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Biathlon – Dominik Windisch: “Sono legatissimo alla tappa di Anterselva, mi ha anche regalato l’amore”

Quella di Anterselva non è mai una gara come le altre per gli atleti della nazionale italiana di biathlon, figuriamoci per chi ad Anterselva ci è nato, lì vive e ha le sue persone più care. Dominik Windisch è pronto ad affrontare la gara di casa con la solita voglia di far bene e la consapevolezza, però, di non caricarsi in modo eccessivo per non rischiare una controprestazione. Lui conosce a memoria questo tracciato, lo ama, ma soprattutto è legatissimo al Comitato Organizzatore, tanto da essere diventato, insieme a Lukas Hofer, testimonial del Mondiale 2020. Un evento che per Windisch vale quanto un’Olimpiade e dove sogna di ottenere altre medaglie.
Prima, però, c’è il presente e la tappa che inizierà domani con la sprint femminile e lo vedrà protagonista a partire da venerdì. Di questo abbiamo parlato nell’intervista che segue, nella quale Domi ha descritto il proprio legame con Anterselva e una tappa di Coppa del Mondo che gli ha anche regalato l’amore della sua vita, Julia, alla quale romanticamente ha regalato un anello di fidanzamento con il bronzo vinto a PyeongChang.
Ciao Dominik. Arriva la tappa di Anterselva: cosa significa per te gareggiare su questa pista?
«Anterselva è una tappa sempre particolare per me, anche perché ho tanti impegni in più rispetto alle gare precedenti, in quanto cresce molto l’interesse mediatico nei confronti di noi atleti italiani. Anche in gara è tutto diverso, il tifo è soprattutto per noi italiani e questo mi spinge a voler fare il massimo, è tanto stimolante. Però devo stare attento, evitare di caricarmi troppo cercando di strafare, altrimenti rischio di commettere un errore. È importante trovare il giusto equilibrio per gestirla bene».
È complicato riuscire a mantenere la concentrazione sulla gara con tutti gli impegni mediatici che avete in questi giorni?
«Secondo me con gli anni sono migliorato anche in questo, sono più preparato rispetto al passato, quando pativo moltissimo tutto il contorno mediatico della tappa di casa. All’epoca per me era tutto nuovo, ora invece so già cosa mi aspetta, sono mentalmente preparato e riesco quindi a organizzarmi bene, preparandomi un programma chiaro e riuscendo così a mantenere la concentrazione sulle gare. Le prime volte, invece, non sapevo proprio gestirmi».
Insieme a Hofer sei testimonial del Mondiale di Anterselva 2020; cosa ti ha spinto a farlo?
«Per me è un orgoglio essere testimonial di questo evento, perché questa è la mia valle, i Mondiali di Anterselva sono quelli di casa. Non era una questione di voler essere testimonial, perché per me è un piacere rappresentare la mia valle ai Mondiali, è il sogno di una vita. Quando eravamo in Moldavia per l’assegnazione, io e Luki siamo andati lì anche per contribuire alla realizzazione di un nostro sogno, volevamo far capire che noi atleti volevamo partecipare a un Mondiale sulla pista dove siamo cresciuti. Ero lì per combattere affinché si realizzasse un mio sogno».
Quest’anno la pista è leggermente cambiata, le due salite saranno ancora più lunghe.
«Vero, sarà più dura anche se per quanto mi riguarda non cambia tanto, in quanto sono portato a dare tutto fino allo sfinimento su qualsiasi circuito, anche se fosse piatta chiuderei stanchissimo. Certamente gli atleti che sciano più forte, potranno fare ancor di più la differenza, avranno l’occasione di aumentare il proprio vantaggio sulla parte più dura. Questa pista è proprio bella, sciabile, non ha curve pericolose o estreme con alto rischio di cadute, come si è visto nelle passate settimane. Anche per i tifosi, quindi, è molto più bello».
Quanto ti dispiace non poter gareggiare con il paio di sci con cui hai vinto le medaglie a PyeongChang?
«Tantissimo, era il mio miglior paio di sci, quello con cui ho vinto le medaglie. Mi dispiace, ma ora sono arrivati altri sci e cercherò di togliermi soddisfazioni anche con quelli. Sicuramente, però, i miei sci olimpici verranno presto attaccati sulla parete di casa sopra la medaglia».
Il tuo fan club si presenterà ad Anterselva con una maschera raffigurante il tuo volto. Insomma, ci saranno tanti Dominik Windisch lungo la pista.
«Si (ride, ndr), è una bella iniziativa. Era già accaduto un paio di anni fa, quando i miei amici mi fecero una sorpresa presentandosi in pista con una maschera che mi raffigurava. Mi era piaciuto tanto, così anche i miei sponsor questa volta hanno voluto contribuire e fare qualcosa di bello e divertente. Il mio sponsor “Booking Südtirol” ha quindi creato questa iniziativa della maschera, mentre “Kiku” ha fornito ai tifosi delle sciarpe con la scritta “Dominik Windisch”. Insomma anche il colore non mancherà».  
C’è un momento in particolare, legato alla tappa di Anterselva, che ricordi con molto piacere?
«Senza alcun dubbio la settimana di Anterselva del 2016, quando come questa volta la nostra tappa locale anticipava quella di Canmore, dove poi ottenni la mia unica vittoria in Coppa del Mondo. In quella occasione, in un evento a pochi giorni della gara, nel quale venivo premiato insieme a Dorothea (Wierer, ndr), conobbi Julia, la mia futura moglie. Lei era lì, pur non essendo una grande tifosa di biathlon allora, io la vidi in mezzo alla folla e subito dopo andai lì per conoscerla. Fu un colpo di fulmine, tanto che la invitai a seguire le gare e le regalai pure i biglietti. Ricordo che al termine della sprint, che chiusi con un buon risultato, dissi nell’intervista ad Andrea Facchinetti, ufficio stampa della FISI, che era andata bene perché avevo lì il mio portafortuna, la donna che un giorno avrei sposato. Lei aveva sentito ed era rimasta piacevolmente colpita da questa mia dichiarazione. La cosa comica è che dopo la gara non riuscimmo a incontrarci subito, perché non ci eravamo capiti e contemporaneamente non c’era rete per il telefono, così io la stavo aspettando da una parte e lei da un’altra (ride, ndr). Comunque avevo ragione, lei è davvero il mio portafortuna, subito dopo ottenni il mio primo successo in Coppa del Mondo a Canmore, poi sono arrivati i podi olimpici».      
Torniamo all’attualità: come stai fisicamente alla vigilia di queste gare?
«La forma di base c’è ed è anche buona, mi sento bene e sugli sci tengo un buon ritmo. Ancora non ho raggiunto il mio picco di forma, qualcosina mi manca, ma sicuramente arriverà anche quello. Diciamo che fin qui, invece, ho avuto qualche problema al tiro, soprattutto in piedi dove sto tribolando di più. Ma non sono preoccupato, ho già vissuto questi momenti in passato e ho saputo uscirne. L’importante sarà lavorare sempre duramente, senza perdere mai la testa e restare tranquillo, pensando soltanto ad allenarmi senza mollare mai. Bisogna sempre guardare avanti e continuare a lavorare su se stessi».

Tutti in maschera per sostenere Dominik Windisch


Galeotta fu Anterselva: Dominik Windisch e la sua Julia con l’anello "olimpico"

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