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Sci di fondo

Giorgio Brusadelli: “Vi presento Laura Colnaghi, una grande imprenditrice e ottima fondista”

Fra i 25 imprenditori insigniti a fine novembre dal presidente Mattarella dell’onorificenza di Cavalieri del lavoro, che lei ha subito dedicato a tutto il gruppo e ai suoi i collaboratori, c’è anche Laura Colnaghi Calissoni, presidente e amministratore delegato del gruppo Carvico, del quale è diventata capo a fine 2005, alla morte del marito Giuseppe Colnaghi, che l’aveva fondato nel 1962, mentre lei, avvocato societario, aveva avuto per anni la delega al settore moda.
Cresciuta ad Aprilia, in una tenuta che era stata scelta dai genitori Franco Calissoni e Anna Bulgari per dare inizio ad un progetto di sviluppo agricolo con 10 mila piante di ulivo su 28 ettari di terreno che producono 4 tipologie di pregiatissimo olio, si è trovata a condurre  un’azienda tessile all’avanguardia, la cui fortuna – come ha scritto  l’Eco di Bergamo in occasione della consegna dell’onorificenza – sta in un’intuizione di Giuseppe Colnaghi: sposare nylon ed elastomero, fornendo poi il tessuto all’azienda di famiglia, la Imec dei genitori Nino e Jone che all’epoca (negli anni Sessanta) sfornava qualcosa come 16 mila sottovesti al giorno, «un numero enorme», sottolinea l’attuale presidente e a.d.. Da qui prende poi il via la produzione di tessuti indemagliabili rigidi per la lingerie.
Oggi il gruppo è una realtà di circa 900 dipendenti; di questi, 590 lavorano negli stabilimenti italiani. Oltre alla Carvico Spa, specializzata nella produzione di tessuti indemagliabili elasticizzati per il beachwear e lo sportwear, del gruppo fanno parte anche Jersey Lomellina, rilevata nel 1977 e attiva nella produzione di tessuti circolari elasticizzati destinati all’intimo, al beachwear e al fitness; Eurojersey, con sede a Caronno Pertusella, che produce tessuti per il beachwear, l’intimo, lo sport e l’abbigliamento. In Vietnam, poi, la Carvico detiene la Hung Yen Knitting & Dyeing Co. Ltd con sede ad Hanoi, che occupa circa 300 addetti.
Un bell’impegno per la nostra Laura, che può affrontarlo grazie anche ad un fisico temprato dal tanto sport praticato.  La si può considerare una Forrest Gump in gonnella. Una che corre per vincere nello sport e, in azienda, per essere sempre la prima sul mercato. E così ha vinto non solo a piedi ma anche in bicicletta e, in particolare, nello sci di fondo e sugli skiroll, che sono materia di questo sito. Insomma, una fatta per correre, con il pettorale beninteso, mentre il fondo agonistico l’ha scoperto in età avanzata, dopo aver sciato solo quattro volte. Avvenne nel 1993 all’Engadin Skimarathon, la granfondo  nata sulla scia della Vasaloppet ,che parte dal Maloja e si conclude a Zuoz, passando per St. Moritz. Si era talmente divertita che da allora si è appassionata agli sport di resistenza tanto da provare a cimentarsi tre anni dopo con la maratona. New York ovviamente, la più famosa. La sua prima gara di corsa in assoluto, conclusa in 3h28’05”.   
Tuttavia, come ha avuto modo di precisare in un’intervista a Runner’s World Italia, è stata l’unica sua esperienza su questa distanza, subito abbandonata poiché richiede troppo impegno mentale. Trova la distanza molto, forse troppo stressante in termini di preparazione. E specifica: “non amo attaccarmi il pettorale per andare a fare una passeggiata. Se lo metto è perché voglio dare tutto quello che posso, e preparare una maratona richiede grandi sacrifici per ottenere piccoli miglioramenti”. Fa comunque parte del gruppo podistico dei Gamber de Cuncuress, opta per le mezze maratone, corre regolarmente le 10 km in quanto sono gare che può preparare con agio, senza sottoporsi a “lunghi” di 3 ore. Impegnata nel suo lavoro, non ne avrebbe neppure il tempo. Non ama l’asfalto, preferisce correre sullo sterrato, nelle campestri. Le ama così tanto che ne organizza anche una ad Aprilia, il Trofeo Calissoni in memoria di papà Costantino, considerata fra le più belle d’Italia.  
Seguita dallo “storico” allenatore Dario Bellodis, nello sci di fondo ha portato a casa 14 titoli mondiali master. Nel 2010 a Falun, in Svezia, ha annichilito le scandinave: tre ori in tre gare (10, 15e 30 km ) fra classico (che preferisce) e pattinato. Forte di braccia, che allena d’estate facendo kayak, alla Marcialonga è ormai  abbonata: prima assoluta nella Light” di 45 km nel 2008  e di categoria nelle successive. Tecnicamente è ancora migliorabile: al riguardo sarebbe interessante un consulto con Sepp Chenetti, l’allenatore della nostra nazionale, che personalmente reputo fra i migliori al mondo.  
Una donna comunque con gli attributi, come conferma un momento tragico della sua vita, avvenuto ad Aprilia nel 1983, quando tre banditi rapirono la madre Anna Bulgari e il fratello Giorgio, chiedendo 3 miliardi di lire di riscatto. Laura, allora avvocato a New York, seguì in prima persona le trattative per la liberazione dei familiari. Fu sempre lei a ricevere una busta con dentro l’orecchio del fratello mozzato. La liberazione avvenne la notte di Natale del 1983, dietro pagamento di 3 miliardi, 35 giorni dopo il rapimento. In totale otto banditi furono arrestati e condannati a 140 anni di carcere.
Lei aveva 29 anni, faceva l’avvocato e si trovava a New York. Rientrò subito e, come disse in un’intervista  di Fabrizio Roncone riportata in internet, “Negoziai in totale solitudine. Non ricevetti alcuna telefonata né dal presidente del Consiglio, Bettino Craxi, né dal ministro dell’Interno, che era Oscar Luigi Scalfaro. Solo i carabinieri si dimostrarono molto competenti e anche dotati di grande umanità. Quando sento che per la liberazione di quelle due ragazze, Greta e Vanessa, a trattare sono stati i nostri servizi segreti e a pagare sarebbe stato addirittura lo Stato, sono assalita da rabbia mista a disgusto. Noi fummo lasciati soli. E da subito”.  

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