sapore speciale per lui, non soltanto perché è il primo successo iridato da quando è il direttore tecnico del fondo italiano, ma anche perché fino a pochi mesi fa era il coordinatore del settore giovanile della nazionale, ruolo passato oggi all’olimpionico Pietro Piller Cottrer.
Buonasera Selle; è stata una giornata davvero emozionante per il movimento italiano del fondo.
«Si, perché è arrivato un successo bellissimo, frutto di un vero e proprio lavoro di squadra. Per farvi capire quanto sia speciale questo gruppo, sappiate che oggi Luca (Del Fabbro, ndr) ha gareggiato con gli sci a lui prestati da Stefano Dellagiacoma. Quest’ultimo, infatti, si era accorto di avere degli sci incredibili, così, non dovendo gareggiare, ha invitato il compagno a provarli. Non si vede tutti i giorni un gesto del genere. Poi gli skiman hanno fatto un lavoro eccezionale, la sciolina teneva benissimo e pure in discesa Luca era sempre veloce. Sono veramente contento per tutti, perché dietro questa vittoria ci sono anche gli allenatori, i cuochi, i fisioterapisti e gli skiman. Che lavoro fantastico hanno fatto questi ultimi? A metà gara gli avevo mandato già un messaggio per complimentarmi con loro perché si vedeva che Luca aveva degli sci straordinari. Loro mi hanno risposto con una foto alla fine della gara con la medaglia. È una vittoria importante per il nostro movimento. Indovinate chi è stato il primo a telefonarmi? Federico Pellegrino, con il quale sono stato a lungo al telefono. Mi ha chiesto il numero di Luca ed era entusiasta per questa vittoria. Ci tiene tanto ai giovani».
Come ha vissuto il finale di gara?
«Ero incollato allo schermo. Ho visto Luca gestire alla perfezione la gara, è partito al momento giusto anche se sul rettilineo finale temevo che qualcuno lo sopravanzasse. Ero lì che lo spingevo anch’io e ce l’ha fatta. Mi sono emozionato come poche altre volte in vita mia. È paradossale, ma quando non sono a bordopista finisco per essere ancora più emozionato».
Lei è tanto legato a Luca Del Fabbro, ne ha sempre parlato molto bene.
«Quando partimmo con il progetto Futurfisi, lui era ancora un bambino e non aveva l’età ovviamente per essere inserito nel gruppo. Si sedeva lì sul bordo della pista di skiroll e osservava quelli più grandi che lavoravano, cercava quasi di rubare i segreti ai vari De Fabiani o Baudin che facevano parte di quel gruppo. Ero colpito dalla sua passione. Poi appena loro concludevano l’allenamento, lui si infilava gli skiroll e iniziava a girare. Lì pensai che c’era ancora qualche ragazzo tanto innamorato dello sci di fondo da guardare gli altri allenarsi per voler diventare come loro. Per me è il coronamento di un sogno vedere che questo bambino innamorato di sport, con alle sue spalle una famiglia di appassionati, ha superato le avversità e le piccole delusioni, arrivando a vincere questa medaglia d’oro vivendo la giornata perfetta. È un piccolo sogno che si realizza e sarà utile per altri ragazzi, perché nelle nostre squadre ci sono altri giovani atleti che possono ambire a trovare la loro giornata perfetta e fare qualcosa di simile».
È vero che aveva una scommessa in ballo con lui?
«Si (ride, ndr). È una scommessa che abbiamo da alcuni anni. Entrambi siamo grandi appassionati di tennis, lui è tifosissimo di Roger Federer, io di Djokovic, quindi ogni tanto scherziamo sull’argomento, specie quando si affrontano tra loro. Lo scorso anno, però, quando era deluso per l’andamento del Mondiale Juniores, per tirarlo un po’ su gli feci la promessa che in caso di medaglia d’oro mondiale l’avrei portato a Wimbledon per veder giocare Roger Federer. Ci credete? Appena l’ho sentito al telefono è stata la prima cosa che mi ha detto. Già ho avvertito la famiglia che in estate lo porterò a Londra per fargli vedere dal vivo il suo idolo. Andremo però nei primi turni, altrimenti mi costa una fortuna (ride, ndr)».
Per lei è la prima vittoria iridata da responsabile del fondo italiano.
«Sono contento quanto lo ero a Lillehammer per la vittoria di Pellegrino nella sprint di Coppa del Mondo. È un risultato importante per tutto il movimento, anche perché in questo momento possiamo dire di avere un campione mondiale in carica sia junior che senior. Per noi, considerato che abbiamo un movimento molto più piccolo rispetto ad altre nazioni, è un grande risultato».
Italia a parte, questo Mondiale sta regalando tante soddisfazioni agli atleti provenienti dall’OPA Cup.
«L’Opa Cup è una competizione in crescita, ormai ci sono dieci nazioni, grazie alla presenza di Andorra e Repubblica Ceca. È diventata la Continental Cup più rappresentata ed è un circuito dal livello sempre più alto, al punto da togliersi soddisfazioni in queste competizioni e, a livello politico, contrastare anche le decisioni fino a oggi sempre prese dagli scandinavi. Ci tengo particolarmente, anche perché fino allo scorso anno ero il responsabile di questo circuito, un’esperienza chiusa quest’anno proprio per le gare di Isolaccia. Sono però felice, ancora oggi, di poter dare una mano all’OPA affinché possa avere voce in capitolo sulle scelte future».
Fondo – Marco Selle festeggia Luca Del Fabbro: “La sua passione mi ha sempre colpito e ora lo porterò a vedere Federer”
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