Se l’Italia ha raccolto grandi risultati negli sport invernali tra la fine degli anni ottanta e l’intera durata degli anni novanta, il merito non va dato soltanto a chi gestiva la FISI in quel periodo, il Generale Carlo Valentino, ma anche a chi gettò le basi per i trionfi dello sci italiano, gestendo con maestria la fine del periodo della “Valanga Azzurra” e crescendo dei giovani atleti che hanno poi regalato all’Italia numerosi trionfi, da Tomba alla Compagnoni, passando anche per i grandi successi del fondo azzurro. Parliamo della FISI del compianto Avvocato Arrigo Gattai, che prese in mano la federazione italiana nel 1976, lasciandola poi nel 1987, proprio alla vigilia dei trionfi di Alberto Tomba, per prendere la presidenza del CONI. Al suo fianco in quegli anni c’era Giampietro Nattino, allora Vice presidente della FISI e oggi Presidente della Banca Finnat. Un uomo che ha grande esperienza nel mondo dell’economia, ma che ha dedicato buona parte della sua vita allo sport, sua grande passione, al punto da aver sempre trovato il tempo, nonostante i mille impegni lavorativi, di allenarsi e andare a sciare, riuscendo anche a partecipare alla Marcialonga e Vasaloppet. All’interno della FISI, Nattino è rimasto anche nel periodo immediatamente successivo all’addio di Gattai, godendosi i primi trionfi di Tomba. L’abbiamo intervistato, non soltanto per parlare del passato, ma anche per conoscere il suo punto di vista su altre questioni riguardanti gli sport invernali.
Buongiorno Cavaliere Nattino. Lei è stato Vice presidente della FISI negli splendidi anni di Gattai; cosa ricorda di quel periodo? Qual è stato il momento più bello?
«Avevo un ruolo all’interno della FISI già prima dell’arrivo di Gattai. La mia è iniziata come passione, perché sciavo e disputavo anche delle gare, nonostante il tanto tempo dedicato allo studio. Facevo parte della società Sci CAI Roma e negli anni successivi ho iniziato ad avere un ruolo al suo interno, fino a diventarne anche il presidente per un periodo. Successivamente sono entrato nel Comitato Appennino Occidentale avendo diversi compiti fino a diventarne Presidente, quindi ho avuto il ruolo di consigliere della FISI e poi quello di Vice Presidente con Gattai. Altri vice erano Demez, Coen e Cellario. In Federazione ho visto la conclusione dell’era Thoeni fino all’inizio dei trionfi di Tomba. A proposito di Tomba, posso raccontarvi un aneddoto: un tempo si svolgeva una gara a Natale sulla Montagnetta di Milano ed ero in compagnia dell’allora Colonnello, poi Generale dei Carabinieri, Mario Palombo. Su quella pista fatta con ghiaccio tritato grazie al lavoro della società di frigoriferi Dall’Orto, vedemmo questo giovanissimo ragazzo bolognese, che vinse, Alberto Tomba. Con noi c’era suo padre, Franco, che conoscevo bene e lo presentai a Palombo, che gli diede garanzia e si disse disponibile ad arruolarlo non appena possibile. Così fece. Tornando agli anni passati in FISI, abbiamo vissuto dei periodi buoni e altri durissimi. Avemmo un un incidente con dei ragazzi che morirono in Argentina e fu durissimo per me andare a prendere le salme a Malpensa. Poi il drammatico incidente di David a Lake Placid che ci colpì moltissimo. Ci sono stati però anche tanti momenti belli e quello che ricordo con più piacere della mia esperienza in FISI, fu la vittoria di Alberto Tomba a Calgary. Fu bellissimo vedere il nostro tricolore enorme salire su un grattacielo al centro della città. Quel giorno fui veramente felice, perché era il giusto premio a tutto quello che avevamo fatto. Rendiamoci conto di quanto è stato importante Tomba per lo sci italiano, sia nell’abbigliamento sia nell’audience che aveva in Italia e all’estero. Ricordo che una volta me lo ritrovai anche sulla copertina di una rivista di una famosa compagnia aerea straniera, perché era un ragazzo bello, simpatico ed estroverso. Tornando a Gattai, era una persona estremamente capace, diede svolta una svolta alla FISI, modernizzandola, perché era un uomo di grande intelletto, cultura e molto vicino allo sci. Suo figlio era grande sciatore, fu campione italiano di sci discesa, ma un gravissimo infortunio lo costrinse al ritiro e divenne così per hobby un grande telecronista e oggi uno degli avvocati tra i migliori in Italia. Arrigo Gattai è stato un grande innovatore trasformando la Federazione un un’”azienda” moderna. Per esempio la prima Casa Italia è stata fatta dalla FISI, sponsorizzata dalla SME, società del gruppo IRI, che era proprietaria di Autogrill e Cirio. La sua lungimiranza ha gettato le basi non soltanto per le vittorie dello sci alpino, ma anche nello sci nordico, grazie all’arrivo di allenatori dall’estero che ci aiutarono a crescere».
Lei è romano e dalla sua regione, nonostante quanto si possa pensare, sono arrivati grandi atleti nello sci italiano. Come lo spiega?
«C’è una lunga tradizione di sci nella regione Lazio. Il famoso Sci 18 era composto esclusivamente da romani, anche il Principe Colonna era un ottimo sciatore e nel Lazio c’è sempre stato un gruppo di sciatori importanti. Nello sci alpino abbiamo avuto ottimi atleti grazie allo Sci CAI Roma e al SAI Roma, nel fondo abbiamo un grande centro a Subiaco dove si è sempre fatta una bella attività, nonostante pochi mezzi a disposizione, portando a ottimi risultati come quelli ottenuti da Valerio Checchi figlio di Pierluigi già Consigliere FISI, animatore e promotore del fondo nel Centro Italia. Per non parlare dell’oro olimpico di Daniela Ceccarelli, cresciuta a Frascati. Ma non solo, a Roma per esempio, c’era anche un pistino di allenamento per la spinta del bob all’Acqua Acetosa, dei bobbisti venivano dall’atletica. Anche tra i dirigenti tante persone sono arrivate dalle nostre zone, per esempio alla FISI, i vice che mi hanno preceduto sono stati il Generale Ventriglia e il Dottor Sergio Cimini. Il figlio è stato un ottimo tecnico della nazionale e ha portato alla vittoria la Magoni».
Sappiamo che una delle sue idee per rilanciare l’immagine degli sport invernali, è legata alla creazione di un premio annuale da assegnare a chi ha fatto qualcosa di speciale per questo mondo.
«Si, la mia idea è questa: il nostro mondo dello sci ha bisogno di tante cose per crescere, compreso l’aumento di visibilità per avere più sponsorizzazioni. Se noi a fine anno facessimo una bella manifestazione, premiando coloro che si sono messi in luce stando vicino a questo mondo, faremmo una cosa positiva. I nomi dei possibili premiati? Penserei a persone come Franco Bassanini, ottimo sciatore e grande appassionato, che nella sua lunga carriera politica è stato anche Ministro; oppure Alberto Quadrio Curzio, Presidente dell’Accademia dei Lincei, che è stato un ottimo sciatore, tanto da aver vinto all’Aprica, slalom, discesa e gigante nel Campionato Alpini; oggi c’è Franco Frattini, altro appassionato di sport invernali, che dopo essere stato anche Ministro, adesso è giudice dell’Alta Corte di Giustizia del CONI. Insomma si tratta di tutta gente, che non è andata ai Giochi, ma ha fatto tanto per promuovere il nostro sport. Potremmo premiare anche dei giornalisti, che con il loro lavoro contribuiscono alla crescita del nostro sport. Già ai tempi di Gattai, premiammo coloro che valorizzavano il nostro sport. Per esempio c’era il Premio Iride Sci, che veniva consegnato a Saint Vincent. Si premiava il giornalista che aveva fatto qualcosa di importante per lo sci e veniva votato dai suoi stessi colleghi. Questo premio si potrebbe consegnare a fine stagione, quando la gente va al mare e si dimentica della neve. In questa maniera noi richiameremmo l’attività invernale anche in quel periodo e pubblicizzeremmo il nostro sport senza costi particolari».
Da pochi mesi lo skiroll è entrato a far parte della FISI. Il Presidente del CLS, Nicola Tropea, ha proposto una gara di skiroll proprio nella città eterna; cosa ne pensa?
«Tropea è una persona fantastica, che da moltissimi anni è attiva per il bene del nostro sport, che gli deve molto, soprattutto per quanto riguarda la nostra regione. La sua idea mi piace, la città di Roma ci offrirebbe un bellissimo colpo d’occhio. Però le regalo un altro aneddoto: anni fa organizzammo una piccola gara di fondo da un momento all’altro al Foro Italico, sfruttando una delle poche nevicate che si sono viste a Roma. Capisco che è una cosa che può far sorridere, ma dall’altra parte dimostra anche la grande passione che la capitale ha per la neve».
La settimana scorsa è arrivato il definitivo “no” del Sindaco di Roma alla possibilità di ospitare in Italia le Olimpiadi del 2024: che opinione si è fatto?
«Le parlo con il cuore e la passione per lo sport che è ed è sempre stata presente in me. Come Membro della FISI ho partecipato alle Olimpiadi Invernali di Innsbruck, Sarajevo, Calgary e Albertville, poi sono stato anche invitato a quelle di Vancouver. Per me i Giochi Olimpici hanno diverse facce. La prima è che sono una grande manifestazione, che dimostra a tutto il mondo le capacità organizzative di un paese. La seconda è gestionale, perché le Olimpiadi sono diventate una macchina di grandi dimensioni e come tale vanno trattate. Ritengo che in Italia abbiamo le capacità e possibilità di farlo nel migliore dei modi, anche se come sempre bisognerebbe attivare un sistema di controlli per assicurarsi che tutto venga fatto nel modo migliore. Certo, bisogna mettere in preventivo il fatto che il costo potrebbe ricadere su diverse spalle, ma ci sarebbe anche un guadagno, che non va stimato soltanto per il breve tempo della manifestazione, ma anche nel periodo successivo. Infatti, se pubblicizzo un prodotto e spendo una certa cifra, quella poi la recupero nel tempo se la pubblicità è stata fatta bene. Secondo me avremmo i mezzi per riuscirci, perché abbiamo la fortuna di avere alla presidenza del CONI una persona come Malagò, personaggio di primissimo ordine e credibilità internazionale, che lavora per lo sport e rappresenta molto bene gli sportivi del nostro paese. La decisione sulle Olimpiadi non deve essere soltanto un fatto politico, ma deve essere ragionata, sedendosi a un tavolo e facendo le dovute valutazioni, perché soltanto con il giusto confronto si può centrare un obiettivo. Io sono comunque a favore di un evento come questo, perché può far crescere l’immagine di un paese come il nostro, che in futuro dovrà vivere soprattutto sul turismo e sulla qualità dei suoi prodotti insomma sul made in Italy. Le Olimpiadi potrebbero aiutarci anche in questo senso, perché dobbiamo renderci conto di quale impatto avrebbe in tutto il mondo, per esempio, la maratona che arriva all’Arco di Costantino con lo sfondo del Colosseo, mostrato in mondovisione».
Insomma è critico con la Raggi?
«Non posso essere critico con la Raggi, perché ognuno ha le sue idee e queste vanno sempre rispettate. Non vi nascondo però che mi dispiace, perché questo evento poteva coinvolgere tutto il paese. Immaginatevi quanto sarebbe stata bella la regata nello straordinario golfo di Napoli, con il Vesuvio come sfondo, oppure una gara a Firenze o in altre città storiche. Abbiamo perso una grande occasione».
Buongiorno Cavaliere Nattino. Lei è stato Vice presidente della FISI negli splendidi anni di Gattai; cosa ricorda di quel periodo? Qual è stato il momento più bello?
«Avevo un ruolo all’interno della FISI già prima dell’arrivo di Gattai. La mia è iniziata come passione, perché sciavo e disputavo anche delle gare, nonostante il tanto tempo dedicato allo studio. Facevo parte della società Sci CAI Roma e negli anni successivi ho iniziato ad avere un ruolo al suo interno, fino a diventarne anche il presidente per un periodo. Successivamente sono entrato nel Comitato Appennino Occidentale avendo diversi compiti fino a diventarne Presidente, quindi ho avuto il ruolo di consigliere della FISI e poi quello di Vice Presidente con Gattai. Altri vice erano Demez, Coen e Cellario. In Federazione ho visto la conclusione dell’era Thoeni fino all’inizio dei trionfi di Tomba. A proposito di Tomba, posso raccontarvi un aneddoto: un tempo si svolgeva una gara a Natale sulla Montagnetta di Milano ed ero in compagnia dell’allora Colonnello, poi Generale dei Carabinieri, Mario Palombo. Su quella pista fatta con ghiaccio tritato grazie al lavoro della società di frigoriferi Dall’Orto, vedemmo questo giovanissimo ragazzo bolognese, che vinse, Alberto Tomba. Con noi c’era suo padre, Franco, che conoscevo bene e lo presentai a Palombo, che gli diede garanzia e si disse disponibile ad arruolarlo non appena possibile. Così fece. Tornando agli anni passati in FISI, abbiamo vissuto dei periodi buoni e altri durissimi. Avemmo un un incidente con dei ragazzi che morirono in Argentina e fu durissimo per me andare a prendere le salme a Malpensa. Poi il drammatico incidente di David a Lake Placid che ci colpì moltissimo. Ci sono stati però anche tanti momenti belli e quello che ricordo con più piacere della mia esperienza in FISI, fu la vittoria di Alberto Tomba a Calgary. Fu bellissimo vedere il nostro tricolore enorme salire su un grattacielo al centro della città. Quel giorno fui veramente felice, perché era il giusto premio a tutto quello che avevamo fatto. Rendiamoci conto di quanto è stato importante Tomba per lo sci italiano, sia nell’abbigliamento sia nell’audience che aveva in Italia e all’estero. Ricordo che una volta me lo ritrovai anche sulla copertina di una rivista di una famosa compagnia aerea straniera, perché era un ragazzo bello, simpatico ed estroverso. Tornando a Gattai, era una persona estremamente capace, diede svolta una svolta alla FISI, modernizzandola, perché era un uomo di grande intelletto, cultura e molto vicino allo sci. Suo figlio era grande sciatore, fu campione italiano di sci discesa, ma un gravissimo infortunio lo costrinse al ritiro e divenne così per hobby un grande telecronista e oggi uno degli avvocati tra i migliori in Italia. Arrigo Gattai è stato un grande innovatore trasformando la Federazione un un’”azienda” moderna. Per esempio la prima Casa Italia è stata fatta dalla FISI, sponsorizzata dalla SME, società del gruppo IRI, che era proprietaria di Autogrill e Cirio. La sua lungimiranza ha gettato le basi non soltanto per le vittorie dello sci alpino, ma anche nello sci nordico, grazie all’arrivo di allenatori dall’estero che ci aiutarono a crescere».
Lei è romano e dalla sua regione, nonostante quanto si possa pensare, sono arrivati grandi atleti nello sci italiano. Come lo spiega?
«C’è una lunga tradizione di sci nella regione Lazio. Il famoso Sci 18 era composto esclusivamente da romani, anche il Principe Colonna era un ottimo sciatore e nel Lazio c’è sempre stato un gruppo di sciatori importanti. Nello sci alpino abbiamo avuto ottimi atleti grazie allo Sci CAI Roma e al SAI Roma, nel fondo abbiamo un grande centro a Subiaco dove si è sempre fatta una bella attività, nonostante pochi mezzi a disposizione, portando a ottimi risultati come quelli ottenuti da Valerio Checchi figlio di Pierluigi già Consigliere FISI, animatore e promotore del fondo nel Centro Italia. Per non parlare dell’oro olimpico di Daniela Ceccarelli, cresciuta a Frascati. Ma non solo, a Roma per esempio, c’era anche un pistino di allenamento per la spinta del bob all’Acqua Acetosa, dei bobbisti venivano dall’atletica. Anche tra i dirigenti tante persone sono arrivate dalle nostre zone, per esempio alla FISI, i vice che mi hanno preceduto sono stati il Generale Ventriglia e il Dottor Sergio Cimini. Il figlio è stato un ottimo tecnico della nazionale e ha portato alla vittoria la Magoni».
Sappiamo che una delle sue idee per rilanciare l’immagine degli sport invernali, è legata alla creazione di un premio annuale da assegnare a chi ha fatto qualcosa di speciale per questo mondo.
«Si, la mia idea è questa: il nostro mondo dello sci ha bisogno di tante cose per crescere, compreso l’aumento di visibilità per avere più sponsorizzazioni. Se noi a fine anno facessimo una bella manifestazione, premiando coloro che si sono messi in luce stando vicino a questo mondo, faremmo una cosa positiva. I nomi dei possibili premiati? Penserei a persone come Franco Bassanini, ottimo sciatore e grande appassionato, che nella sua lunga carriera politica è stato anche Ministro; oppure Alberto Quadrio Curzio, Presidente dell’Accademia dei Lincei, che è stato un ottimo sciatore, tanto da aver vinto all’Aprica, slalom, discesa e gigante nel Campionato Alpini; oggi c’è Franco Frattini, altro appassionato di sport invernali, che dopo essere stato anche Ministro, adesso è giudice dell’Alta Corte di Giustizia del CONI. Insomma si tratta di tutta gente, che non è andata ai Giochi, ma ha fatto tanto per promuovere il nostro sport. Potremmo premiare anche dei giornalisti, che con il loro lavoro contribuiscono alla crescita del nostro sport. Già ai tempi di Gattai, premiammo coloro che valorizzavano il nostro sport. Per esempio c’era il Premio Iride Sci, che veniva consegnato a Saint Vincent. Si premiava il giornalista che aveva fatto qualcosa di importante per lo sci e veniva votato dai suoi stessi colleghi. Questo premio si potrebbe consegnare a fine stagione, quando la gente va al mare e si dimentica della neve. In questa maniera noi richiameremmo l’attività invernale anche in quel periodo e pubblicizzeremmo il nostro sport senza costi particolari».
Da pochi mesi lo skiroll è entrato a far parte della FISI. Il Presidente del CLS, Nicola Tropea, ha proposto una gara di skiroll proprio nella città eterna; cosa ne pensa?
«Tropea è una persona fantastica, che da moltissimi anni è attiva per il bene del nostro sport, che gli deve molto, soprattutto per quanto riguarda la nostra regione. La sua idea mi piace, la città di Roma ci offrirebbe un bellissimo colpo d’occhio. Però le regalo un altro aneddoto: anni fa organizzammo una piccola gara di fondo da un momento all’altro al Foro Italico, sfruttando una delle poche nevicate che si sono viste a Roma. Capisco che è una cosa che può far sorridere, ma dall’altra parte dimostra anche la grande passione che la capitale ha per la neve».
La settimana scorsa è arrivato il definitivo “no” del Sindaco di Roma alla possibilità di ospitare in Italia le Olimpiadi del 2024: che opinione si è fatto?
«Le parlo con il cuore e la passione per lo sport che è ed è sempre stata presente in me. Come Membro della FISI ho partecipato alle Olimpiadi Invernali di Innsbruck, Sarajevo, Calgary e Albertville, poi sono stato anche invitato a quelle di Vancouver. Per me i Giochi Olimpici hanno diverse facce. La prima è che sono una grande manifestazione, che dimostra a tutto il mondo le capacità organizzative di un paese. La seconda è gestionale, perché le Olimpiadi sono diventate una macchina di grandi dimensioni e come tale vanno trattate. Ritengo che in Italia abbiamo le capacità e possibilità di farlo nel migliore dei modi, anche se come sempre bisognerebbe attivare un sistema di controlli per assicurarsi che tutto venga fatto nel modo migliore. Certo, bisogna mettere in preventivo il fatto che il costo potrebbe ricadere su diverse spalle, ma ci sarebbe anche un guadagno, che non va stimato soltanto per il breve tempo della manifestazione, ma anche nel periodo successivo. Infatti, se pubblicizzo un prodotto e spendo una certa cifra, quella poi la recupero nel tempo se la pubblicità è stata fatta bene. Secondo me avremmo i mezzi per riuscirci, perché abbiamo la fortuna di avere alla presidenza del CONI una persona come Malagò, personaggio di primissimo ordine e credibilità internazionale, che lavora per lo sport e rappresenta molto bene gli sportivi del nostro paese. La decisione sulle Olimpiadi non deve essere soltanto un fatto politico, ma deve essere ragionata, sedendosi a un tavolo e facendo le dovute valutazioni, perché soltanto con il giusto confronto si può centrare un obiettivo. Io sono comunque a favore di un evento come questo, perché può far crescere l’immagine di un paese come il nostro, che in futuro dovrà vivere soprattutto sul turismo e sulla qualità dei suoi prodotti insomma sul made in Italy. Le Olimpiadi potrebbero aiutarci anche in questo senso, perché dobbiamo renderci conto di quale impatto avrebbe in tutto il mondo, per esempio, la maratona che arriva all’Arco di Costantino con lo sfondo del Colosseo, mostrato in mondovisione».
Insomma è critico con la Raggi?
«Non posso essere critico con la Raggi, perché ognuno ha le sue idee e queste vanno sempre rispettate. Non vi nascondo però che mi dispiace, perché questo evento poteva coinvolgere tutto il paese. Immaginatevi quanto sarebbe stata bella la regata nello straordinario golfo di Napoli, con il Vesuvio come sfondo, oppure una gara a Firenze o in altre città storiche. Abbiamo perso una grande occasione».