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Denis Parolari è pronto per le finali di Schonach: “Ho voglia di rifarmi”

Doveva essere il weekend del suo esordio in Coppa del Mondo ma la fortuna non è stata dalla sua parte. Denis Parolari, classe ’98 dell’US Lavazè Varena, ha avuto infatti una serie di sfortune in occasione della gara Klingenthal. Prima la squalifica nel Provisional Competition Round per le misure irregolari degli scarponi, poi il giorno successivo la cancellazione del segmento di salto proprio quando era il suo turno, così in gara sono stati considerati i risultati del PCR, estromettendolo dalla prova. I tecnici della nazionale hanno deciso di dargli un’altra occasione convocandolo per le finali di Schonach, alle quali prenderà parte con Alessandro Pittin e Aaron Kostner. L’abbiamo contattato per farci raccontare da lui questo strano weekend tedesco e l’emozione per la nuova convocazione.

Ciao Denis, partiamo dalla convocazione ricevuta la passata settimana; te l’aspettavi?
«Nell’ultimo periodo mi sono comportato molto bene in Alpen Cup grazie a salti di buon livello sommati a discreti risultati nel fondo ma la Coppa del Mondo è il massimo a cui un atleta può ambire, quindi per me è stata una grande sorpresa ma soprattutto un’emozione. Mi ha reso felice».

D’improvviso ti sei trovato a gareggiare con Frenzel, Rydzek, Akito Watabe e tanti altri campioni.
«Quando li ho visti mi sono sentito piccolo rispetto a loro che sono grandi campioni di questa specialità. È stato emozionante essere lì con i miei idoli e saltare dallo stesso trampolino. Con i primi salti di allenamento sono riuscito però a rompere il ghiaccio, mettere da parte l’emozione e trovare la concentrazione giusta per gestire al meglio questa occasione. Il mio idolo? Lamy Chappuis, ogni atleta della mia età lo stima, è impossibile non farlo. Insieme a lui, ovviamente, anche Frenzel, dominatore delle ultime stagioni».  

Passiamo alla gara: raccontaci cosa è accaduto in occasione del Provisional Competition Round.
«Quando sono arrivato in cima ho passato il controllo della tuta e fatto regolarmente il mio salto, che è stato anche molto buono perché ero riuscito a qualificarmi per la gara. Una volta in fondo sono stato chiamato per il controllo dello scarpone ed era più lungo di mezzo centimetro, così sono stato squalificato. Mi è crollato il mondo addosso perché la qualificazione era il mio obiettivo iniziale, ci ero riuscito e ci tenevo ad esprimermi con questi avversari anche sugli sci stretti».

Domenica, invece, la gara è stata fermata nel momento in cui eri sul trampolino.
«Ero lì per spaccare il mondo, volevo rifarmi per quanto accaduto il giorno precedente perché ci ero rimasto malissimo. Mi sono comportato molto bene nel primo salto di qualificazione saltando 114 metri ma ancora una volta la gara è stata fermata. Quando poi mi sono ripresentato in cima per il salto non vedevo l’ora che mi dessero il via per partire, anche perché non è facile restare lì in stanga ad aspettare, si irrigidiscono le gambe e rischi anche di perdere la concentrazione. Quest’ultimo, però, non era il mio problema perché non vedevo l’ora di saltare».

Invece il segmento di salto è stato annullato e ti sei trovato di fatto escluso dalla gara. Come hai reagito?
«In un primo momento ero un po’ arrabbiato, poi mi sono tranquillizzato perché non potevo farci nulla, non era colpa mia. Per fortuna i tecnici hanno deciso di portarmi anche a Schonach, dove mi auguro di potermi rifare».

È stato un bellissimo attestato di stima da parte dei tecnici convocarti ancora.
«Mi ha fatto quasi più piacere rispetto alla prima convocazione, perché è la conferma che lo staff tecnico crede in me e nella mia condizione attuale. Parteciperò alle finali della Coppa del Mondo, non potrei sperare in qualcosa di più».  

Tornando indietro nel tempo, com’è nata la tua passione per questo sport?
«Devo ringraziare i miei genitori perché mi hanno messo sugli sci già quando avevo due anni, facendomi praticare subito lo sci di fondo. Ho provato anche altri sport come la discesa e lo snowboard, ma anche ciclismo, nuoto e pattinaggio artistico. Un giorno, quando avevo otto anni, mio papà mi ha chiesto se volessi provare il salto, abbiamo messo su un gruppo di ragazzi della nostra valle e abbiamo provato a Predazzo. Mi sono divertito tantissimo, è adrenalinico, ti dà una scarica di energia che non ti danno altri sport».

Quando hai iniziato, ti saresti mai aspettato di arrivare in Coppa del Mondo?
«Si perché è l’obiettivo a cui punta ogni atleta. Non credevo di farcela già quest’anno, ero già felice di aver esordito in Continental Cup. Non mi sarei aspettato di debuttare anche in Coppa del Mondo, anche perché a gennaio avevo avuto un calo prima di entrare in condizione».  
    
Dove ritieni di dover migliorare per essere ancora più competitivo?
«Sicuramente nel salto perché oggi rappresenta il settanta per cento della gara in quanto è importante partire davanti. Inoltre voglio crescere anche nel fondo perché in Coppa del Mondo c’è un ritmo molto più alto. Insomma devo lavorare e migliorare ancora tanto».

Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Come ogni atleta è quello di partecipare un giorno alle Olimpiadi ma sarei già felicissimo se riuscissi a qualificarmi il prossimo anno per i Mondiali di Seefeld perché mi farebbe crescere molto».

Sei arrivato in Coppa del Mondo: vuoi ringraziare qualcuno in particolare?
«Sicuramente metto in testa i miei genitori, poi tutti gli allenatori che ho avuto, soprattutto negli ultimi anni, gli skiman e i preparatori atletici che mi hanno seguito in queste stagioni»

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