L’Italia del salto al femminile è tornata a sorridere nell’ultima stagione, grazie agli splendidi risultati di Manuela Malsiner, che è salita sul podio in Coppa del Mondo, dove si è anche piazzata sei volte consecutivamente tra le prime dieci, oltre a vincere il titolo mondiale giovanile. Ma non solo, perché anche Elena Runggaldier si è rilanciata e Lara Malsiner ha mostrato di avere delle grandi qualità su cui lavorare. Un movimento in crescita e buona parte del merito va dato a Janko Zwitter, arrivato alla guida della nazionale azzurra poco meno di due anni fa. Un investimento importante quello fatto dalla FISI, che ha voluto rilanciare un settore che era in crisi tecnica e non solo, chiamando l’allenatore artefice dei successi della fantastica Sara Takanashi. I risultati stanno ripagando il coraggio della federazione, perché Zwitter, insieme al suo staff, è riuscito in poco tempo a risollevare il salto femminile italiano e rilanciarlo verso traguardi che potrebbero essere importanti. Di questo ne abbiamo parlato proprio con lui, in questa intervista che ci ha gentilmente concesso.
Buongiorno Janko, sei soddisfatto per i risultati che sono stati ottenuti nell’ultima stagione?
«Prima di tutto ci tengo a dire che sono molto felice di lavorare con le ragazze della squadra italiana e per il fatto che la FISI ha avuto fiducia in me affidandomi questo gruppo. I risultati ottenuti nella passata stagione, poi, non sarebbero stati possibili senza l’aiuto di Romed Moroder, che ha fatto un lavoro fantastico come allenatore. Tornando alla domanda, sono veramente soddisfatto per i risultati ottenuti nella passata stagione».
Alla vigilia della passata stagione ti saresti mai aspettato di vedere Manuela Malsiner sei volte consecutivamente tra le prime dieci in Coppa del Mondo e campionessa mondiale giovanile?
«Sono particolarmente felice per i risultati ottenuti da Manuela. Le mie speranze a inizio stagione erano che potesse entrare qualche volta nella top ten e vicino al podio nei Mondiali Giovanili, ma lei è stata capace di fare prestazioni di questo livello, che mi hanno quasi sorpreso. Sia chiaro, non sono sorpreso che sia diventata un’atleta da top ten, ma per la velocità con cui l’ha fatto».
Secondo te, quante sono le potenzialità di questa ragazza? Cosa deve migliorare?
«Come si può vedere vedere, non sta ancora rendendo ai suoi più alti livelli con costanza, così sappiamo in quali parti deve migliorare. La nostra attenzione sarà focalizzata sul farle migliorare la tecnica di stacco e lavorare sul suo sistema di volo e atterraggio. Nell’ultima stagione, infatti, ha perso di poco altri due podi soltanto per alcuni problemi nell’atterraggio».
Qual è il tuo giudizio sulla stagione di Elena Runggaldier? Cosa ti aspetti da lei nella prossima?
«Elena stava lottando un po’ per tutta la stagione. Guardando le sue prestazioni estive, potevamo aspettarci che sarebbe stata più spesso presente nelle prime quindici posizioni. Alcuni problemi tecnici le hanno causato troppo stress mentale, così si stava concentrando troppo sui suoi punti deboli, piuttosto che su quelli di forza. Sarà proprio ad Elena stessa affrontare i suoi problemi tecnici e finalmente sbarazzarsi di loro».
Una delle grandi promesse del salto italiano è Lara Malsiner: cosa pensi di lei?
«Lara ha fatto alcuni salti molto buoni già nella passata estate, ma ha perso la sua personale “linea rossa” nell’ultima fase della preparazione, poco prima della stagione invernale. Ci è voluto più di quanto ci aspettassimo per riaverla a quel livello di prestazione, come ha mostrato per esempio a Ljubno, quando finalmente è entrata tra le migliori quindici. Questa ragazza potrebbe avere una stagione fantastica, quando tutte le cose andranno per il verso giusto».
Qual è la situazione con Evelyn Insam? Cosa pensi di questa atleta?
«Evelyn ha deciso di andare avanti per la sua strada, allenandosi con il suo allenatore personale. È molto più impegnativo dal mio punto di vista, perché deve spesso affrontare problemi che solitamente vengono risolti dallo staff e anche dagli altri membri della squadra».
La passata estate hai lavorato con Alessandro Pittin: sei soddisfatto per i risultati che ha ottenuto? Cosa pensi della sua decisione di tornare ad allenarsi con il resto della squadra italiana?
«Alessanro Pittin è decisamente migliorato nella passata stagione. Ha lavorato veramente duro sulle sue prestazioni tecniche e anche sul suo ritorno in squadra. Oltre ai problemi tecnici, infatti, stava lavorando anche su come tornare in squadra, che rappresentava un importante passo per il suo futuro. Lo spirito di squadra è sempre stato una delle problematiche più importanti nel mondo dello sport e lo sarà anche in futuro».
Alleni da tempo anche Sara Takanashi: cosa rende questa atleta così forte? Pensi che riuscirà finalmente a vincere la medaglia d’oro in un grande evento?
«Oltre a essere un grandissimo talento, Sara è anche una delle atlete più professionali che io abbia mai allenato. Lei non accetta una prestazione buona al 99%, ma la vuole perfetta 100%. Vincere la medaglia d’oro sarà sicuramente la nostra prossima sfida, ma abbiamo bisogno di dire addio al ruolo che lei ha avuto in questi anni: ha sempre difeso la medaglia d’oro già prima che la competizione iniziasse, una cosa che non ha senso. Ogni atleta parte da zero punti in queste competizioni e solo chi ne farà di più dopo i due salti sarà la vincitrice».
Ultima domanda: dove può arrivare il movimento italiano del salto femminile?
«La squadra italiana femminile potrebbe diventare una delle più forti in futuro. Le ragazze già sanno come vincere medaglie e ottenere risultati di livello. Starà a tutta la squadra migliorare su quelle piccole cose, che sono necessarie per fare delle prestazioni al livello più alto possibile. Oltre che dal punto di vista tecnico, dovremo migliorare anche sulla fiducia in noi stessi e nello spirito di squadra».