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Sci di fondo

Un incontro tra campionesse: Stefania Belmondo e Yelena Välbe a cena insieme

Una serata speciale, una cena tra due grandi campionesse plurimedagliate.  Attorno a un tavolo, la settimana scorsa, a pochi giorni da Ferragosto, si sono incontrate due fondiste che hanno vinto in totale 2 ori, 3 argenti e 6 bronzi individuali alle Olimpiadi, 3 ori e 3 bronzi in staffetta sempre ai Giochi Olimpici, 14 ori, 6 argenti e un bronzo individuali ai Mondiali, più 4 ori, 3 argenti e un bronzo nelle staffette mondiali, sommate a 52 vittorie individuali in Coppa del Mondo. Chi sono? Stefania Belmondo e Yelena Välbe, che si sono ritrovate a Roccaforte Mondovì, in provincia di Cuneo, presso la “locanda Rastello”.
È stata l’occasione per abbracciarsi, parlare, ricordare le sfide passate e mostrarsi nuovamente quell’infinito rispetto che queste due atlete provano l’una nei confronti dell’altra, consapevoli di aver affrontato negli anni un’avversaria dal grandissimo valore.
È stata la stessa Stefania Belmondo a raccontarci come è nato questo incontro tra l’ex azzurra e l’attuale allenatrice delle nazionali di fondo russe: «Lei ha un’amica in zona e a volte capita da queste parti – ha affermato la campionessa di Pietraporzio – ma ormai non riuscivamo a incontrarci da qualche anno. Lo scorso aprile a Mosca, le era stata organizzata una festa a sorpresa per i suoi cinquant’anni, alla quale ero stata invitata proprio da questa amica in comune, ma purtroppo avevo già un impegno in quei giorni e non ebbi modo di andarci. Così, abbiamo deciso di vederci in estate, quando sarebbe venuta qui in provincia di Cuneo. È stato bellissimo, perché con lei ho avuto delle splendide sfide e a mio parere è la più grande fondista di sempre».
È impressionante come a distanza di anni sia tanta la stima reciproca tra queste due atlete: «Abbiamo avuto sempre grande rispetto l’una per l’altra – ha ammesso Stefania Belmondo la ritenevo una grandissima atleta. Anche lei, però, stimava moltissimo me perché abbiamo spesso ingaggiato dei bellissimi duelli, forse sono stata l’atleta contro cui ha dovuto lottare di più. Penso a gare spettacolari come Trondheim, quando mi sconfisse per mezzo centimetro, o quando in America fui invece io una volta a batterla in volata. Quando venivo sconfitta da lei, sapevo di essere stata battuta da una grande campionessa. Questo grande rispetto reciproco ci ha portato con il tempo a diventare anche amiche. Anni fa mi invitò anche in Siberia, nel suo paese di origine, dove ogni anno organizza un bellissimo evento al quale partecipano tantissime persone. Fu un’esperienza bellissima con quarantamila appassionati presenti. In quell’occasione, vedendo dove è nata e ha vissuto da giovane, ho capito perché sia stata la più grande. Quando nasci in un posto come quello hai tanta voglia di emergere e per farlo devi avere una grandissima grinta, come la sua».
Dal tono della sua voce e dalle sue parole si sente tutta la gioia di Stefania Belmondo nell’aver ritrovato l’avversaria più stimata: «È stato bellissimo rivederla, una grande emozione perché l’ammiro. Lei oggi è allenatrice e mi ha chiesto perché anch’io non mi metta ad allenare. Le ho spiegato che ho scelto altre vie (ride, ndr). È stato bellissimo rivederla e parlare con lei, è una persona che stimo, l’avversaria che più ho apprezzato. Mi dispiace, soltanto, che una grande come lei non abbia mai vinto l’oro individuale alle Olimpiadi, nonostante un palmares unico. Ciò fa capire quanto lo sport possa essere beffardo a volte. Sono contenta di aver vissuto gli anni in cui c’era lei, perché erano tantissime le fuoriclasse in gara, tra cui le russe, le scandinave, le tedesche, ma anche noi italiane. Pensare a quel periodo è bello, se chiudo gli occhi riesco ancora a vederla sciare ed era straordinaria. Io ho imparato molto da lei e le sue compagne, perché ogni volta vedevo la loro forza di volontà, l’impegno che ci mettevano nell’allenarsi per ore sul ghiacciaio. Credo sia importante imparare da chi ritieni più bravo di te, avere l’umiltà di ammetterlo e prenderle da esempio per poi magari fare meglio di loro. È una cosa che vale nello sport ma in ogni ambito della vita, anche lavorativo. Quando battevo le russe, capivo che ne era valsa la pena fare mille sacrifici».

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