Dopo alcune stagioni da allenatore, Pietro Piller Cottrer ha fatto quest’anno un passo importante, ricevendo dalla FISI un ruolo dirigenziale, quello di coordinatore del settore giovanile del fondo azzurro. Si occuperà delle squadre dagli Under 23 in giù, prendendo così l’eredità di Marco Selle, oggi direttore tecnico del fondo. Un ruolo di grande responsabilità per uno dei più grandi campioni di questo sport, che è pronto a mettersi alla prova anche in una nuova veste. Di questa avventura Pietro Piller Cottrer ha parlato a Fondoitalia, contattato dalla nostra redazione.
Buongiorno Pietro Piller Cottrer. Qual è stata la sua prima reazione quando le è stato offerto il ruolo di coordinatore del settore giovanile?
«È un passaggio che non mi aspettavo di fare già in questo momento, magari avrei immaginato di avere un ruolo del genere più avanti. Mi sono sentito estremamente lusingato quando Marco Selle mi ha proposto di diventare il coordinatore del settore giovanile. Come sempre mi sono preso del tempo per fare le mie valutazioni, poi ho accettato con grandissimo entusiasmo. Per me cambia tanto perché non sarò più così strettamente legato al lavoro sul campo, che da ex atleta mi è sempre piaciuto, visto che avrò un compito soprattutto organizzativo e di gestione. Personalmente, però, ho sempre pensato che mi sarebbe piaciuto mettermi alla prova con un lavoro organizzativo. In questa prima fase, ovviamente, c’è stato subito tanto da fare perché eravamo un po’ indietro con i tempi, soprattutto per quanto riguardava le squadre Juniores, visto che abbiamo dovuto aspettare anche le elezioni dei singoli comitati».
Il suo sarà un lavoro di grande responsabilità, perché dalle vostre scelte dipenderà anche il futuro dei giovani atleti azzurri.
«Sicuramente c’è molta pressione, sono consapevole dell’importanza del lavoro che sto facendo. Sono molto motivato, ho tutto l’interesse nel creare i migliori presupposti per il fondo che verrà, facendo crescere questi giovani di belle speranze. Faremo lavorare questi ragazzi in prospettiva e senza bruciare le tappe, anche se in alcuni casi ci auguriamo di vederli pronti già da qui a quattro anni. Sarà un lavoro a medio lungo termine».
Quanto è importante, soprattutto in questa fase, avere al suo fianco Marce Selle?
«La sua vicinanza è fondamentale, perché lui ha gestito questo mondo per tanto tempo. Per me è una fonte di informazione e ispirazione. Senza il suo valido aiuto non riuscirei a gestire soprattutto questa prima fase complessa e compressa, perché sono ancora in fase di apprendistato. Mi auguro e conto di imparare il più velocemente possibile per camminare preso con le mie gambe. Ma è una sicurezza sapere che per qualsiasi cosa abbia bisogno lui c’è».
Quali sono le sue idee per migliorare il settore giovanile del fondo italiano?
«Non si può pensare di stravolgere l’idea del quadriennio precedente. Pensiamo di riproporre quanto fatto negli anni passati con gli Juniores e sotto di loro cercheremo di fare soltanto degli accorgimenti a quanto era già stato proposto negli anni passati. L’idea è di apportare un po’ alla volta alcune modifiche ai calendari, proponendo anche dei nuovi format. La cosa per me fondamentale, però, è che tutti sentano il giusto senso di appartenenza alla federazione, che ci sia una linea guida condivisa da tutti, dai tecnici agli skiman, dagli allenatori responsabili agli atleti, dall’atleta che può arrivare a cogliere una medaglia al giovane della categoria Allievi. Con un grande senso di appartenenza si è più uniti e di conseguenza più forti. Solo così i risultati possono arrivare».
Ha partecipato al primo raduno degli Under 23; quali sono le sue aspettative sulle due squadre?
«Era il primo gruppo che partiva, quindi era doveroso esserci. È una squadra sempre più numerosa, anche perché si è arricchita di Stefan Zelger che si allenerà ancora con Cardini pur essendo aggregato alla Squadra A. Oltre a lui ci sono due giovani talenti provenienti dagli Juniores come Mocellini e Coradazzi. Per il resto è rimasto lo zoccolo duro, quindi si tratta di un gruppo molto affiatato. Come ho già detto in precedenza sarà importante diventare squadra, essere uniti e remare tutti dalla stessa parte, perché bisogna condividere ogni allenamento e fatica con il proprio compagno di squadra, riuscire ad aiutarsi a vicenda. Per quanto riguarda la squadra femminile, abbiamo avuto l’innesto di Renato Pasini, che ha preso il mio posto. Anche Renato sta portando qualcosa di suo nei metodi, pur condividendo tutto con me e Cardini. È importante avere qualcuno che viene da fuori e possa portare le sue esperienze, perché rende tutto più stimolante e offre delle nuove conoscenze».
Cosa vuole dire ad Anna Comarella e Caterina Ganz che ha allenato lo scorso anno e oggi fanno parte della ricostituita Squadra A?
«In realtà posso dire di aver allenato quasi tutte le componenti della Squadra A – A2 femminile. Tranne Elisa Brocard, le conosco bene tutte. Abbiamo spinto molto perché venisse ricostituita la squadra femminile in quanto l’esperienza dello scorso anno non ha sortito gli effetti desiderati. È importante, quindi, che ci sia una squadra e le ragazze possano allenarsi tutte insieme. Entrando nello specifico delle due giovani che ho allenato lo scorso anno, anche se con Caterina ho lavorato nelle ultime tre stagioni, penso che entrambe possano sfruttare le esperienze fatte negli ultimi anni, sia quelle positive sia le negative, e possano crescere moltissimo anche grazie all’aiuto delle compagne più esperte, che potranno certamente trainarle, così come loro possono rappresentare uno stimolo in più per le altre. Sarà importante, come ho già detto riferendomi ai giovani, che ci sia un lavoro di squadra, perché questo fa la differenza».
Fondo, Pietro Piller Cottrer coordinatore del settore giovanile: “Ho accettato con grande entusiasmo”
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