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Sci di fondo

Luca Del Fabbro, dal Friuli ecco la grande promessa del fondo italiano

Tecnici e addetti ai lavori lo indicano come la grande promessa del fondo e i risultati dell’ultima stagione lo confermano. Luca del Fabbro, da Forni Avoltri, è un’atleta di grandissima qualità e riesce a battagliare con fondisti due anni più grandi di lui. Il giovane friulano, classe 1999, non si monta però la testa, è consapevole che il percorso da fare è ancora lungo e pensa soltanto a lavorare, seguendo l’esempio dei suoi due grandi eroi, entrambi svizzeri: Dario Cologna e Roger Federer. Conosciamolo meglio attraverso l’intervista che ci ha gentilmente concesso.

Ciao Luca. Hai disputato una stagione da protagonista nella Coppa Europa Junior, chiudendo al quinto posto della classifica generale, nonostante tu sia due anni più giovane rispetto alla maggior parte dei tuoi avversari. Te l’aspettavi?
«Sapevo di essere competitivo, ma sinceramente non mi aspettavo di conquistare tre podi in Coppa Europa e chiudere al quinto posto. I risultati positivi mi hanno dato la carica a fare sempre meglio. Ero consapevole che avrei affrontato avversari più grandi di me, ma io ce l’ho messa sempre tutta per batterli. Quando, poi, ti trovi a lottare con i più forti già nelle prime gare, ti carichi e motivi sempre di più. Se c’è la forma, ti diverti».
    
Già nella seconda tappa, a Goms, sei stato grande protagonista: quelle gare ti hanno messo maggior convinzione?
«Il weekend di Goms è stato probabilmente il migliore della stagione. Già nella sprint mi sentivo particolarmente bene, tanto che sono arrivato quarto, nonostante quella non sia la mia gara ideale. Sono arrivato al sabato molto convinto e ho fatto una grande gara. Sono tornato dalla Svizzera veramente contento, perché sono arrivato a pochi secondi da un atleta fortissimo come Brugger, che da lì a poco ha poi vinto anche nel Mondiale Giovanile».

Anche nell’inseguimento di Seefeld sei arrivato a un passo da lui.
«Sono rimasto sorpreso, perché non mi sentivo in condizione e quindi non pensavo di poter andare così forte. Però già il venerdì nel prologo, sono partito molto deciso. La domenica mattina sapevo che una bella gara nell’inseguimento sarebbe stata nelle mie corde. Sono stato sempre avanti, ma negli ultimi 300 metri Brugger, che era più fresco, mi ha staccato. Lì per lì mi è un po’ dispiaciuto, ma ora mi rendo conto di aver fatto una bella prestazione».

Hai anche partecipato ai Mondiali Giovanili negli USA: ci puoi parlare di questa esperienza?
«Innanzitutto è stata molto bella, soprattutto per il gruppo che si è creato. Noi atleti azzurri eravamo tutti nella stessa casa: fondisti, combinatisti e saltatori, tutti insieme. Sotto questo aspetto, è stato veramente bello. Per quanto riguarda le gare, ho ottenuto degli ottimi risultati, perché considerato il fatto che mi trovavo di fronte atleti più grandi di me, sono riuscito a entrare due volte nei primi dieci. Le gare non erano semplici, si faceva molta fatica, perché eravamo in quota e anche gli atleti nordici avevano dei problemi. Personalmente, la gara che mi ha dato più soddisfazione è stata lo skiathlon, dove ho faticato ma mi sono anche divertito. È stata la mia prima 20km, sono partito per fare del mio meglio e ci sono riuscito».

Hai trovato per la prima volta atleti russi, scandinavi e americani: come ti sono sembrati?
«Il loro livello è veramente alto. Forse mi aspettavo anche qualcosa di più dagli scandinavi, che hanno faticato nelle prime gare, forse per la quota, ma poi si sono ripresi. I russi sono impressionati, tutti molto forti».

Ti consideri un’atleta polivalente? Se devi scegliere, quale delle tecniche preferisci?
«Si, vado forte in entrambe le tecniche e al giorno d’oggi è importante essere un’atleta polivalente, perché significa essere completo. Devo crescere nelle sprint, perché oggi molte gare terminano in volata e, se non sai destreggiarti in questa specialità, sei fuori dai giochi. Se devo scegliere una tecnica, però, dico il classico».

Torniamo indietro nel tempo: com’è nata la tua passione per il fondo?
«Mio papà è stato un fondista e finanziere nel gruppo sportivo, ha fatto parte anche della squadra b. La passione mi è stata trasmessa da lui. Voglio però ringraziare il mio allenatore, Mirco Romanin, perché mi ha dato tante motivazioni e fatto appassionare ancora di più a questo sport. Lui non è un semplice allenatore, ma anche un vero amico. Mi trovo benissimo con lui, mi ha fatto allenare tanto in questi anni con il mio sci club, l’ASD Monte Coglians, e lo ringrazierò per tutta la vita, perché mi ha fatto crescere come persona. Oltre a lui, voglio però dire grazie anche agli allenatori che mi seguono in nazionale, Francesco Semenzato e Paolo Rivero».

Sei nativo di Forni Avoltri, località dove il biathlon è di casa: come mai hai scelto il fondo?
«In realtà sono stato anch’io un biatleta, ho praticato per anni biathlon sparando ad aria compressa. Ho disputato diverse gare in ambito nazionale, ho anche fatto i Campionati Italiani. Certo, non ero uno dei migliori, diciamo che non ero un cecchino (ride ndr), quindi ho scelto di fare solo fondo, anche perché mi rispecchio di più in questo sport».

I risultati ottenuti quest’anno fanno crescere le tue aspettative in vista della prossima stagione?
«Diciamo di si. Non mi monto la testa, sia chiaro, e sono consapevole che anche nella prossima Coppa Europa sarò tra i più giovani. Però l’esperienza che ho fatto quest’anno mi tornerà utile nella prossima stagione, le cose imparate le userò per dare il massimo e migliorare. Seguirò il mio motto: avere rispetto di tutti e paura di nessuno».

C’è un atleta che stimi in modo particolare?
«Il mio fondista preferito è Dario Cologna. Mi è sempre piaciuto moltissimo sia dentro sia fuori la pista, è un grandissimo atleta. Il mio idolo nello sport è Roger Federer. Sono un grande appassionato di tennis, lo pratico anche. Lui è un esempio per tutti, è un grande campione e non si dà arie, è rimasto una persona semplice. Quello che sta facendo oggi è impressionante, non smette mai di migliorare».

Fatichi a conciliare scuola e sport?
«Non è semplice, perché noi atleti abbiamo molti impegni. Bisogna anche essere fortunati e avere dei professori che ti capiscono. Una cosa è certa, bisogna mettercela sempre tutta anche nello studio, dimostrare di valere anche lì».

Qual è il tuo obiettivo? E il sogno nel cassetto?
«L’obiettivo principale è di continuare a ottenere degli ottimi risultati ed entrare in un corpo sportivo militare, per far diventare questa passione un lavoro e concentrarmi al meglio su questa attività. Il sogno è di partecipare a un’Olimpiade e ovviamente fare bene, magari vincere anche qualcosa»

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