Nella giornata di ieri il pannello esecutivo del Cio si è riunito a Buenos Aires, effettuando una valutazione sulle dimostrazioni di interesse per i Giochi olimpici invernali 2026. Lunedì sarà comunicata ufficialmente la lista delle città che verranno invitate a proseguire con la candidatura, ma il comitato olimpico internazionale ha già fatto sapere che Erzurum verrà bocciata.
Il vicepresidente del Cio Juan Antonio Samaranch Salisachs ha spiegato che la creazione delle strutture necessarie per ospitare la manifestazione, soprattutto legate ai trasporti e alle telecomunicazioni, necessiterebbero di un tempo superiore a quello disponibile per venire adeguate alle necessità di un evento della portata dei Giochi olimpici invernali. Meglio quindi che Erzurum si concentri sull’organizzazione di qualche Mondiale, oppure dei Giochi olimpici giovanili, per poi riprovare in futuro.
Semaforo verde invece per Calgary (definita “un concetto straordinario, molto solido”), Milano-Cortina (“molto interessante e molto attraente”) e Stoccolma. Dunque proseguono in tre, almeno per il momento.
Il Cio ha fatto capire come ritenga la candidatura canadese indubbiamente la più credibile, essendo la sola pianificata nei dettagli sia dal punto di vista logistico che finanziario. L’unica incognita in merito è rappresentata dal referendum che si terrà il 13 novembre. Non si tratta di una spada di Damocle da poco, considerando che in tempi recenti molte città sono state stoppate proprio dalle consultazioni popolari. In tutti i sondaggi il “Sì” viene dato in vantaggio, ma è anche vero che il fronte del “No” non aveva ancora cominciato alcuna campagna elettorale. Dunque si aspetta l’esito delle urne.
Al di là delle parole di circostanza, il comitato olimpico alza il sopracciglio guardando alla candidatura italiana. Innanzitutto per il repentino cambiamento di connotati dopo il ritiro di Torino. Inoltre preoccupa l’assenza di appoggio finanziario da parte del governo, che potrebbe far venire meno una garanzia di solidità, anche alla luce dei precedenti di Roma 2020 e Roma 2024. Vero che le amministrazioni locali sono determinate nell’ottenere l’evento, ma agli occhi di chi deve giudicare la situazione potrebbe apparire precaria.
La candidatura svedese è invece evanescente. Esiste sul piano teorico per iniziativa del comitato olimpico nazionale, ma all’atto pratico non ha alcuna copertura finanziaria. D’altronde le elezioni politiche del 9 settembre hanno partorito un hung parliament e la Svezia è ancora priva di un governo, che peraltro una volta formato potrebbe bocciare qualsiasi iniziativa. Per di più la logistica ipotizzata per Stoccolma 2026 appare financo meno credibile di quella di Milano-Cortina, con lo sci alpino previsto a Åre (distante 520 km) e l’ipotesi di usare il budello di Sigulda, situato in Lettonia.
Alla luce di quanto esposto, nonché dei già avvenuti ritiri di Austria, Svizzera e Giappone, il Cio è preoccupato che si possano perdere altri pezzi per strada, con il rischio di rimanere senza candidate per la XXV edizione dei Giochi olimpici invernali.
Al riguardo non è un mistero che dietro le quinte il comitato olimpico internazionale stia lavorando a soluzioni d’emergenza. In particolare Salt Lake City, che ha manifestato interesse per l’edizione 2030, in caso di necessità potrebbe essere chiamata in causa con quattro anni d’anticipo.
Olimpiadi invernali 2026. Il Cio stoppa Erzurum, via libera per Milano-Cortina
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