La staffetta maschile di Ulricehamn ha visto l’Italia inattesa protagonista, grazie non soltanto ai soliti Noeckler e De Fabiani sempre solidi e competitivi nelle prime due frazioni, ma anche al polivalente Salvadori nella terza e al sorprendente Sebastiano Pellegrin nella quarta frazione, dove ha sostituito per l’occasione un campione come Federico Pellegrino. Non male per un ragazzo che proprio in Svezia, dopo l’esordio nella gara sprint di Dobbiaco, ha disputato le sue prime due “distance” in Coppa del Mondo. Un weekend dal grande impatto emozionale per il giovane talento di Moena, che compirà 23 anni il prossimo 4 febbraio ed è stato convocato per i Mondiali Under 23 della prossima settimana. Ecco cosa ha raccontato a Fondoitalia.
Ciao Sebastiano. Andiamo indietro di due settimane: puoi dirci cosa hai provato quando ti è arrivata la convocazione per le gare di Dobbiaco?
«È stata una forte emozione, anche se sapevo che quella di Dobbiaco non era la mia gara. Quando ho ricevuto la convocazione sono stato felicissimo, perché ho realizzato il sogno di esordire in Coppa del Mondo e seguire le orme di mio fratello Mattia. Certo, l’emozione più grande l’ho vissuta in Svezia lo scorso weekend».
In effetti deve averti fatto un certo effetto gareggiare davanti a decine di migliaia di persone.
«Si, all’inizio è stato tutto abbastanza strano. In Coppa Europa ci sono al massimo 300-400 persone a vederti, qui erano addirittura quarantamila. La cosa più bella è stata sentirli urlare il mio nome, essere incoraggiato. È stata un’emozione grandissima, perché fare una gara di fronte al pubblico svedese è qualcosa di incredibile, loro sono il top. Addirittura nemmeno guardano la tuta che indossi, non gli importa se tu sia svedese, norvegese, francese o italiano, tifano per tutti, vedono il numero che hai sul pettorale, lo collegano al nome sulla lista di partenza e lo urlano per incoraggiarti».
Nella 15km di sabato hai mancato la zona punti per un soffio, risultando anche il migliore degli italiani. Sei soddisfatto?
«Si, perché da una parte è stato un gran risultato. Dall’altra però sono un po’ dispiaciuto perché volevo andare a punti e non ci sono riuscito per appena 4” avendo anche rotto il bastone a 2 chilometri dall’arrivo. Ho avuto però l’onore di fare tutta la gara con Halfvarsson, così ho studiato da vicino il ritmo altissimo che hanno qui in Coppa del Mondo, ho cercato di attaccarmi il più possibile a lui e ci sono anche riuscito».
Domenica è poi arrivato questo sorprendente risultato in staffetta, dove sei stato grande protagonista.
«Alla vigilia non avevamo tanto credito, perché sabato eravamo finiti tutti fuori dai trenta. Noi però stavamo tranquilli, sabato sera abbiamo parlato ed eravamo fiduciosi, sapevamo quello che potevamo fare e ci siamo riusciti. Io ho fatto di tutto per portare me e la squadra sul podio e per poco non ce l’ho fatta. Probabilmente ho sbagliato l’approccio all’arrivo, ma per me già essere lì era una forte emozione. Al cambio, quando mi sono trovato al fianco di Halfvarsson e Krogh mi sembrava quasi di essere davanti alla tv, con il caos dei quarantamila tifosi che facevano la ola. Poi correre per l’Italia in staffetta è un sogno che si realizza».
Alla vigilia della stagione ti saresti mai aspettato di trovarti a essere l’ultimo frazionista della staffetta in una gara della Coppa del Mondo?
«Ci avrei messo la firma, ma se me l’avessero detto non ci avrei creduto. Ho avuto questa splendida occasione e ringrazio tutti, perché per me è stato proprio stato un bel weekend».
Sogni di qualificarti anche per il Mondiale?
«Intanto tra pochi giorni avrò il Mondiale Under 23 negli Stati Uniti e voglio pensare gara per gara. Punto innanzitutto ad andare molto forte lì e poi chissà, magari in questa maniera mi prendo anche un posto per il Mondiale di Lahti. Io ci spero sempre, però il mio obiettivo stagionale sono i Mondiali Under 23 e ci sono arrivato con la fiducia che mi ha dato l’esordio in Coppa del Mondo. Ora facciamo bene qui, poi penseremo al resto».
Anche perché vuoi quel podio che ti è sfuggito di un soffio nei Mondiali Under 23 dello scorso anno.
«Si, sono arrivato quarto per appena 4”, stesso distacco che non mi ha permesso di entrare nei trenta pochi giorni fa. Speriamo di migliorare questi quattro secondi, perché io punto al podio. Ci saranno tanti atleti forti, che vanno bene anche in Coppa del Mondo. Però nell’ultimo weekend ho capito che posso già entrare nei trenta della Coppa del Mondo quando sto bene. Questo mi ha messo la carica».
Torniamo alle origini: com’è nata la tua passione per il fondo?
«In Val di Fiemme c’è sempre stata grande attenzione attorno allo sci di fondo. La passione però mi è nata vedendo gareggiare mio fratello Mattia, perché per me è sempre stato un grande stimolo correre dietro di lui e cercare di arrivare dove è arrivato lui. Ora che ha deciso di smettere e concentrarsi sulla carriera in Polizia, tocca a me portare avanti il nome della famiglia Pellegrin nello sci di fondo (ride ndr)».
Quando hai capito che lo sci di fondo poteva diventare il tuo lavoro?
«Da piccolo facevo gare ma non ero un asso. Praticavo sia il fondo che la discesa, dove ero proprio scarso, quindi ho continuato con il fondo. Per mia fortuna ho avuto tanti allenatori che mi sono stati dietro nel corso della mia carriera. Uno in particolare, Attilio Dellagiacoma, che mi ha trasmesso la passione per questo sport e mi ha fatto fare il salto di qualità quando sono passato da aspiranti a junior. Gli sarò sempre debitore, perché per me è un po’ un altro fratello maggiore».
Immagino che da bambino sei andato spesso a vedere le gare di fondo al Lago di Tesero.
«Certo, soprattutto il Tour de Ski, prima che gli impegni di Coppa Europa mi portassero lontano dalla Val di Fiemme. È stata una grande emozione vedere mio fratello sul Cermis e spero di arrivarci anch’io un giorno. Fare una gara di Coppa del Mondo qui sarebbe una grande emozione per me, perché ritroverei attorno tanta gente che mi conosce. Probabilmente non sentirei nemmeno la fatica».
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Oltre che andare alle Olimpiadi, mi piacerebbe essere un atleta in grado di entrare con continuità nelle prime venti posizioni. Sarebbe bellissimo comunque se dovessi riuscire a qualificarmi già per i Giochi in Corea del Sud».
Cosa ti ha detto Mattia dopo le prestazioni a Ulricehamn?
«Mio fratello è stato tra i primi a congratularsi, era già felice per la convocazione che avevo ricevuto. Mi ha detto che ho fatto una grande gara».
Chi è il tuo atleta preferito nello sci di fondo?
«Da piccolo ammiravo tanto Dario Cologna. Negli ultimi anni perà ho tanto ammirato De Fabiani e Noeckler, soprattutto dopo aver visto quanto lavorano in allenamento. Inoltre mi hanno subito fatto sentire bene nel gruppo, anche nel corso di questo weekend mi hanno aiutato moltissimo».
Che effetti ti ha fatto gareggiare con il tuo eroe di infanzia?
«Per me è stata già una grande emozione vederlo in albergo prima della gara. In qualche modo era come se non fossi lì, mi sembrava di vederlo sempre dalla tv. Una volta in gara però cambia tutto, dimentichi dove ti trovi, ti scordi dei tuoi avversari e pensi soltanto a te, sei concentrato sul tuo ritmo».