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Biathlon

Curtaz applaude la squadra azzurra: “Il bilancio è certamente positivo”

La Coppa del Mondo di biathlon sta vivendo una piccola pausa, dopo le tappe di Oestersund, Pokljuka e Nove Mesto, prima di ritornare in pista a Oberhof, con la 10km sprint maschile del 5 gennaio. Sono arrivati il podio della staffetta mista nella gara d’esordio di Oestersund, più i podi conquistati da Dorothea Wierer nell’inseguimento sempre in Svezia e nella gara a inseguimento e la mass start nell’ultimo weekend di Nove Mesto. Ma ci sono state anche la bella prestazione della staffetta maschile a Pokljuka, alcuni buoni piazzamenti di Windisch e le belle prestazioni di Vittozzi, Runggaldier e Sanfilippo. Per fare il punto della situazione dopo tre delle dieci tappe della Coppa del Mondo, abbiamo contattato il direttore tecnico della nazionale azzurra, Fabrizio Curtaz.

Buongiorno Curtaz: questo inizio di stagione ha rispettato le aspettative che si era posto alla vigilia?

«Sicuramente non sono il tipo che si crea delle aspettative. Nello sport a questi livelli non bisogna mai aspettarsi nulla, soprattutto nel biathlon, perché non si corre da soli, non è il salto dove bisogna superare il proprio limite. Qui non si gareggia contro se stessi, ma contro avversari e condizioni esterne, che possono influenzare una prestazione. Se devo fare un bilancio, però, è certamente positivo, perché se alla vigilia mi avessero detto quello che sarebbe accaduto già alla prima gara a Oestersund, sarei stato strafelice. Magari qualche atleta aveva delle aspettative più alte, forse troppo. Ritengo positivo il bilancio, anche tenendo conto del fatto che la condizione atletica non è ancora delle migliori, in quanto si è cercato di lavorare sodo per andare in condizione più avanti. Nel corso della settimana fatichiamo sempre nell’ultima gara, perché bisogna ancora smaltire i carichi effettuati. Adesso analizzeremo la situazione e ci prepareremo di conseguenza. Il tiro va un po’ pari passo con la condizione, perché se l’atleta non è al meglio fisicamente, va comunque un po’ in sofferenza anche al tiro. Poi c’è chi è più dotato, come Dorothea, che tira sempre fuori il massimo».  

Nella squadra femminile, oltre ai podi di Dorothea Wierer, sono arrivati anche dei buoni piazzamenti da parte delle altre.
«Diciamo che in campo femminile, facciamo prima a dire cosa non è andato bene e a chi. A Nicole Gontier, per esempio, le cose non stanno andando bene. Sicuramente non è al meglio fisicamente, ma vogliamo capire se il problema è soltanto quello. A Karin purtroppo sta girando tutto male, sta passando un momento tra i più difficili della sua carriera. Alexia Runggaldier sta andando molto bene, anche perché è riuscita ad andare praticamente sempre a punti, nonostante non sia in grandissime condizioni fisiche. Federica Sanfilippo ha ottenuto buoni piazzamenti ed è riuscita così anche a entrare nella mass start, una cosa che ci ha reso soddisfatti. Lisa Vittozzi ha fatto una gara splendida a Nove Mesto, con quattro zeri. Ha dimostrato quello che sa fare, sta ancora cercando la giusta condizione atletica, ma se arrivi nelle migliori quindici quando non sei ancora al top, significa che puoi ottenere grandi risultati. Lisa è un’atleta che potrà fare tanti passi in avanti, ha dei margini superiori alla media».

E per quanto riguarda la squadra maschile?

«Quando ho visto la gara della staffetta maschile a Pokljuka sono stato felice, perché stiamo lavorando tanto su Montello e Bormolini, che hanno fatto benissimo e siamo riusciti a lottare con i migliori fino alla fine. Per noi vale un podio. Dominik Windisch e Lukas Hofer hanno nelle gambe la possibilità di entrare nei primi dieci o quindi in certe gare. In campo maschile la competizione è molto complicata, c’è un livello altissimo, basta poco per andare indietro oppure molto in avanti, bastano tre respiri e hai perso quattro o cinque posizioni. Loro due, possono ottenere dei risultati positivi se va tutto liscio. Gli altri due devono crescere a livello individuale, ma nella staffetta ci sono e hanno dimostrato che possono farci lottare con i migliori».

In Coppa del Mondo avreste a disposizione anche il posto per schierare un quinto atleta. Come mai non lo state utilizzando?
«Al momento abbiamo preferito lavorare soltanto con questi quattro atleti, abbiamo dato vita con loro a un progetto a medio-lungo termine, in vista anche del prossimo anno. Per il quinto posto, per il momento, nessuno ha dimostrato in IBU Cup di avere nelle proprie corde la Coppa del Mondo. Sia chiaro, però, vogliamo portare un quinto, perché ci serve anche la riserva per la staffetta. Abbiamo un certo numero di atleti in IBU Cup e dobbiamo capire chi tra essi sia il più pronto e possa puntare a questo ruolo».

A Pokljuka avete preferito far riposare Dorothea Wierer: i risultati da lei ottenuti a Nove Mesto vi hanno dato ragione.
«Alla vigilia della staffetta abbiamo valutato insieme a lei la possibilità di darle respiro, perché ne aveva bisogno, non aveva facilità nel recupero fisico ed era giusto darle possibilità di recuperare. Con il senno di poi, viste le bellissime prestazioni di Doro a Nove Mesto, è facile dire che sia stato giusto fare così. La staffetta è una gara speciale ed è importante che le altre ragazze capiscano che possono fare una bella gara anche senza una campionessa come Dorothea, nella loro testa devono comprendere che possono ottenere delle posizioni importanti, perché può sempre capitare che Doro non sia al meglio. Ecco, voglio che tutta la squadra si responsabilizzi».

Un’ultima domanda, che esula dalla nazionale italiana: si aspettava un Fourcade così imbattibile?
«Martin Fourcade può fare questo ed altro, perché sta maturando sempre di più, soprattutto tatticamente e mentalmente. Secondo me addirittura non abbiamo ancora visto tutto. Quest’anno è di un altro pianeta. Possibili avversari? Diciamo Shipulin e Bø, che magari non gli fanno proprio paura, ma in alcune gare possono dare la zampata»

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