La tappa di Coppa del Mondo, disputata ad Annecy-Le Grand Bornard, ha riconsegnato all’Italia un ottimo Dominik Windisch, capace di chiudere le tre gare in programma nelle prime quindici posizioni, entrando due volte nei dieci. Per l’azzurro sono stati risultati importanti soprattutto dal punto di vista morale, dopo un inizio di stagione che, a parte la staffetta mista di Oestersund, l’aveva visto in difficoltà al poligono. Una bella notizia, quindi, all’arrivo della pausa natalizia, che si chiuderà con la tappa in programma a Oberhof dal 4 al 7 gennaio. Ne abbiamo parlato proprio con l’azzurro, in questa intervista che ci ha rilasciato una volta tornato a casa.
Ciao Dominik. In Francia sei stato protagonista di tre buonissime gare, entrando sempre nei quindici e due volte nei dieci. Quanto è stato importante ottenere questi risultati, in virtù anche delle difficoltà avute nelle prime due tappe?
«È stato molto importante, perché così posso fermarmi per la pausa natalizia portandomi dietro una sensazione positiva. Altrimenti avrei rischiato di continuare a pensare agli errori commessi, dove lavorare per migliorare, senza rendermi conto che, se non so dove ho sbagliato, è inutile continuare a pensarci. Semplicemente possono capitare delle giornate in cui le cose non vanno e più ci pensi, più peggiori la situazione, creando dei problemi che non ci sono. Finisce che ti fissi su cose che non esistono. Per questo motivo è ancora più importante aver fatto bene in Francia, ho visto che se lavoro nel modo giusto e faccio quello che so, le cose funzionano bene. Devo proseguire semplicemente sulla mia strada, restando tranquillo e avendo sempre fiducia in me».
Eppure a Oestersund le cose erano iniziate benissimo, visto che nella staffetta mista avevi fatto una fantastica impressione.
«Ero partito benissimo con la staffetta mista, dove avevo avuto conferma della fiducia che mi portavo dietro dall’estate. Poi nell’individuale e nella sprint ci sono stati alcuni problemi con il vento durante la serie a terra, ho reagito facendo una cosa che non serviva e sono arrivati gli errori. Ho poco però da arrabbiarmi con me stesso, perché in quegli attimi devi fare una scelta e reagire. Nella sprint ho chiuso 62°, quindi non ho potuto fare l’inseguimento. Questa cosa mi ha messo in difficoltà, perché se sbagli la sprint, ma sei nei sessanta, puoi sempre rifarti il giorno dopo, non tanto per il risultato in sé, ma perché se fai un bel lavoro e chiudi la gara con uno zero, ti dà qualche certezza in più, ti mette sicurezza. Senza avere quella opportunità, sono stato una settimana a pensarci su, ma ho finito per mettermi maggiore pressione. Ho comunque approcciato positivamente alla gara di Hochfilzen, ma non ero in giornata e sono andato proprio in tilt. Stessa situazione di Oestersund, in pieni non c’ero più. Inizialmente ho fatto errori al bordo del bersaglio, poi ho perso lucidità e sicurezza. È come se fossi entrato in un buco profondo, dal quale più cercavo di uscire, più cadevo».
A quel punto com’è nata la reazione splendida di Annecy-Le Grand Bornard?
«Ho cercato di staccare, ho compreso che se mi creo troppi problemi, finisce che li alimento e crescono. Ho pensato soltanto ad andare in Francia e gareggiare come so, per poi vedere come sarebbe andata. Mi sono sciolto un po’, ho ottenuto quel bellissimo zero nella sprint, quindi ho ritrovato sicurezza e ritmo. Adesso sono tranquillo e posso dire anche di aver imparato tanto, soprattutto su come gestire questi momenti di difficoltà. Se dovessi ritrovarmi nella stessa situazione, saprei cosa fare: dovrei solo avere fiducia nel mio lavoro».
L’inizio di stagione ha visto un fantastico Johannes Thingnes Boe, capace di mettere in difficoltà anche Martin Fourcade.
«È pazzesco quello che sta facendo. Il livello continua ad alzarsi, è impressionante. Arrivi a un punto in cui pensi che Fourcade abbia raggiunto un livello irraggiungibile, ed ecco che arriva Boe e lo batte. È una cosa molto bella per il nostro sport e sicuramente è molto stimolante per me affrontare atleti del genere. Certo, è chiaro che se questi atleti non sbagliano nulla, c’è ben poco da fare e devi accontentarti di ottenere il massimo possibile. Insomma è importante avere la consapevolezza di aver dato tutto e fatto il massimo».
In ottica olimpica state dando bei segnali. Lisa Vittozzi è sempre con le migliori, Dorothea Wierer ha ritrovato continuità e fiducia, Lukas Hofer sta disputando ottime gare, così anche Bormolini.
«Si, è bello constatare che tutti abbiamo raggiunto un buon livello e il nostro lavoro porta dei frutti. Poi all’Olimpiade si sa, è sempre difficile, perché tutti si presenteranno al massimo della forma a quell’appuntamento. È bello però sapere che possiamo essere lì con loro. Non sarà facile, ma l’importante, a fine gara, sarà avere la consapevolezza di aver fatto il massimo».