Dall’anno della sua fondazione, il 1950, il Gruppo Sportivo della Forestale ha regalato all’Italia moltissime medaglie, in particolare negli sport invernali, contando tra i suoi atleti grandissimi campioni come Stefania Belmondo, Manuela Di Centa, Gabriella Paruzzi, Deborah Compagnoni, Gerda Weissensteiner. Addirittura soltanto nei Giochi Olimpici Invernali si contanto 10 ori, 10 argenti e 17 bronzi (a Lillehammer nel 1994, la Forestale regalò all’Italia 5 ori, 3 argenti e 4 bronzi), mentre i successi mondiali sono stati addirittura 31, con 39 argenti e 48 bronzi, per non parlare delle innumerevoli vittorie in Coppa del Mondo.
Con i decreti attuativi della Riforma Madia fortemente voluti dal Governo Renzi, il Corpo Forestale verrà accorpato all’Arma dei Carabinieri. Questo significa che il Gruppo Sportivo Forestale diventerà storia e i suoi atleti passeranno al Gruppo Sportivo dei Carabinieri. Per parlare del GS Forestale e di questo momento storico abbiamo intervistato Paolo Zanetti, Responsabile della Sezione Sci Nordico, Biathlon, Skiroll, Slittino e Bob.
Buongiorno Zanetti: perché i Gruppi Sportivi Militari e di Polizia sono tanto importanti per il mondo dello sport?
«Esistono nel mondo diversi modelli di sostegno pubblico allo sport. Negli Stati Uniti ci sono le strutture universitarie, in molti paesi europei lo stato sovvenziona direttamente le federazioni, mentre in Italia si sostiene la pratica sportiva attraverso i Gruppi Sportivi Militari. A mio avviso, anche grazie al riscontro che negli anni ho avuto con molto atleti che sono passati qui, il nostro sistema rende più tranquillo l’atleta. Infatti nel corso di una carriera quest’ultimo può correre diversi rischi di infortuni, oppure potrebbe non riuscire a raggiungere grandi risultati. Il tempo speso ad allenarsi gli precluderebbe la possibilità di fare altre scelte professionali, quindi il rischio di restare con pugno di mosche in mano, quando ormai sarebbe tardi per prendere altre strade, sarebbe alto. Il gruppo sportivo militare gli permette di avere una certezza per il futuro, l’assicurazione di ricevere un reddito anche una volta terminata la carriera, consentendogli così di allenarsi con più tranquillità e senza troppi pensieri, permettendogli di rendere meglio e regalare tante soddisfazioni al nostro paese. Per questo motivo ho sempre ritenuto quello italiano un metodo intelligente».
È soddisfatto per i risultati ottenuti dal vostro Gruppo Sportivo nell’ultima stagione?
«Abbiamo avuto dei risultati in linea con le nostre aspettative e con qualche exploit di altissimo livello, frutto anche di circostanze favorevoli. Siamo contenti perché nello sci alpino Paris ha raggiunto più o meno i risultati che ci aspettavamo da lui, avendo disputato una stagione di altissimo livello. Nel biathlon poi la Vittozzi ci sta regalando molte soddisfazioni per il suo splendido percorso di crescita, avendo confermato tutto il suo valore e la sua personalità. Risultati importanti, che sono anche frutto della nostra politica giovanile. Infatti, al fianco delle squadre fatte da atleti che hanno superato il concorso e sono dipendenti dello Stato, abbiamo dedicato molto impegno all’attività dei settori giovanili, tesserando dei ragazzi a inizio carriera nei quali i nostri tecnici hanno visto delle grandi potenzialità. Negli anni questo ci ha consentito di toglierci delle grandi soddisfazioni e tanti di questi atleti sono poi entrati a far parte delle squadre nazionali».
Qual è stato il segreto del Gruppo Sportivo Forestale, che negli sport invernali ha regalato tantissime medaglie all’Italia, grazie per esempio ad atlete come Belmondo, Di Centa o Compagnoni?
«Non a caso i nomi da te citati sono tutti di donne. Questo perché abbiamo avuto il merito di essere il primo gruppo sportivo ad aprire l’arruolamento alle donne già nel ’92 e addirittura nel 1987 avevamo già le prime ufficiali. Essere stati i primi a reclutare le donne ci ha dato un grande vantaggio. Inoltre non è stata solo questa circostanza temporale favorevole a darci un vantaggio, ma soprattutto il grande lavoro fatto da chi mi ha preceduto, che ha fatto si che tutt’ora oggi godiamo di grande appeal sui giovani per impegno e serietà. Aggiungo poi un altro fattore, che per me è un vanto: il lavoro all’interno della Forestale è considerato gratificante, perché tanti ragazzi sono passati con grande felicità dalla carriera sportiva al servizio normale. Anche questa componente ha spinto molti atleti ad unirsi a noi. Tutt’ora Stefania Belmondo e Fulvio Valbusa, svolgono con grande soddisfazione il loro lavoro all’interno della Forestale. Quest’ultimo si è specializzato nel seguire e monitorare la presenza dei lupi, ha competenza e passione, lavora con lo stesso entusiasmo che aveva quando alle Olimpiadi vinceva l’oro».
Quali sono le vostre strutture? Le mettete a disposizione delle nazionali?
«La nostra struttura invernale è incentrata tutta sulla Caserma Forestale presente ad Auronzo di Cadore sotto le Tre Cime di Lavaredo. Questa sede, per le informazioni che ho a disposizione, dovrebbe essere mantenuta anche dai Carabinieri. La struttura comunque è sempre stata aperta a tutte le squadre della Federazione, abbiamo avuto diverse presenze anche nel corso dell’ultima estate. Inoltre ci siamo allenati insieme ai Carabinieri presso la nostra sede, anche perché abbiamo una palestra molto bella. Oltre alle nazionali, poi, collaboriamo moltissimo con il Comitato Veneto».
Dal 1 gennaio la Forestale verrà accorpata ai Carabinieri. Cosa accadrà agli atleti del vostro gruppo sportivo? Entreranno direttamente a far parte del GS Carabinieri?
«Assolutamente si, entreranno tutti nel Gruppo Sportivo Carabinieri. Essendo previsto per il primo gennaio, l’accorpamento capiterà proprio nel mezzo della stagione per gli sport invernali. Per questo motivo sono stati presi da tempo i contatti con la presidenza federale, per trovare un modo burocratico per tesserare gli atleti come Carabinieri il 1 gennaio».
Tra poco finirà la storia del Gruppo Sportivo Forestale: qual è stato secondo lei il momento più bello?
«Ne abbiamo avuti molti, quindi preferisco riferirmi soltanto alla mia esperienza in questo ruolo, che è iniziata nel 2004. La gioia più grande l’ho avuta nel 2006, quando la staffetta femminile di fondo vinse il bronzo alle Olimpiadi di Torino. Le quattro staffettiste facevano tutte parte del nostro gruppo sportivo e la squadra femminile allora godeva di una considerazione minore all’interno della federazione rispetto a quella maschile. Così pretesi che venisse cambiato l’assetto organizzativo e si separassero gli staff per far si che le ragazze godessero di una maggiore considerazione. Quella medaglia fu il giusto premio per quella battaglia e una gioia molto personale, che ho sentito anche un po’ mia, avendo discusso moltissimo con i direttori agonistici di allora. Fu bellissimo, perché quella vittoria arrivò grazie non soltanto alle nostre quattro splendide atlete ma a tutto il lavoro del gruppo sportivo. Un altro momento splendido è stato la vittoria di Paris a Kitzbuhel, una pietra miliare per la storia dello sci italiano. Poi c’è la Coppa del Mondo vinta da Gabriella Paruzzi, un altro ricordo magnifico. Anche se non è finita sotto i riflettori, è stata per noi bellissima anche la vittoria della nostra staffetta maschile nei campionati italiani dopo 25 anni, perché i successi di squadra sono i più gratificanti. Devo dire che in questi anni abbiamo avuto tantissime soddisfazioni e in questo momento la memoria mi sta tradendo, perché potrei ricordare tantissime altre vittorie».
Il GS Forestale a pochi mesi dall’accorpamento ai Carabinieri, parla Zanetti: “Ci siamo tolti grande soddisfazioni”
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