Prima l’arruolamento nel Centro Sportivo Esercito, poi l’esordio in Coppa del Mondo nella sprint di Dobbiaco, doppiata dalla team sprint del giorno dopo, oltre a diversi piazzamenti in Coppa Europa. La stagione 2016/17 è stata sicuramente fondamentale per Stefan Zelger, talento bolzanino dello sci di fondo italiano. Nato nel settembre del 1995, a ventuno anni si sta scoprendo un atleta polivalente sia nella distanza sia nello stile. Caratteristiche che lo avvicinano a quel Dietmar Nöckler che il giovane di Bolzano ha rivelato di stimare moltissimo. Conosciamolo attraverso questa intervista.
Ciao Stefan, per te è stata una stagione molto positiva, probabilmente quella della svolta.
«Si, è stato un anno importante, perché in autunno sono stato arruolato nell’Esercito, diventando quindi professionista. Per me già questa era una bella soddisfazione, poi un mese dopo ho anche esordito in Coppa del Mondo, facendo un altro passo verso l’obiettivo di arrivare un giorno in squadra A. Dovrò però lavorare ancora molto prima di arrivarci».
Puoi descriverci il tuo esordio in Coppa del Mondo a Dobbiaco?
«È stata una bellissima esperienza partire con i big, anche se non sono riuscito a qualificarmi, perché è arrivata su una pista che conosco da una vita, come quella di Dobbiaco, dove ho fatto le mie prima gare da giovane».
Quali differenze hai trovato rispetto alla Coppa Europa?
«È un altro mondo, perché arrivi dalla Coppa Europa dove c’è già un livello abbastanza alto, ma in Coppa del Mondo trovi degli atleti nettamente superiori. Me ne sono reso conto quando ho tagliato il traguardo pensando di essere andato forte, per poi scoprire di essere cinquantesimo».
Cosa ti hanno detto i tecnici al termine della gara?
«Erano tutti abbastanza soddisfatti, così come Luciano Cardini, il mio allenatore. Sono anche riuscito a qualificarmi nella team sprint del giorno dopo insieme a Enrico Nizzi».
Come giudichi la tua stagione in Coppa Europa?
«Sono molto contento. Ho iniziato un po’ male a Isolaccia, però poi già da Goms sono migliorato, crescendo sempre di più come forma tappa dopo tappa. Alla fine ho raccolto un bel ventesimo posto nella classifica generale, un risultato positivo. La cosa che più mi ha soddisfatto è l’essere migliorato nelle sprint, al punto che in questa specialità ho anche ottenuto il mio miglior risultato stagionale a Zwiesel. Sono rimasto un po’ stupito, perché in passato ho sempre preferito le gare distance. Alla fine anche l’esordio in Coppa del Mondo è arrivato proprio in una sprint. Posso dire che è stata una stagione positiva sia in Coppa Italia sia in Coppa Europa».
Hai anche partecipato al Mondiale Giovanile negli Stati Uniti.
«Ero già contento di essermi qualificato, perché per me rappresentava un’altra nuova esperienza, non essendo mai andato negli Stati Uniti. Ho trovato degli avversari contro i quali non sono solito confrontarmi, come scandinavi e i russi. Il livello era più alto rispetto alla Coppa Europa, perché in questa competizione si affrontano atleti di tutto il mondo e ciò è bellissimo. Le gare sono andate abbastanza bene, ho ottenuto un 14° e un 18° posto, capendo che non mi è impossibile battere gli scandinavi».
Cosa ti ha dato questa stagione in ottica futura?
«Sicuramente maggiore convinzione. Vedo che ogni anno mi diverto sempre di più, perché miglioro nei risultati e ciò fa crescere la mia fiducia oltre all’autostima. Poter combattere per posizioni migliori regala delle belle sensazioni».
Puoi descriverci i tuoi primi passi? Come hai cominciato?
«È stato merito dei miei genitori, che mi hanno da sempre portato a fare sci di fondo in Val Sarentino, vicino alla mia Bolzano. A dieci anni ho deciso di partecipare alla mia prima gara regionale, mi sono divertito e così mi sono iscritto allo sci club. Anno dopo anno sono migliorato, visto che agli inizi ero il più picolo e debole di tutti, poi sono cresciuto, diventato più forte. Ora eccomi qui, ho realizzato il mio sogno di diventare professionista, una cosa bellissima perché ora posso dedicarmi completamente allo sci di fondo. Sono entrato nell’Esercito e questo mi ha messo tanta tranquillità, perché ho la certezza di un futuro. Ho fatto un primo passo importante, ma ora, con la testa sgombra, ho tanta fame e voglia di migliorare».
È stato difficile conciliare scuola e sport?
«Si, soprattutto perché non sono sempre stato vicino a casa. I primi tre anni di superiori li ho fatti a Malles, in una scuola sportiva, dove il sistema è perfetto, in quanto ci sono gli allenatori a scuola. Così al mattino seguivamo le lezioni e dopo andavamo subito ad allenarci con il pulmino dell’istituto. A volte, poi, a seconda delle esigenze, c’era anche la possibilità che cambiassero gli orari, ritrovandoci a sciare il mattino e studiare il pomeriggio. Poi il giovedì o il venerdì avevamo una giornata interamente dedicata all’allenamento. Sono riusciti a combinare in questa maniera scuola e sport, un sistema che funziona. Dopo tre anni, però, ho preferito tornare a casa, visto che potevo allenarmi con lo Sci Club di San Michele Appiano, qui a Bolzano. Non volevo pesare troppo sulle tasche della mia famiglia, visto che la scuola di Malles è privata».
C’è un fondista che stimi in modo particolare?
«Da piccolo amavo Northug, perché è il re dello sci di fondo. Oggi, in realtà, non ho un vero e proprio idolo, mi piace seguire un po’ tutti gli atleti, rubare qualcosa con gli occhi. Mi studio la loro tecnica, magari guardo con attenzione un atleta che spinge bene in alternato e cerco di trarre spunto per migliorarmi, concentrandomi ancora meglio sul mio lavoro. Ecco, tornando ad atleti che stimo e ai quali mi ispiro, mi piaceva tanto Dietmar Nöckler. Ora lo conosco e ci gareggio anche contro, lo guardo quindi in modo diverso, perché non sono più il bambino che osserva gli altri atleti e li ammira soltanto, ma si ispira a essi, ne trae spunto per migliorare».
Come Nöckler sei abbastanza polivalente e prediligi la tecnica classica.
«Quest’anno vado abbastanza forte anche in tecnica libera, nella quale sono migliorato molto. Fino a poco tempo fa ero molto più alternista e tutt’ora preferisco la tecnica classica, anche se sono diventato abbastanza polivalente».
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Gareggiare in Coppa del Mondo, magari qualificarmi per un Mondiale o un’Olimpiade. Ora però restiamo con i piedi per terra, vediamo di crescere anno per anno, facendo un passo alla volta».