Domenica 22 aprile a Milano è in programma l’Assemblea Federale Ordinaria Elettiva per la presidenza della FISI e il nuovo consiglio federale. Quattro i candidati per la presidenza: il presidente uscente Flavio Roda, che per ottenere il terzo mandato dovrà superare il 55% dei voti, Maurizio Paniz, Claudio Ravetto e Franco Vismara. Fondoitalia ha deciso di intervistare i quattro possibili presidenti della FISI, ponendo loro otto domande standard.
Il secondo appuntamento è con Franco Vismara. Avvocato e imprenditore brianzolo di Casatenovo, è da diversi anni l’amministratore delegato della Fab, la società degli impianti del Palù di Chiesa in Valmalenco. Da cinquant’anni la sua famiglia organizza eventi sportivi e già nello scorso autunno Vismara ha annunciato la sua candidatura alla presidenza della FISI. Conosciamo le sue motivazioni e le proposte attraverso questa intervista.
Buon pomeriggio Vismara. Cosa l’ha spinta a candidarsi?
«Premesso che credo di avere nel mio DNA il desiderio di cercare di dare un servizio alla comunità occupandomi di Associazioni, visti i ventidue anni trascorsi alla vicepresidenza dell’ANEF, l’associazione degli esercenti funiviari e gli oltre dieci in quella degli Alimentaristi, penso che la cosa che più mi abbia spinto a accettare la candidatura, propostami da alcuni importanti sci club, sia stato il desiderio di vedere nascere e spiccare il volo a una Federazione composta innanzitutto da moltissimi appassionati come me. Appassionati riuniti sotto forma di Sci club che da sempre operano con passione, volontà e che oggi per una visione centralista e centralizzata, quasi dittatoriale, come se la FISI fosse il giocattolo di pochi, sono trascurati».
Su cosa si incentra il suo programma e quali sono i suoi punti di forza?
«Principalmente e come anticipato, il mio programma si basa sul ridare centralità e importanza agli sci club, far sì che la FISI li supporti invece di sopportarli, fare sì che i giovani atleti siano gestiti dagli Sci Club di appartenenza, ovviamente con il necessario e indispensabile supporto della Federazione, fino all’ingresso nelle nazionali. Dare importanza a quelle che sono ritenute le specialità minori e, invece, hanno numerosi appassionati e ci danno ottimi risultati».
Cosa pensa della FISI attuale?
«Non mi piace parlare degli altri. La perfezione sicuramente non esiste, di certo però posso dire che se lo stato attuale in Federazione mi avesse soddisfatto non mi sarei messo in campo e avrei probabilmente ringraziato tutti coloro che mi hanno incitato nella candidatura demandando ad altri colleghi. Oggi trovare il giusto spazio tra gli impegni già acquisiti ed in essere nelle mie attività risulta una sfida importante che solo con passione e volontà si può portare a termine».
Secondo lei i risultati sportivi dell’ultimo quadriennio bastano a rendere il bilancio più che positivo?
«Migliorare sempre credo sia un obbiettivo comune per tutti, certo è che alcune ultime scelte del fine mandato di questa Presidenza Federale potevano essere valutate meno soggettivamente. Nell’anno precedente alle Olimpiadi, ad esempio, con un esubero di bilancio di € 1.500.000,00 dichiarato, avrei valutato un piccolo ma magari importante supporto alla presenza anticipata e finalizzata alla specifica preparazione dei nostri atleti e ski man sulle nevi coreane, in altre parole, per essere meno diplomatico, avrei investito un po’ di quel surplus, se veramente c’era, nella preparazione olimpica, ma, forse, quel "surplus" aveva solo una valenza personale in chiave elettorale».
Come intendete promuovere i settori giovanili?
«Aiutando gli sci club a tenere i giovani presso le loro strutture, assistendoli con tecnici federali e non stressandoli più del necessario prima della maturità sportiva, vorrei che gareggiare fosse per loro un divertimento e non un obbligo. Ho avuto notizia proprio in questi giorni, per un altro sport, di una giovane promessa di grandissime possibilità fisiche e tecniche che ha rinunciato perché non ce la faceva a reggere lo stress. Vorrei che questo non accadesse più e sicuramente non nelle discipline invernali. Infine mi piacerebbe intavolare un serio discorso con il Governo per rendere lo sport dello sci più fruibile da tutti».
Se dovesse vincere le elezioni: quale sarebbe la sua prima azione da presidente?
«Cercarmi due o tre validi collaboratori tecnici, ho già in mente chi, ma prima di nominarli vorrei vedere come vanno le elezioni. Non è strategia elettorale ma preferirei non bruciarli agli occhi di qualcun altro se non vincessi, cosa purtroppo già successa in passato».
Come far crescere ancora la FISI dal punto di vista economico?
«Cercando di vincere di più, perché le vittore chiamano i grandi media e pubblico soprattutto in Italia dove lo sport "in generis" ha grande partecipazione mediale. Conseguentemente con una scelta programmatica di sponsor che dovranno essere veri partner nelle attività Federali. Partner partecipi anche di scelte specifiche, insomma tecnici preparati e non più portafogli contrattuali. Non da ultimo bisognerà lavorare sul tesseramento, costruendo una serie di vantaggi a tutti gli sciatori e non solo a quelli che fanno agonismo».
Qual è secondo lei lo stato di salute delle discipline nordiche e quali sono le sue proposte per far crescere questo settore?
«Non sono state certamente entusiasmanti. Su immediate soluzioni non mi posso di certo sbilanciare, non ho la bacchetta magica, però sono convinto che come per altre discipline si sia perso un apporto importante dai settori giovanili che anche in questo caso riguarda un attenzione specifica nelle attività degli Sci Club vero carburante per il futuro».
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