La sua terza stagione alla guida della squadra di fondo maschile e femminile del Centro Sportivo Esercito è già iniziata con i primi raduni. Simone Paredi ha dimostrato nei suoi primi due anni di essere un allenatore di ottimo livello, dopo una carriera di successo soprattutto nelle marathon di fondo e nello skiroll. Lo scorso anno in particolare si è tolto diverse soddisfazioni, in particolare con Elisa Brocard, capace di ritrovare la nazionale e disputare anche un buon Mondiale. Nella prossima stagione vuole togliersene altre, non soltanto con la valdostana, ma anche con Martina Vignaroli, Alice Canclini, Mikael Abram, Fabio Pasini ed Enrico Nizzi, che vuole portare al massimo delle loro possibilità, come ha ammesso nella seguente intervista.
Ciao Simone, la preparazione in vista della prossima stagione è iniziata. Come sta procedendo?
«Bene. Ci siamo ritrovati per la prima volta a giugno, svolgendo i primi due raduni nella nostra caserma di Courmayeur. Ora faremo il nostro terzo raduno in Val Pusteria, ci appoggeremo alla nostra caserma di Brunico, allenandoci poi a Dobbiamo e Anterselva, dove troveremo anche la squadra A maschile. Sarà una bella occasione per fare una chiacchierata, non soltanto con i tecnici azzurri, ma anche con De Fabiani e Rastelli, i rappresentanti del CS Esercito in Squadra A. Ho uno staff molto affiatato, con Sergio Bonaldi, il preparatore Indro Tussidor e lo skiman Richard Vuillermoz».
Alleni Brocard, Vignaroli, Canclini, Nizzi, Abram e Pasini; a loro si uniranno anche i giovani aggregati?
«Quando abbiamo i Campionati Italiani e siamo al completo contiamo sempre una quindicina di atleti, così anche per la squadra di biathlon, tanto che, rispetto ad altri corpi militari, alleniamo separatamente fondisti e biatleti. In occasione del Cross Country Summer a Forni Avoltri saremo al completo, così durante l’inverno, quando non si gareggia in Coppa Europa, abbiamo anche gli atleti delle formazioni Under e arriviamo a 12-13 elementi. Ovviamente questi ultimi seguono sempre il loro allenatore, ma quando ci raggiungono in queste gare sono in albergo con noi e hanno il nostro materiale. A breve, poi, si chiuderà il bando di concorso per tre posti nel nostro centro sportivo, che incrementeranno il numero dei nostri atleti con due donne e un uomo. Se i nuovi arruolati faranno parte delle nazionali, si alleneranno con esse, altrimenti si uniranno al nostro gruppo».
Nella passata stagione ti sei tolto diverse soddisfazioni con Elisa Brocard: ti aspettavi di vederla addirittura ai Mondiali?
«A inizio della stagione era difficile immaginare che avrebbe raggiunto risultati del genere. Come due anni fa avevamo deciso di puntare sulle prime gare di Coppa Italia, per poi qualificarsi alla Coppa del Mondo. Nel 2015/16, poi, si concentrò sulle gran fondo, chiudendo al secondo posto nella classifica generale della Marathon Cup. Questo risultato gli ha dato maggior convinzione, più consapevolezza delle proprie potenzialità, aiutandola a raccogliere degli ottimi risultati. Così quando si è trovata a gareggiare in Coppa del Mondo, a Davos, ha sfruttato l’occasione andando a punti, ripetendosi poi la settimana dopo a La Clusaz, prendendo anche confidenza e ritmo, cosa che gareggiando solo in Italia è difficile ottenere. Poi ha fatto il Tour de Ski e a quel punto abbiamo iniziato a pensare al Mondiale, al quale è arrivata in grande forma. Peccato per la caduta nella prova di skiathlon, poi si è però rifatta facendo registrare il secondo tempo nella sua frazione di staffetta e entrando nelle quindi nella 30 km».
L’obiettivo è quindi di portarla alle Olimpiadi?
«Quest’anno è rimasta a lavorare con noi. Alla vigilia, prima che la Federazione decidesse di ridurre soltanto a due elementi la squadra A della nazionale, c’era la possibilità che andasse ad allenarsi con essa. Elisa, però, aveva già fatto richiesta di svolgere la preparazione con noi, perché voleva proseguire il lavoro fatto lo scorso anno, giudicati i risultati che ha portato. Io la seguo sul lato tecnico, sugli allenamenti aerobici e anaerobici, mentre Erik Benedetto, che è anche suo compagno di vita, si occupa della forza. Ci interfacciamo spesso e cerchiamo di fare il meglio possibile per lei. Penso che Elisa abbia in mente di fare la sua olimpiade e poi si vedrà anno per anno. Le ho detto che lo scorso anno ha lavorato bene, quindi dobbiamo cercare di non rivoluzionare l’allenamento, perché con Eric abbiamo visto che può reggere certi carichi e vogliamo proseguire sulla stessa strada».
Passiamo alle sue compagne di squadra, Alice Canclini e Martina Vignaroli, le quali sembrano molto motivate in vista della prossima stagione.
«Con Alice stiamo lavorando per farla andare forte nelle sprint, mentre Martina punterà sulle distance, con l’obiettivo di fare la Coppa Italia e da lì qualificarsi per la Coppa Europa, poi chissà. Nella passata stagione ha anche ottenuto un bel sesto posto a St. Ulrich in Coppa Europa, dimostrando di avere grandi qualità. Lei, purtroppo, sta rientrando soltanto ora da un infortunio che l’ha fermata due anni fa. Ancora non può correre ed è quindi limitata in alcuni allenamenti, ma per fortuna il problema sembrerebbe quasi risolto. Lentamente stiamo cercando di introdurre nei suoi allenamenti anche la corsa, che per ora è più una camminata. Quando ho iniziato ad allenare la squadra del Centro Sportivo, due anni fa, lei era aggregata in squadra b, ma da aprile a settembre era rimasta ferma senza allenarsi, non poteva nemmeno camminare. A settembre, nel corso della preparazione, le cose sembravano andare bene, ma a gennaio ebbe altri problemi e la sua stagione si concluse. Lo scorso anno è ripartita, ma ha avuto molti alti e bassi. Stiamo lavorando proprio per farle trovare maggior continuità, anche nella preparazione, perché lo scorso anno era troppo in forma nelle prime uscite, crollando poi in inverno. Deve arrivare in forma a dicembre, quando ci sono le gare più importanti. Tornando, invece, ad Alice Canclini, lei ha potenzialità enormi, un fisico e un motore che potrebbero portarla a ottenere dei grandi risultati. Il suo problema, al momento, è soprattutto tecnico e dovremo lavorare su quello, farle migliorare la sciata, perché non riesce a sfruttare al meglio il suo motore. Questo deficit nella tecnica non le fa ottenere quei risultati che avrebbe nelle sue corde. Stiamo lavorando tanto, lei con grande umiltà si è messa sotto. Inoltre miglioreremo anche la resistenza, perché in qualifica va bene, ma nelle gare sprint una volta ottenuta la qualificazioni, devi arrivare al meglio anche nelle successive batterie. Lo scorso anno è stata poco fortunata quando ha gareggiato in Coppa del Mondo, speriamo che quest’anno le cose vadano diversamente».
Tra gli uomini allenerai anche il giovane Mikael Abram, che quest’anno non è stato inserito nella nazionale Under 23.
«Purtroppo nella passata stagione Abram ha avuto la mononucleosi, riscontrata dopo aver disputato le prime due gare, malattia che si è portato dietro tutto inverno. Si è quindi allenato poco perché era sempre stanco e non riusciva a recuperare. Nel primo raduno di questa stagione ha avuto ancora qualche problema, perché era un po’ indietro di condizione, non più abituato a sopportare certi carichi. Però già nel secondo ha fatto vedere cose interessanti. Sta a lui mettersi sotto e mostrare quanto vale. Sappiamo tutti cosa ha fatto fino all’ultimo anno tra i junior, dove ha spesso vinto e fatto vedere cose importanti. Nella sua prima stagione da senior possiamo dire che non ha gareggiato, quindi ora deve dimostrare il suo valore. Noi lo stiamo mettendo nelle migliori condizioni, ma ora tocca a lui, perché da senior è più difficile vincere. Ha tanta voglia di fare e il nostro augurio è che disputi un’ottima stagione per tornare nel giro della nazionale. Se già dovesse gareggiare in Coppa Europa, significherebbe per noi averlo recuperato. Con lui ho parlato chiaramente, è al secondo anno da Under 23, deve quindi qualificarsi per il Mondiale di Goms. Per me è il primo anno in cui lo alleno e devo ancora capire se è più adatto a sprint o distance, perché da junior vinceva in tutti i format, ma ora vogliamo concentrarci per bene su cosa farlo concentrare. Sto lavorando tanto con lui, ci sentiamo spesso al telefono per scambiarci le opinioni anche quando si allena a casa».
Quando l’abbiamo intervistato, Fabio Pasini non aveva ancora definitivamente deciso se proseguire o smettere. A quanto pare ha optato per la prima opzione.
«Abbiamo deciso di lasciare a lui la scelta, senza mettergli alcuna pressione, era la cosa più giusta fa fare. Proseguirà e sono convinto sia stata la scelta giusta, perché se dovesse far bene in Coppa Italia e qualificarsi per la Coppa del Mondo, secondo me ha anche buone opportunità di fare bene alle Olimpiadi dove ci sono format di gara a lui molto adatti. Ha già partecipato due volte ai Giochi e l’occasione di farlo una terza volta rappresenta un bello stimolo, a differenza della Coppa Europa, dalla quale, giustamente, alla sua età non è attratto e preferisce lasciare spazio ai più giovani, che ne hanno un bisogno maggiore».
Un altro atleta che sogna l’Olimpiade è Nizzi, che ha già partecipato a quelle di Sochi.
«Si e partendo dalla squadra di sede, proprio come farà quest’anno. Ci siamo parlati e detti che se ci è riuscito una volta, perché non potrebbe rifarlo? Anche con lui puntiamo a far bene in Coppa Italie e Coppa Europa, per qualificarci in Coppa del Mondo e vedere se c’è la possibilità di realizzare il sogno olimpico. Lo scorso anno è stato molto limitato dagli infortuni, si è operato per un’ernia, che da tempo gli dava diversi problemi fisici e psicologici, visto che aveva paura di infortunarsi, in gara e in allenamento. Lui ha i numeri sia sulla sprint sia sulla distance, anche se nella passata stagione ci siamo concentrati soprattutto sulla prima. Stiamo lavorando bene e finalmente riesce ad allenarsi con maggior costanza. Superati i problemi, per la prima volta posso allenarlo con un programma completo. Lui è determinato, ha ritrovato tranquillità e consapevolezza, vuole giocarsi le sue carte, ma con quella serenità che ha acquisito una volta recuperato dall’operazione».
Insomma sembri molto fiducioso in vista della prossima stagione.
«Non potrebbe essere altrimenti. Ho sei atleti che si allenano bene, due gruppi che vanno molto d’accordo tra loro. Cercherò di sfruttare al meglio le mie conoscenze e quelle dei miei collaboratori, introducendo nuove metodologie per calcolare l’intensità dello sforzo. Il mio obiettivo è mettere questi atleti nelle migliori condizioni possibili per esprimersi al meglio».