Anche nell’ultima stagione si è tolto diverse soddisfazioni, salendo quasi sempre sul podio nelle gare dei Campionati Italiani Junior, nei quali ha vinto due titoli in individuale e inseguimento. Il livignasco Paolo Rodigari ha disputato un’ottima stagione e in primavera ha ricevuto il giusto premio della convocazione nella Squadra B della nazionale, nella quale è il più giovane insieme a Luca Ghiglione e Ginevra Rocchia. Dalla prossima stagione sarà senior e quindi dovrà affrontare atleti più grandi ed esperti di lui, esordendo molto probabilmente anche in IBU Cup. L’abbiamo intervistato, trovando un ragazzo molto motivato e carico in vista di questa grande avventura.
Ciao Paolo, da questa stagione fai parte della Squadra B, una bella soddisfazione per te.
«È un grande piacere far parte di questa nazionale, per me ha un grande valore e sono intenzionato a cogliere questa opportunità. Siamo un bel gruppetto e mi trovo bene sia con i compagni sia con gli allenatori, Klaus Hoellrigl e Nicola Pozzi. Con i tecnici c’è molta comunicazione, parlano tanto con noi, dandoci così più tranquillità. Si lavora bene».
Come stai reagendo fisicamente all’inizio della preparazione?
«Abbastanza bene. Adesso stiamo facendo delle cose lente e lunghe, come andare in bici e fare camminate. Nel raduno di Isolaccia siamo anche saliti allo Stelvio per sciare. Adesso ci stiamo concentrando sul tiro, in quanto bisogna trovare la nostra posizione, mettere le basi su cui lavorare durante l’estate. Fisicamente mi sento proprio bene, non ho problemi».
Nell’ultima stagione ti sei tolto tante soddisfazioni, soprattutto in Italia.
«Nei Campionati Italiani sono sempre salito sul podio, vincendo anche dei titoli, sbagliando soltanto la mass star. La stagione è andata molto bene. Anche ai Mondiali non mi sono comportato male, arrivando quindicesimo nell’individuale, risultando il miglior italiano in tutte le gare disputate a Brezno. Sotto un certo punto di vista è stata una stagione un po’ strana per me, perché pensavo di fare meglio sugli sci, visto che era il mio punto di forza. Invece non ho mai trovato la giusta condizione nel fondo, ma al contrario sono riuscito a sparare molto bene, coprendo in questa maniera il gap generato dalle brutte prestazioni sugli sci».
Ora dovrai affrontare avversari più esperti di te.
«Salendo di categoria, cambia anche il livello degli avversari. Sia in IBU Cup sia in Coppa Italia dovrò vedermela con atleti più esperti di me. Proverò a dare il massimo e vedremo cosa verrà fuori. Come sempre mi sono prefissato l’obiettivo di migliorare, pretendere molto da messo e dare qualcosa in più per fare il salto di qualità».
Insieme a Luca Ghiglione siete i più giovani della squadra maschile.
«Si, siamo i novellini della squadra (ride ndr). I nostri compagni sono certamente più esperti, ma questo non deve scoraggiarci, anzi dobbiamo vederla come una cosa positiva, perché potremo imparare molto da loro, trarre dei benefici dalla presenza di atleti più esperti di noi».
Quali sono le tue aspettative in vista della prossima stagione?
«Esprimermi al cento per cento delle mie possibilità. Magari non riuscirò subito a ottenere dei risultati bellissimi, ma in ogni gara voglio mostrare il meglio di me, esprimermi al massimo e raccogliere i frutti di quanto seminato nel corso della preparazione».
Molto probabilmente farai il tuo esordio in IBU Cup, dove troverai anche atleti di Coppa del Mondo.
«È una cosa eccitante soltanto al pensiero. So già che mi salirà l’adrenalina, quando vedrò in gara contro di me degli atleti che magari ho visto soltanto in tv o dei quali ho sentito parlare. Affrontarli sarà una grande emozione».
Torniamo indietro nel tempo: raccontaci i tuoi primi passi nel biathlon.
«Ho iniziato molto tardi, perché ho fatto sci di fondo fino all’età di 14-15 anni. Ho visto che alcuni miei amici dello Sporting Club Livigno facevano biathlon, così ho deciso di provare per vedere se mi piaceva. Ho fatto i primi allenamenti e mi sono subito innamorato di questo sport, che è molto particolare, perché non si vede tutti i giorni una persona che spara colpi veri, si mette il fucile in spalla e scia. Il biathlon sa regalare delle emozioni uniche, è difficile spiegare cosa si provi dopo un doppio zero, quando ti rialzi, metti il fucile in spalla e riparti. Si ha tanta adrenalina in corpo, sensazioni uniche. Comunque ho sempre gareggiato con il mio sci club, prima di passare alla squadra junior tre anni fa, mentre lo scorso anno mi sono allenato come aggregato nell’Esercito».
Livigno è un piccolo centro, eppure nel biathlon siete in tanti.
«Il nostro è un paesino di seimila abitanti in Valtellina, che ha avuto diversi atleti di alto livello soprattutto nel fondo, che hanno partecipato e vinto in competizioni importanti. Oggi, però, siamo tanti anche nel biathlon, perché oltre a me ci sono Thomas Bormolini, Rudy e Saverio Zini. Ciò significa che lo Sporting Club Livigno ha fatto un bel lavoro, perché se sono qui lo devo a loro, che mi hanno fatto scoprire questo sport e crescere. Ovviamente, però, non sarei qui se non fosse per la mia famiglia, il pilastro della mia vita. Senza il loro appoggio non sarei andato da nessuna parte, perché i miei genitori hanno investito tanto su me, speso soldi e soprattutto lasciato fare quello che desideravo».
Chi è il tuo atleta preferito, il tuo idolo?
«Allora, se parliamo di atleta preferito, ti dico Bjoerndalen, perché è il numero uno. Se però ci riferiamo agli idoli, non ne ho nessuno nello sport. Il mio idolo è quella persona che ha voglia di aiutare, che si impegna a farlo, sa consolarti e incoraggiarti, ricordandoti che la prossima volta potrà andare meglio. Il mio idolo sono i miei amici, quelli che non ti lasciano dietro l’angolo, ma si mettono al tuo fianco e ti mandano avanti. L’idolo sportivo puoi averlo solo nella tua mente, gli amici li hai vicino a te».
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Sinceramente non ci ho ancora pensato».
Che effetto ti fa vedere il tuo compaesano Thomas Bormolini in Coppa del Mondo?
«Thomas è un amico, abbiamo un bel rapporto, quindi quando lo vedo in tv non riesco a guardarlo con occhi diversi, per me non è come gli altri atleti di Coppa del Mondo. Ovviamente faccio un grande tifo per lui quando lo vedo in gara, così come per gli altri atleti che indossano la tuta dell’Italia. Ad Anterselva, poi, ha gareggiato anche Rudy Zini, la prima volta di due livignaschi in Coppa del Mondo. Speriamo che ci sarà anche una seconda o una terza con protagonista me e, perché no, anche Saverio Zini (ride ndr)».