Lo fa attraverso un lungo comunicato, affidato alla pagina web dello studio legale Wieschemann che sta rappresentando i suoi interessi e quelli del compagno di squadra Evgenyi Belov, del quale vi forniamo la traduzione integrale.
"Ho avuto bisogno di molto tempo per trovare le parole per descrivere le mie sensazioni.
Pochi giorni fa, la Commissione Disciplinare del CIO ha deciso di togliermi le medaglie che ho vinto a Sochi 2014 e di squalificare me e il mio compagno Belov a vita dai Giochi Olimpici. Negli ultimi giorni non ho detto nulla ai media, ai miei tifosi e agli altri atleti perchè ero choccato, non solo per la decisione ma anche per le circostanze nelle quali è maturata. Non voglio giustificarmi nè difendermi ma voglio spiegare la situazione.
Per venti anni ho fatto tutto il possibile per arrivare a vincere un titolo olimpico. Ogni atleta ha questo sogno. Tutti, io e i miei avversari di tutto il mondo, abbiamo lavorato duramente tutti i giorni. Ci siamo incontrati anno dopo anno, ci siamo misurati in molte gare e in molti stage di allenamento. Io so che cosa voi avete fatto e voi sapete che cosa ho fatto io. Ero felice di avere il vostro rispetto e voi avevate il mio. Questo rispetto ci impedisce di barare.
Negli ultimi anni sono stato testato più di 150 volte e sono sempre risultato pulito. Non a Mosca o a Sochi ma all’estero, a Colonia, Losanna e Dresda. Nel 2013 ho vinto il Tour de Ski, fui controllato e ero pulito. Il 20 marzo 2013 ho vinto la 50 km di Oslo come l’anno dopo a Sochi e sono sempre risultato pulito in tutta Europa. Io e i miei avversari sappiamo che io posso vincere una gara pulito e io so che loro possono vincere una gara pulita.
Sin dal 2011, mi preparo con una squadra di tecnici dalla Svizzera e dalla Germania, sono grato che mi abbiano sostenuto e ancora credano in me. Ho potuto raggiungere i miei obiettivi solo grazie a loro. Negli anni prima del 2014 ho trascorso la maggior parte dell’anno in Svizzera e in Europa andando a Mosca solo per qualche visita a casa mia. Tutti i miei avversari e i miei compagni di squadra lo sanno. Nei mesi che hanno preceduto Sochi, il periodo nel quale il CIO mi accusa di avere assunto il famigerato "cocktail" ero in Europa e non in Russia e sono stato testato 19 volte a Losanna, Colonia e Dresda. Tutte le sostanze che compongono il cocktail sono conosciute ed erano parte dei controlli di routine, se le avessi utilizzate sarei stato scoperto.
Fino a oggi non vi è alcun testimone che abbia sostenuto di avermi fornito sostanze vietate o di avermi prelevato urina "pulita" in modo irregolare. Neanche il professor McLaren lo ha sostenuto per un singolo atleta.
Però io sono stato punito.
Il CIO ha richiesto una perizia legale ma non la ha considerata. Ha deciso in contrasto con i suoi risultati e in contrasto con McLaren. Il mio avvocato per dieci mesi ha richiesto la prova del DNA ma non l’hanno eseguita nè per me nè per i miei compagni. Il TAS ha già detto che i fatti conosciuti non rappresentano una prova sufficiente a giustificare una sanzione ma il CIO ha detto che non importa e mi ha squalificato.
Ogni atleta sa quanto sia difficile ogni giorno dover essere reperibile e essere visitato a qualsiasi ora del giorno o della notte per un controllo a sorpresa, per me più di 150 volte. Stanno discutendo di metterci un chip o di farci usare il GPS. Mi chiedo e chiedo ai miei compagni, ai miei avversari e a tutti gli atleti: se questo non serve a nulla e non ci protegge dal sospetto perchè dobbiamo farlo? Siamo obbligati a sottostare a una procedura per la quale nessuno di noi può essere sicuro che questa sia equa e libera da altri interessi. Ogni atleta di qualsiasi nazione può trovarsi nella mia stessa situazione.
L’unica cosa che chiedo è essere trattato equamente, avere giudici indipendenti in un processo regolato dalla legge. Che sia al TAS, o alla Corte Federale Svizzera o alla Alta Corte Europea.
Invece, mi hanno squalificato.
Sono Alexander Gennadjewitsch Legkov, Fondista e vincitore della medaglia d’Oro nella 50 km mass start delle Olimpiadi del 2014 a Sochi e la mia medaglia è pulita.
Resto in piedi e combatterò".
Legkov: “Sono il campione olimpico, sono pulito e combatterò”
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