Ha iniziato la preparazione con l’obiettivo di togliersi molte soddisfazioni e diventare una presenza fissa almeno in IBU Cup, dove nella passata stagione ha fatto fatica. Saverio Zini ha vissuto una stagione in chiaroscuro, nella quale ha fatto molta fatica a livello internazionale, ma si è tolto però la soddisfazione di vincere la Coppa Italia, mostrando anche buoni miglioramenti al tiro. Il livignasco viene da una famiglia di sciatori, ha visto suo cugino Rudy esordire in Coppa del Mondo nell’ultima stagione, mentre sua sorella Vittoria è tra le Under 20 che fanno parte del gruppo di interesse nazionale del fondo. Di tutti questi argomenti e delle sue intenzioni in vista della prossima stagione, abbiamo parlato nell’intervista che segue.
Ciao Saverio. Hai appena ripreso la preparazione nella Squadra B della nazionale: come stanno andando le cose?
«La preparazione è iniziata in modo molto positivo, sono riuscito a lavorare subito, anche se sono stato costretto a fermarmi qualche giorno per un’operazione agli occhi. Ora ci vedo bene, mi sono ripreso e ho ricominciato ad allenarmi. Mi sento già bene fisicamente e, operazione a parte, non ho avuto alcun acciacco. In questa fase ci si concentra molto su entrambi gli aspetti del biathlon, si curano le basi, che sono fondamentali. Per quanto riguarda il tiro, abbiamo appena concluso il periodo dedicato alla precisione e alla cura dei dettagli tecnici. Dal punto di vista atletico, invece, abbiamo già iniziato a impostare la tecnica sulla proiezione del corpo, allo scopo di sensibilizzare piede e avampiede per avere maggior equilibrio e spinta. Inoltre facciamo la base della preparazione fisica con allenamento lungo e lento».
Quanto è difficile ripetere in gara le cose imparate in allenamento?
«Sul tiro è abbastanza difficile, perché ovviamente ci si trova in condizioni molto particolari. Per questo motivo si lavora molte ore sul tiro, tentando di trasformarlo in un gesto automatico, in modo che un atleta si presenti al poligono e spari senza pensare. Nei prossimi giorni inizieremo anche a combinare la parte atletica e il tiro, per abituarci ad arrivare al poligono sotto sforzo».
Qual è l’obiettivo per la prossima stagione?
«Raggiungere i risultati che non ho ottenuto in quella passata. In modo particolare voglio essere una presenza stabile in IBU Cup e fare anche dei buoni piazzamenti».
Cosa ti è mancato, lo scorso anno, per restare in IBU Cup per tutta la stagione?
«Mi è mancata la parte atletica, a dicembre ero fuori forma, proprio nel periodo clou della stagione. Non sono arrivato al meglio in quel periodo e questo mi ha tolto la possibilità di ottenere dei buoni risultati in ambito internazionale».
In IBU Cup hai avuto qualche difficoltà, ma hai vinto la Coppa Italia: in linea generale sei soddisfatto per quanto fatto nella passata stagione?
«Ho avuto un grande miglioramento sia sul fondo sia sul tiro. So di aver lavorato molto bene nel corso dell’estate, anche se non si è visto per buona parte dell’inverno. Io ho però notato la differenza rispetto a due anni fa. Inoltre ho avuto il piacere di vincere la Coppa Italia, che è sempre una cosa positiva, anche se non era il mio obiettivo stagionale».
Dove ritieni di dover migliorare e qual è, secondo te, il tuo punto di forza?
«Sicuramente voglio migliorare ancora sul tiro, perché mi manca un po’ la decisione nello sparare. Il mio punto di forza, invece, è la grinta, perché in ogni gara ci metto sempre tutto me stesso».
Cosa hai provato quando hai visto tuo cugino Rudy esordire in Coppa del Mondo?
«È stata una grande emozione per me. Ovviamente sono andato a guardare la gara insieme alla mia ragazza, era veramente bello vederlo lì, perché ci siamo allenati insieme per diversi anni, ci conosciamo molto bene, andiamo sempre insieme alle gare di Coppa Italia. Un’emozione vera».
Mentre lo vedevi sulla pista di Anterselva, hai pensato che un giorno anche tu potresti esordire in Coppa del Mondo? Il fatto che ci sia un pettorale libero, ti dà maggiori stimoli?
«L’idea di esordire anch’io in Coppa del Mondo mi è passata per la testa più volte, mentre vedevo la gara di Rudy ad Anterselva. Il quinto pettorale da assegnare rappresenta uno stimolo, ma dall’altra parte anche uno stress psicologico, perché sai che devi lottare con tanti altri atleti che hanno il tuo stesso obiettivo».
Torniamo indietro nel tempo: parlaci dei tuoi inizi.
«Come il mio amico Rodigari, anche io ho iniziato come fondista, mettendo gli sci ai piedi ad appena sei anni. Sono entrato presto nello Sci Club Livigno, oggi Sporting Club Livigno, dove mio zio Lucio Zini, papà di Rudy, allenava i ragazzi del biathlon. Quando avevo 14 anni mi ha fatto provare questo sport, sono andato a sparare e mi sono divertito tantissimo, tanto da convincermi a cambiare. Non è stata una scelta facile, in quanto sul fondo ero abbastanza forte, avevo anche vinto il titolo italiano proprio nella stagione in cui ho lasciato. Ormai, però, non avevo molti stimoli nel fondo, non mi emozionava come il biathlon, volevo un po’ di novità, così mi sono messo in gioco e in difficoltà, perché cambiare è più difficile. Nelle prime uscite non avrei mai pensato di fare questo percorso nel biathlon, perché ero molto indietro sul tiro rispetto agli altri ragazzi che avevano fatto un percorso diverso. Per esempio, io non avevo mai fatto le gare del circuito ad aria compressa, iniziando direttamente con la piccolo calibro. Comunque, nonostante queste difficoltà, sono riuscito a difendermi bene, in quanto sul fondo ero molto più veloce degli altri».
Oggi sei nella squadra B della nazionale e sei stato arruolato dall’Esercito: quel quattordicenne coraggioso ha avuto ragione
«Alla fine ho avuto ragione e ovviamente rifarei questa scelta, non soltanto per i risultati raggiunti, ma anche per il fatto che nel circuito del biathlon c’è un ambiente migliore. L’ingresso nel Centro Sportivo Esercito, poi, mi ha dato ulteriori stimoli, perché è molto organizzato su tutti i fronti e mi dà una grande mano. Mi ritengo fortunato».
Chi è il tuo atleta preferito?
«Sicuramente Bjoerndalen, perchè è un personaggio leggendario nel biathlon, ha una freddezza impressionante. Grazie alla sua esperienza riesce ancora adesso a competere con gente che ha la metà dei suoi anni, uno come lui va soltanto stimato».
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Partecipare un giorno alle Olimpiadi, come sogna ogni atleta. Ovviamente, però, non mi accontenterei soltanto di partecipare, ma vorrei fare bene».