La cosa più bella della vita è che non si può mai sapere cosa possa accadere. Spesso si insegue un sogno, ci si investe tanto e se questo non si realizza ci si butta giù. Le persone più forti, però, riescono a trovare dalla delusione la forza per reagire, per costruire un altro percorso, che si rivela più bello del precedente e ricco di soddisfazioni. È quanto accaduto a Francesca Franchi, che ha inseguito per molto tempo il sogno di diventare maestra di sci alpino, ma la vita è piena di sorprese e così la giovane ragazza di Moveno è stata costretta ad accantonarlo, ha accusato il colpo e ha inseguito un’altra via, lo sci di fondo. Come per magia ha scoperto di avere un talento enorme, ha bruciato le tappe e dopo appena quattro anni di attività si è ritrovata a rappresentare l’Italia ai Mondiali Giovanili di sci nordico, vincendo addirittura uno storico argento nella staffetta. Una storia degna di un film hollywoodiano, una favola reale, che ci siamo fatti raccontare dalla protagonista.
Ciao Francesca e complimenti per l’argento vinto insieme alle tue compagne di staffetta. Puoi descriverci le emozioni che hai provato sul podio?
«Parlo per me, ma potrei anche farlo per le mie compagne: ancora adesso non riesco a trovare le parole per descrivere quello che abbiamo provato. Quando Cristina (Pittin ndr) ha tagliato il traguardo, oppure quando ci hanno chiamate sul podio, è stata una goduria, non so come spiegarlo, una felicità così grande da non poter descrivere a parole».
Quando sei salita sull’aereo per gli USA, ti saresti mai aspettata di tornare a casa con una medaglia?
«Assolutamente no, per me già era una cosa incredibile soltanto esserci, avendo iniziato a praticare questo sport da poco. Mi sono sentita veramente fiera di rappresentare l’Italia e coronare in questa maniera una bellissima stagione. Non avrei mai pensato di vincere una medaglia, anche perché ho sempre evitato di vare troppi voli pindarici, cercando di mantenere sempre i piedi nelle scarpe. Invece ce l’abbiamo fatta».
Ci descrivi come hai vissuto la gara delle tue compagne?
«Inizialmente mi stavo scaldando insieme a Cristina (Pittin ndr), ci hanno chiamato nel box e abbiamo visto Martina (Bellini ndr) che si trovava tra la seconda e la terza posizione. Lì abbiamo capito che potevamo fare una grande gara. Poi è toccato ad Anna (Comarella ndr) che ha recuperato sulla Germania e ha staccato tedesche e russe. Quando l’abbiamo vista in prima posizione siamo rimaste a bocca aperta, non ci credevamo. È stato il mio momento e quando ti trovi in un Mondiale, dopo appena quattro anni che fai questo sport, a partire per prima nella staffetta, dici un “wow”, ti butti sugli sci e dai tutto. È stato bellissimo, perché sentivo attorno a me non soltanto il sostegno del nostro staff, ma anche quello di tecnici e tifosi delle altre nazioni, tutti mi sostenevano. Sono stata felice della mia gara, ho dato il cambio a Cristina in seconda posizione e quando è spuntata fuori dagli alberi ancora seconda, è stato bellissimo».
Puoi descriverci la tua gara?
«Sono stata molto aiutata dai tecnici che lungo il percorso mi aggiornavano sui distacchi e mi davano anche consigli su come gestire la gara. Eravamo seguite costantemente. Magari dopo il cambio ero un po’ agitata, la russa era fortissima e mi ha recuperato, ma avevo materiali fantastici e sono riuscita a tenerla. È stato bellissimo stare lì con la Russia e salire sul podio. Durante la gara io e le mie compagne eravamo cariche, sapevamo che stavamo facendo un risultato storico».
È vero che avevate gli azzurri della combinata nordica a fare il tifo per voi?
«Si, ci correvano dietro lungo la pista e tifavano, ci hanno dato qualche energia in più».
La tua famiglia è rimasta a casa?
«Si, mi mandavano foto e registrazioni audio per incitarmi. Il mio allenatore si era fatto anche la barba tricolore per la staffetta. Al termine della gara, dopo aver festeggiato con le altre ragazze, ho chiamato i miei genitori. Erano felicissimi, si sentivano le urla dei ragazzi del mio sci club (Sci Club Fiavè ndr), erano tutti veramente felici perché nemmeno loro si aspettavano un risultato del genere. Erano tutti increduli, ma felici, non soltanto per me ma per tutta la squadra. Sai cosa mi hanno detto? Da fuori sembravamo cattive, determinate a raggiungere il risultato».
Com’è stato il ritorno a casa?
«Bellissimo. Sono stata festeggiata dallo Sci Club e da tutto il paese. Vivo in un piccolo centro, così la notizia del mio ritorno si è divulgata velocemente e mi hanno organizzato una piccola festicciola».
Davvero hai iniziato a fare fondo da appena quattro anni?
«Si, questa è la mia quarta stagione. Nel mio primo anno ho fatto poche gare, arrivando tra le ultime. Non mi sono arresa, ho iniziato ad allenarmi con costanza, ho seguito i consigli del mio allenatore che mi ha fatto crescere e ho raggiunto i primi risultati. Presto sono entrata nella squadra del Comitato Trentino, ho fatto bene in Coppa Italia, quindi quest’anno sono passata nel gruppo degli “osservati” della nazionale e in poco tempo, a suon di risultati, sono entrata a far parte della squadra di Coppa Europa arrivando fino ai Mondiali».
A inizio stagione ti saresti mai immaginata di partecipare ai Mondiali?
«No, anche se un po’ lo sognavo. Devo ringraziare però le Fiamme Gialle, perché mi hanno aggregata e con loro sono riuscita ad allenarmi benissimo, migliorando tanto».
Come mai sei arrivata così tardi al fondo?
«Ho fatto una scuola molto particolare, il Liceo della Montagna, uno scientifico con in più il corso per diventare maestro di sci. Nei primi due anni ci hanno fatto provare snowboard, sci alpino e fondo. Io ero entrata a scuola con l’obiettivo di diventare maestra di sci alpino, perché era da sempre il mio sogno. Al termine del secondo anno si fa un esame e ti dicono su quale disciplina andare avanti. Purtroppo sono stata bocciata nello sci alpino, perché secondo loro non sono adatta fisicamente a questo sport. È stato un brutto colpo, una delusione difficile da mandare giù. Mi hanno consigliato il fondo, lo hanno visto più adatto a me, ma io inizialmente ero un po’ restia. I miei compagni di classe mi hanno spinto a provarci, sono entrata nello Sci Club Fiavé e mi hanno inserita nella squadra di fondo. In quattro anni sono arrivata all’argento mondiale. Dalla rabbia e la delusione è nata la forza per impegnarmi al massimo nel fondo, tanto da arrivare fino a dove sono ora. È incredibile, perché se non mi avessero bocciata avrei fatto una strada diversa e oggi non avrei questa medaglia al collo».
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
«Innanzitutto l’obiettivo è di chiudere bene la stagione, sia in Coppa Europa che in Italia, ottenendo ottimi risultati in Coppa Italia e nei Campionati Italiani. So che se dovessi fare bene, avrei magari l’opportunità di entrare in un Corpo Militare e trasformare questa passione in un lavoro».
C’è un o una fondista che apprezzi particolarmente?
«Per quanto riguarda le donne stimo moltissimo Stina Nilsson. Mi piace il suo approccio alla competizione, perché è sempre sorridente sia prima che dopo le gare. Inoltre apprezzo anche il modo in cui si gestisce durante la gara. Tra gli uomini, invece, Federico Pellegrino, perché da italiana mi fa sognare ogni volta che partecipa a una sprint».
Quale tecnica preferisci?
«Mi ritengo per il momento polivalente, perché mi piacciono entrambe le tecniche. Forse sono leggermente più forte nello skating, ma alla fine anche in classico me la cavo bene, le prestazioni non sono così differenti».
Hai un sogno nel cassetto?
«Certo, ma i sogni non si rivelano altrimenti finisce che non si avverano. Posso dire che forse ho imboccato la strada giusta per realizzarlo».