È reduce da una buona stagione che gli ha permesso di entrare a far parte della nazionale juniores allenata da Mirco Romanin. Classe 2000, David Zingerle ha iniziato una nuova avventura ed è determinato a sfruttare al meglio questa occasione per inseguire il sogno di poter gareggiare un giorno in Coppa del Mondo nella sua Anterselva, dove in passato suo papà Andreas, oggi allenatore della nazionale élite e vincitore di quattro gare in Coppa del Mondo tra cui un oro mondiale, arrivò tre volte sul podio. Il giovane altoatesino, però, preferisce non andare troppo in là con la fantasia e concentrarsi sul lavoro da fare per migliorare, come ha affermato nell’intervista che ci ha gentilmente concesso.
Ciao David. Per la prima volta fai parte di una squadra nazionale azzurra: cosa hai provato quando ti è stato comunicato?
«Già nel finale della passata stagione, visti i risultati ottenuti, girava la voce che avrei avuto questa possibilità. Quando è arrivata l’ufficialità è stata una grande gioia».
Qual è stato il primo impatto con la nuova squadra?
«Mi sono trovato subito bene, siamo una bella squadra e sta nascendo un ottimo gruppo. Anche gli allenatori sono molto competenti, sanno sempre come intervenire se qualcuno di noi ha un problema. Con Mirco (Romanin, ndr) sto lavorando tanto sulla tecnica».
Dove credi di dover migliorare per fare il salto di qualità?
«Credo che un giovane debba sempre puntare a migliorare, perché per raggiungere il top bisogna percorrere una strada lunga e tortuosa. È sempre difficile diventare un atleta molto forte. Quindi penso di dover lavorare ancora molto sia al tiro sia sulla tecnica di sciata».
Puoi raccontarci come hai iniziato a fare biathlon?
«Ho cominciato nell’estate successiva alla prima elementare. Sono stati i miei genitori a propormi di provare questo sport. Io ho subito accettato e mi è immediatamente piaciuto anche perché fin da piccolino avevo sempre visto le gare in tv. Sono quindi entrato nello sci club di Anterselva e qualche anno dopo ho iniziato a gareggiare per il Comitato Alto Adige. Questo sport mi piace moltissimo, una motivazione in più per continuare e migliorarmi. Un grande aiuto in questo senso mi è arrivato dal Centro Sportivo Carabinieri, che ringrazio per avermi tesserato da aggregato».
A proposito: tuo padre Andreas ti dà mai dei consigli?
«Certo, lo fa molto spesso. Mi ha sempre aiutato e ogni volta che gli pongo una domanda, mi risponde immediatamente. Mio padre mi ha aiutato molto a migliorarmi sia nella tecnica sia nel tiro, anche perché nell’ultimo inverno mi sono spesso allenato con lui».
Qual è la cosa che più ti piace del biathlon?
«L’imprevedibilità. Mi piace perché non dipende tutto dallo sci, se sbagli tre o quattro colpi non vinci nemmeno se hai sciato bene. Il tiro può cambiare tutto fino alla fine, se sei primo e sbagli troppo all’ultimo poligono ti rovini la gara, mentre al contrario, se sei indietro e fai zero nell’ultima serie, puoi recuperare».
Fin da piccolo hai assistito alle gare di Coppa del Mondo ad Anterselva; quanto ti piacerebbe un giorno essere tu il protagonista?
«Sarebbe bellissimo. Vediamo come andrà avanti la mia carriera, non si sa mai cosa potrà accadere nel futuro. So che è difficile arrivare a un livello tanto alto da diventare un atleta di Coppa del Mondo, quindi se ci riuscissi sarebbe qualcosa di fantastico poter poi gareggiare nella mia pista di casa davanti alle persone del mio paese».
Qual è il tuo obiettivo per il futuro?
«Non mi sono posto alcun obiettivo. Penso soltanto di fare il mio meglio nelle gare, poi vediamo cosa mi riserverà».
Hai un punto di riferimento nel mondo del biathlon, un atleta da cui prendere esempio?
«Molti atleti sono i più forti in qualcosa, qualcuno ha una bellissima tecnica di sciata, qualcun altro è bravissimo al tiro. Per questo motivo tendo a guardare un po’ tutti per prendere esempio da loro e migliorare. Una cosa è però certa, tifo per gli atleti che che vedo quotidianamente allenarsi ad Anterselva, in particolare Domi (Windisch, ndr) e Lukas (Hofer, ndr)».
Biathlon – David Zingerle, un giovane con i piedi per terra: “Penso solo a migliorare”
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